4ª Sequenza Fioretti di M. Michel

Preghiera per guarire

Nella vita dei santi gli aneddoti riguardanti la malattia sono molto presenti. In tali narrazioni traspare la loro fede, che talvolta permette loro forme di intervento non “regolamentari”, che hanno effetti imprevedibili. È presente una certa aura un po’ disincantata in cui la preghiera e un gesto di simpatia e di semplicità creano le condizioni perché la situazione cambi il modo di essere percepita non solo da parte dei protagonisti ma anche da parte nostra. La preghiera che implora il riacquisto della salute è un’esperienza considerevolmente  presente nella vita della Beata Tersa Michel, che l’ha vissuta talora per sé, ma più spesso per gli altri. Ci sembra pertanto opportuno darne testimonianza narrando alcuni “fioretti” che rivelano in modo espressivo questo particolare del suo carisma .

 4ª Sequenza – A

Dal libro: La Beata Teresa Grillo Michel – Carlo Torriani

A Lourdes –  Madre Teresa Michel patì anch’essa moltissimo, moralmente e fisicamente. Questa storia può insegnarci come a una gran fede e a un continuo sforzo di volontà, la Madre abbia attinto quel segreto che la faceva guarire dalle sue infermità e giovare agli altri. In una lettera sua su Lourdes leggiamo queste significative parole: «Ero ammalata… la mia fede era molto debole… ma la Madonna ha vinto tutte le mie ripugnanze… Ho dovuto fare due bagni nella piscina; tanto io come la mia compagna Suor Maria abbiamo sofferto, ma siamo ritornate trasformate…».

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Senza alcuna ripugnanza –  Nella scelta delle parole di cristiano conforto, Madre Teresa dimostrava di avere conoscenza della vita di un gran numero di Santi, poiché ad ogni ammalata accennava al Santo che aveva patito la stessa malattia e la grazia che aveva ottenuto dal Signore nella stessa circostanza. Quando andò a Castelletto Villa (Vercelli) a inaugurare il piccolo Asilo Infantile diretto dalle sue suore, la superiora le ricordò che da lungo tempo era inferma colà la donna, che le aveva indicato la capanna di Villa del Bosco, nella sera in cui con Suor Maria si era smarrita nella ricerca del castello fatato. La Madre, che considerava quella ex suora come fondatrice con lei della prima filiale dell’Opera, aveva raccomandato sempre alle sue figlie di Villa di visitarla e di soccorrerla. La poverina, che si chiamava Paolina Donna (1855-1934), abitava da sola in una camera. Chi l’avvicinava fuggiva in fretta perché da un tumore al capo si sprigionava un fetore tale che tutta la stanza ne era invasa. La Madre volle visitarla. Non mostrando alcuna ripugnanza si avvicinò al povero letto e fece tante feste all’ammalata; le rifece la medicazione e non mancò di baciarla sulla piaga della fronte. – Signora Madre, disse la poverina commossa, il Signore mi ha mandato questa piaga forse perché non ho accettato il suo invito di entrare nella sua Congregazione. Che vuole, mi trovai così male in quell’altra!… – Ma che dici, figlia mia, – soggiunse suor Teresa -, il Signore invece ti ha dato il regalo che ha dato a Santa Rita… la spina sulla fronte. E con questo consolante commento, salutò per l’ultima volta la povera donna.

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Un piccolo segno di croce sul capo – Recitava una preghiera speciale per le ammalate, segnandole sul capo con un piccolo segno di Croce. Molte,  non solo le ricoverate, ma le suore stesse credettero di ottenere in questo modo la guarigione. Suor A. riferisce che alla vigilia di una operazione agli occhi, più che mai in timore di perdere la vista, la Madre la incoraggiò a confidare nella Madonna, e la segnò in fronte. All’indomani non ebbe più bisogno di atto operatorio.

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Sull’inginocchiatoio della signora Madre –  “Nei primi tempi in cui ero all’Ospizio per l’assistenza delle orfanelle, – scriveva suor P. -, ero  tormentata da dolori acuti alle estremità inferiori. Non potevo lavorare, e non trovavo nessun rimedio. Un giorno, mentre ero in chiesa, mi capitò di posar l’occhio sull’inginocchiatoio della signora Madre, e mi venne in mente di … inginocchiarmi io stessa al suo posto. “Signore, – esclamai – per le virtù della nostra cara Madre, per i sacrifici e le buone opere che compie, fatemi guarire! “Da allora non sentii mai più dolori”.

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Preghi per guarire? –  “Da quattro mesi ero inferma, – raccontava suor V. – con una febbre di cui il medico non riusciva a stabilire la causa. La Madre veniva ogni giorno ad accompagnare il dottore, supplicandolo di non risparmiare nulla, pur di guarirmi. Una sera, dopo la preghiera venne pian piano vicino al letto e mi disse: – “Preghi figlia mia per guarire…?” – “Nossignora, – risposi – mi pare di forzare la Divina volontà” – “Oh! no, no, prega e sta di buon animo; il Signore ti concederà la guarigione perché ho bisogno di te, per guidare una nuova famiglia di ammalate”. Due mesi più tardi andavo convalescente a casa, dove la mamma che era venuta a trovarmi ammalata, credeva di vedere una miracolata”.

“Questa volta non guarisco più”, disse la stessa dopo molti anni, inchiodata di nuovo in un letto. – “Non sai, – replicò la Madre, – che ci vuole il permesso per stare a letto…?” Mi fece un segno di croce in fronte e mi disse di recitare ogni giorno tre Ave Maria, e di dire al Signore che la Madre non aveva ancora nessuna suora da mettere al mio posto. E guarii di nuovo”.

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Dal dentista –  “Tormentata da un fortissimo mal di denti, mi recai piangendo dalla Madre, – scrive suor G. -, a chiedere il permesso di andare da un dentista. La Madre ne fu rattristata. Volle toccare leggermente la gengiva malata, poi disse sorridendo: “Vai pure dal dentista, viva Gesù!” Ma la visita medica non fu più necessaria, perché il dolore passò immediatamente”.


Cercava sui mercati un po’ di verdura

Tra i molti episodi che possono essere riportati per tratteggiare il suo impegno evangelico e la sua esemplarità cristiana, stralciamo dalla “POSITIO” (esposizione sintetica che viene usata come documentazione di base per il processo di canonizzazione) alcuni racconti tipici e significativi, citando anche i rispettivi autori per farne risaltare l’autenticità. Tali aneddoti mettono in evidenza in modo spontaneo, ingenuo e, spesso anche poetico gli elementi caratteristici ed essenziali della sua santità, che suscitano la nostra ammirazione, invitandoci, al tempo stesso, a seguirne l’esempio.

 4ª Sequenza – B

Da: Positio Super Virtutibus

Dopo la breve e drammatica crisi succeduta alla morte del marito, sembrava avesse acquistato una forza nuova. 
«Appena guarita, Teresa Michel incominciò a mettere in pratica i suoi propositi. Gli abiti eleganti, i cappellini alla moda furono abbandonati e dispersi; i mobili, gli oggetti artistici di cui amava circondarsi il suo povero marito furono venduti e il ricavato dato ai poveri. I suoi gioielli seguirono la stessa sorte. Vestita come una poveretta, senza cappello, con scarpe logore, si vedeva girare di buon mattino per Alessandria, accompagnata da qualche sua prima compagna e da alcune orfanelle; la strana compagnia cercava sui mercati un po’ di verdura, un po’ di frutta per il sostentamento della giornata. Non avevano denari; ma nessuno rifiutava la carità. I fratelli e i parenti erano costernati: avevano veduto vendere la casa, disperdere la fortuna, ridursi alla miseria la loro amata Teresa e temevano che la sua mente non fosse più a posto. Tentarono di ridurla alla ragione, ma fu tutto inutile. Era nata in lei una forza nuova e una salute a tutta prova che le permetteva di sopportare senza ammalarsi le privazioni, i disagi, le fatiche di ogni genere». (Elisa Grillo Carbonazzi).

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Considerava come una missione della sua carità riconciliare il prossimo, ed era sollecitato il suo intervento frequentemente, per sopire discordie, anche in controversie matrimoniali.
«In proposito si ricorda anche questo suo stratagemma: ad una sposa che chiedeva il suo aiuto per riappacificarsi col marito iroso, suggeriva di apprestargli un buon pranzo. E alla donna, che si trovava in imbarazzo per mancanza di mezzi, non solo provvide l’occorrente, ma prescrisse il “menu” ed ottenne l’effetto desiderato, tanto che entrambi si recarono poi a ringraziarla». (Don Carlo Torriani)

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«Un altro caso matrimoniale fu sistemato, ma per arrivare a questo la Serva di Dio dovette accettare l’uomo e la donna come ospiti della Casa, cosa fuori del Regolamento. La Madre fece approntare due camere, con sorpresa delle Suore, e dopo poco il matrimonio fu concluso nella Casa stessa, dopo di che i due sposi se ne andarono». (Gilda Guazzotti)

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Contava sulla Provvidenza per sostenere i suoi poveri, perché soleva affermare: “L’opera non è mia, ma di Dio”.
 «Quando nel 1937 il grande benefattore Senatore Teresio Borsalino si ammalò gravemente, consapevole della gravità della sua malattia, mandò a chiamare la Madre. La Serva di Dio andò, accompagnata da una ricoverata. Durante la visita il Senatore le disse che voleva vederla per l’ultima volta e ringraziarla per tutto il bene che gli aveva fatto. La Madre cercò di confortarlo con buone parole. Il Senatore allora manifestò alla Madre la sua intenzione di lasciare un deposito in banca (ingente) per le necessità dell’Istituto, affinché la Madre non facesse tanta fatica per andare avanti. La Serva di Dio cortesemente, ma con fermezza rifiutò l’offerta dicendo: “L’opera non è mia, ma di Dio, ci penserà la Provvidenza”. Alle insistenze del Senatore la Madre rispose ancora: «L’opera non è mia, ma di Dio» e si mantenne risoluta nel suo atteggiamento. Il Senatore allora propose di fare il versamento direttamente alla S. Sede affinché gli interessi almeno servissero per il riscaldamento delle due case. La Madre acconsentì a questa ultima proposta». (Suor Leonarda Battello)

L’Opera non è mia ma di Dio…

 


La Beata Teresa Grillo Michel ha praticato in modo eroico tutte le virtù, in particolare la carità. Scorrendo la sua vita e rievocando alcune testimonianze, sorprende come tale eroicità, nella complessità della sua vita e dell’Opera che andava fondando, era da lei vissuta umilmente nelle piccole cose quotidiane. I suoi esempi, infatti, sono come un numero incalcolabile di piccoli fiori semplici, dai colori tenui e dal profumo quasi impercettibile; il loro significato è sempre affascinante… Messi insieme rallegrano lo spirito e aprono a nuovi orizzonti. I fioretti che ora riportiamo, tratti dal libro del Torriani, possano toccare il nostro cuore e aprirlo a gesti concreti di amore e di servizio ai fratelli.

 4ª Sequenza – C

Dal libro: La Beata Teresa Grillo Michel – Carlo Torriani

Le conferenze, come le meditazioni che la Madre faceva ad alta voce, sono quelle che restarono più impresse nelle fortunate che le ascoltarono. “Ci rapiva col suo fervore – scriveva una Suora – ; avrei voluto sempre ascoltarla… mi sembrava di diventare più buona, più zelante per la gloria di Dio e per la salute delle anime…; dal suo volto traspariva qualcosa di divino…; parlava della carità con tanta forza e cercava in tutti i modi di imprimerla nei cuori…”. “Vorrei – esclamava la Madre – che cercaste in tutti i modi di rendere contente le ricoverate, specialmente le più sofferenti e umiliate, affinché, rassegnate alla volontà di Dio, sopportino con merito i loro dolori fisici e morali ”. “ Bisogna fare loro conoscere le cose con molta prudenza e umiltà, e dire loro che con la pazienza e la bontà potranno ottenere molto di più che con la forza…”.

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Quasi sempre univa agli scritti delle immagini sacre che davano forza al suo pensiero materno: “Ti mando questa immaginetta dalla quale imparerai a dissetarti anche tu come queste colombine nel Calice di Gesù, dove troverai ristoro e pace in tutti i tuoi travagli e debolezze fisiche e morali”.

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A una calunniata che invocava giustizia dal Signore, e che dichiarava che nello sconforto non era neppure più capace a pregare: “Figlia mia – scriveva la Madre – Dio prova anche con le calunnie; dobbiamo chinare la fronte e pregare; se tu non lo fai, prego io il Signore che ti faccia vedere che non bisogna scoraggiarsi a quel modo ”.

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Avvilita dalle ingiuste dicerie, una fanciulla non andò a Messa per due mattine:  “Nella terza – scriveva – mentre la Superiora e le altre erano in Chiesa, vidi spalancarsi la porta ed entrare con un fracasso indiavolato un mostro con la lingua di fuoco; provai tale spavento che mi mancarono le forze; potei ancora gettare la corona verso la porta e passare per andare in Chiesa. Più tardi ricordai le parole della Madre: “Prego Dio che ti mandi un segno…”.

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Premurosa anche per la salute fisica delle sue figlie, la signora Madre scriveva: “Ci vuol forza morale e fisica per portare bene la Croce; del resto se ne rimane schiacciate e non si fa più nulla né per noi né per gli altri”.

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A una Suora, che lamentava sempre di dovere sostituire altre, scriveva: “Ringrazia il Signore perché quello di fare da tappabuchi è l’ufficio in cui si esercita di più la carità; è sempre per sollevare una consorella che lo fai e quindi hai due meriti insieme: quello del lavoro e quello della carità”.

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Ad un’altra, subordinata a una infermiera laica: “Non è poi una grande umiliazione andare insieme a una infermiera laica, anche se la Suora dovesse fare qualche servizio più basso; la secolare non potrà che rimanere edificata se vedrà la suora compiere con carità qualche ufficio umile che non è di sua spettanza. Questo è lo spirito vero del santo Cottolengo, di san Camillo, di san Vincenzo e mi auguro che sappiate anche voi imitarli; sarà per me una vera consolazione che forse non ho ancora meritato, ma di cui vi sarò proprio riconoscente, e che il Signore vi ripagherà al centuplo perché nulla attira di più le Sue grazie che la vera umiltà”.


La carità non va mai persa

Questa rassegna di fioretti  tratti dalla “Positio Super Virtutibus” – IX Teste Suor Leonarda Battello, possono rientrare nella nostra raccolta di piccoli fatti, aneddoti, storie semplici e schiette che delineano aspetti sempre nuovi della beata Teresa Grillo Michel.

4ª Sequenza – D

 Da: Positio Super Virtutibus – Suor Leonarda Battello

Fede straordinaria – Ricordo un dialogo tra la Madre e Mons. Torriani, nel 1942. Premetto che la Madre andava tutti i giorni a visitare l’Ospizio degli Orti, finché, caduta ammalata, ne fu impedita ed allora mandava Don Carlo e voleva sentire da lui la relazione. Una sera arrivò Don  Carlo mentre io stavo medicando un piede alla Madre. La Madre gli domandò subito: «Come stanno i miei tesori?». «Madre – rispose – stanno bene, ma manca il mangiare, almeno scarseggia e loro vogliono mangiare». Don Carlo propose: «Mandiamole a casa, finché dura la guerra, e poi le riprenderemo». La Madre, come svegliata da un sonno, rispose: «Don Carlo, tu non hai fede, se tu hai fede vedrai i miracoli della Divina Provvidenza; non sarà mai che io mandi a casa le mie ricoverate, la Divina Provvidenza non permetterà mai che le mie ricoverate muoiano di fame». E così fu.

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Elevato amore al prossimo – Non voleva che mancasse nulla alle Suore di quanto necessario, per essere sempre più in grado di esercitare la carità verso i poveri; essa stessa si privò una volta di un suo indumento per darlo a una Suora. Ricordo anche, in particolare, che una volta la Madre trovatasi senza nulla da dare ad una delle sue «protette» (signore decadute che venivano periodicamente a ricevere aiuti) venne da me a chiedere se avevo qualcosa ed io Le diedi tutto quello che avevo: 50 lire. Uscendo poi per i miei servizi, incontrai quella signora beneficata quel mattino dalla Madre, che usciva da una pasticceria con garofani in mano e un pacchetto di dolci. Tornata a casa mi feci premura di riferire tutto alla Madre, in tono piuttosto vivace. La Madre mi disse: «Queste non sono osservazioni che debba fare tu; e che sia l’ultima volta che tu vieni a fare questi rapporti; ricordati che la carità non va mai persa anche se fatta al diavolo».

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Il Signore ci chiederà conto- Una volta, trovandomi nella camera della Madre per il mio ufficio di infermiera, ho assistito senza essere vista ad una conversazione tra la Madre e la Superiora di una casa filiale, venuta a trovarla. La Madre, appena vide la Suora, le disse che non era contenta di lei perché trattava le Suore senza carità. La superiora cercò di scusarsi dicendo che si trattava di chiacchiere e soggiunse: «Madre non è contenta che le procuri delle Suore sante?». Al che la Madre rispose: «Fortunate loro se si fanno sante, ma guai a colei che le fa fare sante. Ricordati che siamo vecchiette e presto dovremo morire e il Signore ci domanderà strettissimo conto delle figliuole che ci ha affidate».

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Alcune particolari predizioni

Delle doti profetiche di Madre Teresa Michel non sempre si parla. Alcune sue predizioni, inerenti al quotidiano svolgimento della vi­ta della sua Opera, pur lasciando stupiti per la precisio­ne con la quale si verificavano, vengono normalmente considerate come semplici auspici fatte da una Madre con il cuore grande, tanto da sapere in anticipo come le persone a lei vicine si  sarebbero comportate. Talvolta, invece, ella dimostrò di conoscere effettivamente in anticipo gli esiti di determinate situazioni.

Ricordo che mentre la Madre era già ammalata (1942) una Suora insisteva (me presente) per andare alla questua, benché la Madre non fosse del tutto d’accordo, perché nevicava. La Suora insistette più volte ed allora la Madre le disse: «Non andare, perché sei stata ammalata tutta la settimana», e vedendo che la Suora non si arrendeva soggiunse: «Vuoi proprio andare? Ricordati che non avrai la grazia di morire in Congregazione». E così avvenne.

Ricordo pure che nel 1940 venne a salutarmi, prima di partire per la guerra un mio nipote; io volli che salutasse anche la Madre che in quel momento era in poltrona. Ella lo accolse, lo salutò affabilmente e congedandolo con un segno di croce sulla fronte gli disse di pregare e di star buono, che sarebbe tornato. Fu preso prigioniero, finì in Russia e passò molto tempo prima di poter dare notizie. Più volte io, preoccupata e addolorata, ne parlai alla Madre la quale di fronte ai miei dubbi rispose: «Vuoi forse farlo morire prima del tempo?, Renato vive e tornerà». Difatti tornò dalla Russia con il primo scaglione di prigionieri, quando la Madre era già morta.

Ricordo pure che durante i bombardamenti, non potendo più trasportare la Madre nel rifugio, perché era stato sconsigliato di muoverla, io e qualche altra Suora, durante gli allarmi, restavamo nella sua camera per non lasciarla sola. Vedendoci qualche volta spaventate, ci diceva: «Non spaventatevi, figliuole, quei cattivi non ci faranno niente. Diciamo il Rosario e vedrete che il Signore non permetterà che nessuna delle mie figlie muoia sotto i bombardamenti». E così fu, benché una bomba sia caduta su una nostra casa.

 


Madri amorose…

Nelle diverse circostanze della sua vita Madre Teresa Michel, anche senza rendersene conto, manifestava la coerenza e l’esemplarità della sua fede cristiana e della sua speciale vocazione. Chiamata da Dio a servire il prossimo in un’Opera di grandi sacrifici, ella sapeva infondere nelle suore il giusto atteggiamento di donazione di sé con semplicità e spontaneità. Il racconto genuino e immediato di tali piccoli episodi appare ricco di fascino sottile e di capacità motivante che incanta e convince.

4ª Sequenza – E

Dal libro: La Beata Teresa Grillo Michel – Carlo Torriani

Un cuore grande e materno

*  – Signora Madre, – confessava a volte qualcuna, – forse ero più adatta per una vocazione salesiana… o per una vocazione di stretta clausura… – No, figlia mia, abbi un cuore grande e vedrai che sei fatta per l’Opera della Divina Provvidenza.., e la segnava con un segno di croce in fronte.

*  –  Presentandosi delle postulanti, ella non chiedeva loro che un «cuore materno» per le anime che la Divina Provvidenza avrebbe loro affidato.

*  – Sono forse un po’ delicata di salute, signora Madre,  – diceva l’una… – E io? – rispondeva – non valgo un bottone… –

*  – Sono forse già anziana? proferiva un’altra. – E il Signore – replicava ella – non ha preso anche me povera vedova? –

*  Se per necessità di famiglia domandavano di rimandare l’entrata, lo concedeva con piacere.

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Premura speciale per le suore ammalate

*   Quando qualcuna doveva essere operata, la Madre l’accompagnava lei stessa dal chirurgo assistendo per lunghe ore l’inferma, pregando a mezza voce con un fervore che edificava i medici. «Non dire spropositi, – scriveva ad una suora ammalata e a tutte le altre – . Non dire che quando non si ha salute si è di peso. Queste cose non le devi dire perché non sono vere. Una suora che soffre con pazienza e rassegnazione è sempre un tesoro per la Congregazione».

*   «Ogni qual volta sentivo che la signora Madre sarebbe venuta a fare una visita alla filiale, – ricorda un’altra, – affrettavo con il desiderio il momento di vederla, per versare nel suo cuore materno tutte le mie ansie. Ma al momento opportuno, la gioia che inondava il mio cuore, nel vederla soltanto, non mi lasciava più dire nulla. Sentivo proprio che non era una creatura comune, ma che aveva in sé qualcosa di soprannaturale».

*  «Ho sempre presente la sua generosità d’animo, aggiungeva una terza, specialmente riguardo a certe anime incerte e dubbiose, di carattere difficile che non sapevano farsi amare da nessuno. Eppure la nostra cara Madre, come sapeva compatirle, incoraggiarle, avviarle per la via del bene!».

*   «Fui testimone di molti atti di squisita carità, anzi più volte si servì di me per realizzarli, raccomandandomi di non dirlo a nessuno… Diceva che le ammalate sono i parafulmini della Comunità, e le andava a cercare, eclissandosi a chi la cercava, pur di confortare più a lungo con la sua presenza una sua figlia inferma », così scrive una che fu per lungo tempo ammalata.

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Convertire anche i cuori di sasso – Per castigare bastava alla Madre sospendere ogni colloquio, ogni segno di affettuosità; l’effetto era tale da convertire anche i cuori di sasso. Abituata ad accogliere la suora con un gioioso «Viva Gesù» col bacio materno, con tante dolci espressioni, la Fondatrice faceva lo sforzo di non parlare, si limitava soltanto a dare un appuntamento. L’espressione severa di quegli occhi, così diversa dalla normale, faceva veramente venir freddo. Ma dopo questo gesto, che Dio sa quanto le costava, lasciava campo alla misericordia. Bastava una parola di riconoscimento del proprio torto, perché ella spalancasse le braccia, e attirasse la figlia sul suo cuore, nel più amoroso abbraccio! E questa carità era più eloquente, persuasiva e benefica di cento dissertazioni sul dovere e sulla dolcezza della virtù. Quante volte a sera, o interrompendo la preghiera del mattino, ella stessa andava in cerca della pecorella ribelle, o immusonita, e non si dava pace finché non vedeva rientrata in quel cuore la calma. Ed era lei la ferita, l’offesa! «Mentre afflitta me ne stavo ritirata nella mia camera a lavorare, vidi comparire inaspettata la Madre, – ricorda una suora -. Con la dolcezza sua propria, con tanta amorevolezza e interessamento, mi chiese il motivo delle mie pene. Bastarono poche sue parole, per dissipare la mia tristezza, e mi sentii profondamente commossa di fronte a tanta umiltà e carità.

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Guarire dalle proprie infermità per giovare agli altri –  L’esperienza del male è quella che meglio può suggerire il rimedio. Madre Michel forse non avrebbe avuto tante risorse per beneficare, anche moralmente, la sua gente, se non avesse conosciuto il mondo e se non fosse stata ammalata essa stessa. Si legge che il grande protettore degli infermi, san Camillo de Lellis, divenne tale perché, sofferente ad una gamba, sapeva trovare per gli altri sofferenti le parole più adatte, e trascinandosi a stento da un letto all’altro indovinava che cosa volesse dire per un ammalato un piccolo gesto di soccorso, un più comodo giaciglio in corsia. La Fondatrice patì anch’essa moltissimo, moralmente e fisicamente. Questa storia può insegnarci come a una gran fede e a un continuo sforzo di volontà, la Madre abbia attinto quel segreto che la faceva guarire dalle sue infermità e giovare agli altri. In una lettera su Lourdes leggiamo queste significative parole: «Ero ammalata… la mia fede era molto debole… ma la Madonna ha vinto tutte le mie ripugnanze… Ho dovuto fare due bagni nella piscina, tanto io come la mia compagna suor Maria abbiamo sofferto, ma siamo ritornate trasformate…».

Chiamate ad amare

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