Un Batik Africano

Nel misterioso alone di un’antica tecnica

Nel 2000 il nostro amico fratel Giovanni Grigoletto, missionario camilliano a  Ouagadougou in Burkina Fasopassando da Roma durante le sue vacanze, ci regalò un caratteristico e significativo batik raffigurante la beata Teresa Grillo Michel, che fu molto gradito e apprezzato. Il telo (cm 50 x 90) riproduce l’immagine della beatificazione della nostra Fondatrice ma in un contesto ambientale africano; anche i lineamenti di alcune persone che circondano la Madre sono africani. Il batik è stato realizzato da Ovedraogo (cavallo) Tijga (albero), ex malato del  Centre Medical  St. Camille, dove fratel Giovanni ha operato per più di trent’anni, durante i quali ha approfondito la conoscenza della nostra beata fondatrice,  avendo riscontrato in lei un’affinità carismatica col suo fondatore San Camillo: amare, consolare, guarire… Per lui  “Madre Michel è un S. Camillo al femminile”!

Dopo aver scoperto la santità di Madre Michel nel suo passaggio da Alessandria, fratel Giovanni iniziò a divulgare la conoscenza della sua figura di donna carica d’Amore e di compassione.  È stato molto facile per lui, poiché egli visitava, come paramedico, quasi a 100 malati al giorno, compresi molti terminali di A.I.D.S., lebbrosi. Nell’ambulatorio, vicino ai farmaci e alle varie attrezzature sanitarie aveva le immagini della Madre con la preghiera in lingua francese, e con il farmaco e una parola di speranza, donava l’immagine della beata, sicuro della sua protezione. È stata una devozione, un amore alla Madre molto semplice, come nello stile africano. Ha visto la Sua effigie sorridente nelle capanne e nelle case degli africani, e addirittura sulla terra secca delle loro povere tombe. E vedeva la Madre che infondeva coraggio, speranza, fiducia, come strumento di manifestazione di un Dio che ci ama e vuole il nostro bene. I poveri malati del Burkina Faso (che tradotto in italiano vuole dire “Paese di uomini integri”) la amavano e le chiedevano di star loro accanto. Il batik che ci hanno inviato era, infatti, un segno speciale di questa loro profonda devozione.  Ora fratel Giovanni è tornato in Italia, ma noi pensiamo che in Africa si continui a pregare Madre Michel, perché egli ha suscitato in loro tanta venerazione verso di lei, additandola come grande protettrice dei poveri e testimone della misericordia  amorosa di Dio Provvidenza.

Il quadro che presentiamo in questo numero non mostra un soggetto iconografico nuovo o insolito, ma piuttosto una tecnica originale. Notiamo tuttavia che anche tale aspetto risulta interessante e suscita una particolare emozione in coloro che lo ammirano. Questa deriva dal fatto che il quadro non propone un evento storico, dato che la Madre non è stata mai in Africa, ma vuole prospettare il richiamo e la capacità evocativa particolare che Ella suscita nei vari popoli.

Per questo ci sembra importante fare riferimento più in dettaglio alla componente tecnica del “batik” e sottolineare anche le sue peculiarità nell’arte africana.

L’arte del Batik

L’arte, tramandata di generazione in generazione, esige creatività e competenza. Oltre alla tela (in genere di cotone, divisa in quadrati o rettangoli), ci vogliono cera, colori naturali e spatole di varia misura. Per ottenere il disegno si lavora applicando con le spatole la cera sulla tela, per stilizzare l’immagine; poi si immerge il tutto nel recipiente contenente uno dei colori scelti, ad esempio l’azzurro per lo sfondo. Una volta sciolta la cera, sulla tela resterà il negativo dell’immagine. Si deve ripetere la procedura per ogni variazione di colore; il risultato finale è ottenuto attraverso un gioco di motivi tra zone di stoffa ricoperte di colore e altre impermeabilizzate con la cera o altri materiali: un impasto di manioca o un composto di riso.

Il batik è un quadro che potrà impreziosire l’ambiente o diventare un magnifico regalo per gli amici più cari. Questa particolare opera d’arte  Batik, collocato in una sala della Casa di Riposo “Teresa Grillo Michel” in Roma, è quindi una significativa testimonianza dell’espansione del suo messaggio ma anche uno stimolo ad un maggiore impegno nel diffondere l’opera di questa luminosa messaggera dell’amore di Dio, specialmente fra i più bisognosi, anche in terra d’Africa. Ogni batik – dalle parole indonesiane amba (scrivere) e titik (punto, goccia), «ciò che si scrive, si disegna, si tratteggia e si dipinge a mano» – è un’opera unica realizzata interamente a mano, secondo un’antica tecnica importata dall’estremo Oriente e che è stata inculturata e personalizzata dalla cultura africana.

Il Batik nell’arte africana

La concretezza dell’arte popolare africana si traduce anche in disegni realizzati sulla stoffa di tela grazie a una tecnica particolare (batik) scegliendo soggetti anche sacri, che vanno a decorare le pareti delle case e delle cappelle presenti nei villaggi o nelle città. Episodi e personaggi evangelici si intrecciano con scene di vita quotidiana, con gli strumenti di lavoro, con le vicende tribali o della cultura di appartenenza. In questo modo si realizza una lettura nuova sia del soggetto sacro che della vita quotidiana che quindi ancora una volta appare connessa con le ispirazioni ideali della vita

Vari paesi africani, dove originariamente era praticato dalle tribù Yoruba in Nigeria, Soninke e Wolof in Senegal, e ora anche molti altri paesi, presso altre popolazioni, hanno sviluppato uno stile pittorico originale. In genere su una stoffa particolarmente assorbente i colori naturali, vengono raffigurate scene di vita quotidiana, immagini di una terra a cui gli abitanti si sentono legati come fosse la loro madre, con entità significative sul piano della cultura e della fede.

Quindi realizzare sul batik alcune scene evangeliche o vicende riferite ai santi e poi collocarlo in casa o nei luoghi di preghiera comunitaria, è un gesto denso di evocazioni simboliche che non solo immerge nel fascino del personaggio, ma trasmette contenuti importanti per la propria vita.

Suor Maria Tamburrano

 

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