La storia di una singolare statuina

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La piccola Benedetta, figlia di due cari amici, guardava interessata con i suoi occhioni azzurri il mio presepe all’in­gresso del salotto.

Le sue manine, seguite dai nostri sguardi attenti e inti­moriti, si muovevano pericolosamente sulle delicate statuine in ceramica.

Mentre le spiegavamo chi fossero e cosa facessero i di­versi personaggi nella rappresentazione della notte santa, indicò decisa col dito uno di essi. La statuina riproduceva una giovanissima ragazza che, a differenza delle altre, si stava allontanando dalla grotta e teneva stretto tra te mani un panno bianco, simile a un fazzoletto, macchiato di rosso. Improvvisamente la prese in mano e, sollevandola in aria, mi disse: «Questa non c’entra niente!».

IL ‘salvataggio” non fu semplice, ma diventò l’occasione per raccontare a Benedetta la storia di questa singolare statuina.

Le chiesi: «Secondo te, Gesù piangeva quando era piccolo piccolo?». Non mi rispose, ma mi guardò con una smorfia di incuriosita perplessità.

Allora continuai: «Secondo me anche Gesù, come noi, piangeva quando aveva fame o sentiva freddo o gli faceva male il pancino. Altrimenti, come avrebbe potuto farsi capire e attirare l’attenzione detta sua mamma?».

Ecco dunque quel che successe…

Una bambina era andata alta grotta di Betlemme de­siderosa di vedere quel neonato la cui nascita straordinaria era stata annunciata dagli angeli ai pastori e indicata da una stella a sapienti astrologi del lontano Oriente.

La gente era tanta, ma lei poco alla volta era riuscita ad avvicinarsi e aveva trovato un angolo, proprio accanto a Maria, da cui poteva guardare bene piccolo.

Era una giornata fredda e ventosa; l’improvvisato rifu­gio della giovane famiglia era illuminato dalla debole luce di una lanterna e Gesù, deposto in una mangiatoia, stava piangendo.

«Com’è possibile che anche il Re dei Re pianga?» mor­morò meravigliata la bambina. Mentre si domandava que­sto, vide Maria prendere un panno di lino bianco per asciu­gare i lacrimoni del piccolo.

Poi si girò e, porgendolo proprio a lei, le disse: «Questo fazzoletto è tuo, fanne buon uso».

La bambina rimase senza parole per aver ricevuto questo dono inatteso. Non poté far altro che sollevare timidamente Lo sguardo e si accorse che sia Gesù sia Maria la guar­davano amorevolmente sorridendo.

Dopo essere uscita dalla grotta, felice e piena di gioia, si mise velocemente in cammino verso casa. Tra sé pensava a dove mettere quel prezioso ricordo, in quale nascondiglio conservarlo gelosamente.

A un tratto sentì dentro il cuore una voce, come di un angelo, che le diceva: «Porta sempre con te questo fazzo­letto, per poter asciugare le lacrime di chi piange».

Da quel giorno la bambina portò sempre con sé il piccolo panno bianco per ricordarsi del sorriso ricevuto a Betlemme e dell’impegno preso: consolare chi era triste e infelice. A tutti, anche a quanti non le volevano bene o le facevano del male, cercava di donare qualcosa, spesso solo una buona parola o un po’ del proprio tempo, oppure, il più dette volte, un semplice sorriso che però sapeva curare e trasformare i cuori feriti e sconsolati.

Circa trent’anni dopo, ormai diventata donna, usò quel fazzoletto di lino a Gerusalemme, in un giorno triste e dolo­roso che segnò profondamente la sua vita,

Net tumulto delta folla urlante e inferocita che seguiva un corteo diretto verso il Golgota, asciugò il volto sanguinante e le lacrime di dolore di un uomo che era stato condannato a morte perché accusato di proclamarsi Re dei Giudei, secondo alcuni, e Figlio di Dio, secondo altri.

Mentre appoggiava delicatamente il suo prezioso panno su quel volto sfigurato, riconobbe nell’uomo lo stesso sguar­do del bambino di Betlemme.

Gesù per un istante la fissò, proprio come in quel lontano giorno, con tenerezza e amore. La donna allora senti che aveva ritrovato il suo Signore e Dio!

Quella sera, rientrata a casa, tolse dalla sacca il panno sporco di fango e sangue per lavarlo e, come per miracolo, vi trovò impresso il volto del Cristo sofferente.

La gioia di quell’incontro fu an­cora più profonda quando com­prese che lo sguardo d’amore di Gesù non si poteva cancellare: ri­mase fissato, per sempre, tanto nel panno di lino quanto nel suo cuore.

Ascoltando questo racconto, a Benedetta scesero due grosse lacrime sulle guance rosse.

Io non avevo in tasca un fazzoletto pulito da darle, ma la mamma prese prontamente il suo dalla borsetta e consolò La piccola.

In un attimo Benedetta tornò a sorridere.

Poi mi si avvicinò, tolse dalle mie mani la statuina con il panno bianco e la rimise al suo posto nel presepe, escla­mando soddisfatta: «Qui ci sta proprio bene!».

Alla piccola amica di Gesù mi sono dimenticato di dirle che il nome delta donna del racconto, come quello della mia preziosa statuina, era Veronica!

La nascita del Figlio di Dio
ricorda a noi e al mondo intero
che il suo sguardo d’amore
non verrà mai meno netta nostra vita.

Il sorriso di Dio

sia sul tuo volto e nel tuo cuore!

Con questo auspicio e questa preghiera,
auguro un santo Natale
e un felice Anno nuovo

 

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