Farsi piccoli…
Questi “fioretti” estratti dalle deposizioni del Torriani e di alcune Suore, riguardanti la vita della beata Teresa Michel, svelano la consistenza delle sue virtù, in particolare la misericordia e il perdono, fiorite dal suo rapporto di amore con Dio e con il prossimo. La misericordia di Dio, infatti, divenne nel suo cuore sorgente di serenità e di pace nei rapporti con gli altri. Ella ne viveva le implicazioni quotidiane sotto il segno di una carità eroica. La carica delle suggestioni e il fascino di questi esempi possono ingenerare in ciascuno di noi una fondamentale conclusione che ci spinge quasi invisibilmente ad agire nello stesso modo.
5ª Sequenza – A
Dal libro: La Beata Teresa Grillo Michel – Carlo Torriani
e Positio Super Virtutibus
Riconciliazione e perdono – Il suo spirito di riconciliazione e di perdono caratterizzava il suo modo di comportarsi, perché quando le occorreva di ammonire qualche Suora per eventuali mancanze, prima di accostarsi alla Santa Comunione chiedeva umilmente una benedizione, per tranquillità del suo cuore. E riprendeva subito il tratto amorevole, come se nulla fosse avvenuto. Quando richiamava qualcuna delle cosiddette buone figlie (diversamente abili), per evidenti infrazioni al dovere, si studiava di persuadere l’interessata a riconoscere il proprio torto. Appena avveniva questo, si rallegrava con dimostrazioni di materno affetto (Carlo Torriani).***
Umiliata, perdonava – Quando in America è stata trattata sgarbatamente, la Madre ha sempre sopportato in silenzio e con pazienza ogni maltrattamento. Di fronte alle risposte poco garbate delle consorelle, non ha mai reagito impulsivamente e si limitava a dire: «Figliola forse c’è stato un malinteso». Solo qualche rara volta, di fronte all’offesa di qualche consorella, immediatamente c’era la reazione impulsiva che si manifestava con questa espressione: «Madonna santa, come mai questo!», ma subito si riprendeva soggiungendo: «Prendiamo anche questo. Sarà la volontà di Dio».
Quando la sorella che aveva risposto male si ravvedeva e tornava a domandare perdono, la Madre era subito pronta ad abbracciarla. L’amore da parte della Madre era veramente straordinario perché dettato unicamente dal desiderio di portare le anime a Dio. E lo ha fatto sempre con tutti, senza distinzione di persone, anzi con la preferenza caratteristica verso i più bisognosi e i più abbandonati. Se aveva qualche preferenza l’aveva per le più cattivelle, che Le facevano esercitare di più la pazienza (Suor Cleofe Pennati).
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Per colpa mia – La Serva di Dio, se poteva, mandava sempre avanti le Suore anziane quando c’era da ricevere qualche omaggio. Quando c’era qualche manifestazione cercava sempre di nascondersi e bisognava andarla a cercare. Quando è stata completata la Casa Madre, che inizialmente era una povera catapecchia, la Serva di Dio si riteneva immeritevole di tanta opera, riconoscendo che tutto era puro dono del Signore. Quando succedeva qualche cosa che non andava bene, la Serva di Dio soleva dire: «Forse è stato per colpa mia, perché non ho saputo fare abbastanza bene».
Era schiva dal parlare di sé. Qualche volta è capitato che qualche Suora ritenendosi colpita ingiustamente avesse protestato contro la Madre. In questi casi la Serva di Dio non si scomponeva mai, ma con calma e dolcezza cercava di convincere la Suora di aver agito per il suo bene. Arrivando a dire: «Figliuola, se ti ho trattata un poco fortemente ti chiedo scusa, ho fatto ciò per il tuo bene, però» (Suor Cleofe Pennati).
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Il bacio di pace – Quando capitava che qualche suora avesse avuto con la sorella qualche divergenza, la Madre soleva ascoltarle separatamente, Vagliava le ragioni dell’una e dell’altra, poi le chiamava insieme, riconoscendo le ragioni ed i torti dell’una e dell’altra parte.
Ricordo questo fatto capitato a me. Essendo ammalata, avevo bisogno di un cibo particolare. Una volta mi accadde di dover rifiutare la minestra perché non adatta a me. La cuciniera, che vide la cosa, la riferì alla Madre dicendo che l’avevo buttata via. La Madre mi mandò a chiamare per rimproverarmi. Allora io dissi che non l’avevo buttata via, ma semplicemente messa da parte. La Madre chiamò l’altra Suora e, scoprendo la verità, rimproverò vivamente la cuoca per aver fatto un rapporto non esatto e le impose di chiedermi scusa e di darmi il bacio di pace (Suor Leonarda Battello).
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L’ultimo sorriso – Nella stanza dell’agonizzante vegliarono, con la Madre Vicaria Suor Camilla, le suore più anziane e non si staccarono dal capezzale le due infermiere. Le belle preghiere che la Chiesa suggerisce in “ordo commendationis animae” furono recitate tutte. La Madre pareva ancora seguire le preghiere e alle 3 della notte parve voler parlare. Aprì gli occhi e diede uno sguardo all’intorno. – Signora Madre, disse Don Carlo, ci dia il suo perdono e ci dia la sua benedizione. La morente fece l’ultimo sorriso e richiuse gli occhi. Ancora per sei ore il suo grande cuore lottò contro il male. Tutti si erano inginocchiati attorno al letto per viverle ancora vicini e per pregare ancora con lei (Carlo Torriani).
La vita dei santi è sempre intessuta di piccoli, ma grandi eventi che edificano e incoraggiano. Ci fanno vedere la bontà del Signore, ma anche lo stile semplice e a volte naif con cui essi si affidano a Lui e da Lui aspettano una risposta. Tra i molti episodi, nella vita della Madre Michel, che rientrano in questa logica, ne proponiamo alcuni che ci sono stati tramandati a riguardo della sua devozione ai santi patroni, modelli di vita e intercessori con la preghiera.
5ª Sequenza – B
Da fonti diverse
Sant’Anna e la vita matrimoniale di Teresa Michel – La nuova famiglia [sua] ebbe la gioia di godere dell’affetto e della stima reciproca dei coniugi, dell’agiatezza dovuta alla posizione sociale, ma la gioia fu troncata rapidamente per la mancanza dei figli. Questa la spina nascosta e dolorosa che tormentava il cuore di Teresa Michel, che per i bimbi “andava matta”; piuttosto di non averne, ne avrebbe voluto mantenere dodici. Manifestava così la sua melanconica tenerezza per i bimbi degli altri. Quando, molti anni dopo, ripassando da Napoli [dove era vissuta col marito il colonnello Giovanni Battista Michel] , rivide la chiesa che aveva frequentato come parrocchiana, il vecchio parroco la riconobbe. – Ricordate, le disse, quante preghiere m’avete fatto fare a S. Anna per avere figli?… Vedo adesso che la Santa vi ha esaudito con una meravigliosa figliolanza…. Ed invero se fosse stata esaudita subito, non avrebbe forse mai avuto una famiglia addirittura internazionale (Carlo Torriani).
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Il pane di Sant’Antonio – Alfredo (uno dei primi bambini accolti dalla Madre)raccontava: “Con l’asinello che era alla mia custodia si girava con la Madre paese per paese a chiedere l’elemosina per sfamare i suoi poveri. Si andava sui mercati, alla porta dei negozi e delle abitazioni per raccogliere le offerte in denaro o in derrate. Nei primi tempi le davano aiuto, poi voci maligne insinuavano perfino che era una pazza; così umiliata li ringraziava egualmente, ma con le preghiere a S. Antonio tirava avanti. C’è stato un periodo scabroso, senza un soldo in casa e il fornaio non voleva più fornire il pane. Insieme ci siamo recati dal fornaio in via Dante; la buona Madre lo supplicò di non lasciarci mancare il pane, che Dio e S. Antonio lo avrebbero aiutato; lo assicurò che al più presto avrebbe liquidato il conto. Da quel giorno aumentarono le preghiere; bussammo a tante porte, da quelle dei signori a quelle dei prelati di Alessandria e così si poté soddisfare il panettiere (Carlo Torriani).
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San Giuseppe Benedetto Labre – Carissima Figlia mia, ieri vi ho portato due care e sante immagini, quelle di Nostra Signora del S. Cuore e quella di S. Giuseppe Benedetto Labre, che deve essere uno dei nostri Santi Protettori. Siccome siamo povere e non possiamo assolutamente, né dobbiamo fare, nessuna spesa in questo momento per comprare delle cornici od altre cose che non siano di pura necessità, così ti prego, per amore del SS.mo Cuore di Gesù, di voler togliere pel momento il mio ritratto, e porvi in sua vece quello del caro Santo che amo e venero tanto, e che fu una vera copia di Gesù Crocifisso. Oh! Figlie, ve ne scongiuro, fatemi questa carità. In Alessandria me l’hanno già fatto questo favore, e a Villa, se non me lo facessero, mi farebbero un vero dispiacere… È un sacrificio forse che vi domando, ma è un sacrificio d’amore naturale per una povera creatura, per soprannaturalizzarlo e santificarlo… Guai se vedeste la creatura, e non Dio solo nell’Opera ch’Egli ha fatto e alla quale abbiamo l’onore di appartenere!… (Lettera della Madre Fondatrice, 14 giugno 1904).
Povertà vissuta
Questi fioretti sono narrati da coloro che le sono state vicine e che testimoniano con la loro narrazione, quanto essi hanno udito e veduto di persona o hanno sentito raccontare nelle diverse località dove la Madre era stata nelle sue molteplici peregrinazioni apostoliche. Il fascino di tali esempi certamente lascerà una traccia in noi, ci farà amare ancora di più la sua figura e apprezzare la sua esemplarità nell’amore verso Dio e verso il prossimo.
5ª Sequenza – C
Da: Positio Super Virtutibus
Interventi provvidenziali – La Serva di Dio viveva di speranza e non mancava mai di fiducia in nessuna difficoltà. Ricordo di aver sentito dalla mamma, che un giorno, trovandosi alle strette senza nulla, la Serva di Dio mandò mia mamma dai Padri Cappuccini a portare la biancheria lavata e a chiedere se avessero qualche cosa da dare. Il Padre rispose che non aveva nulla, ma che avrebbe provveduto appena possibile. Mia madre tornata a casa lo riferì alla Serva di Dio e proprio in quel momento si presentò un signore che consegnò alla madre Michel una busta contenente 36 lire (di allora, epoca anteriore alla prima guerra mondiale). La Serva di Dio allora disse subito a mia mamma «Vedi, Caterina,la Provvidenza non manca mai». I beni terreni per la Serva di Dio non contavano nulla, infatti si spogliò di tutto in favore dei poveri (Maria Bosio).
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Moderatissima in tutto – Il suo comportamento fu sempre esemplarmente modesto sia nel presentarsi come nel parlare e trattare con gli altri. Mostrava sempre un contegno distinto e delicato, si può dire signorile sempre. In particolare, nel parlare non alzava mai la voce, all’infuori di qualche circostanza in cui doveva fare un rimprovero, però sempre contenuto. Personalmente ricordo che una volta mi disse, prendendomi la testa fra le mani: «Figlia mia, cosa fai? La tua intelligenza mi deve dare di più»; ma poi mi fece la solita crocetta sulla fronte e mi congedò amabilmente (Suor Cecilia Ragazzoni) .
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Sopportava le ingiurie – La Madre sopportò serenamente anche le ingiurie di chi la maltrattava o la derideva, andando anche a domandare l’elemosina nelle case di queste persone. Anche quando si cercò di estrometterla da Superiora, la Madre non se ne risentì, si mostrò anzi contenta, dicendo: «Questa è la vera prova che l’opera non è mia, ma della Divina Provvidenza». La Serva di Dio trattò i poveri con tutta la bontà di una mamma e le sue preferenze erano per quelli che soffrivano di più, usando cortesie particolari, cercando di andare incontro ai loro bisogni o desideri (Suor Leonarda Battello) .
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Povertà vissuta – La Madre esercitò la povertà in grado veramente eroico, accontentandosi sempre del minimo necessario. Nell’amministrazione della sua opera non voleva lusso; ha sempre cercato la semplicità e lo stretto necessario, pur cercando di andare sempre incontro al bene dei poveri e delle Suore. Quando ritornò dall’America e vide la Casa rifatta per opera del Senatore Borsalino, salendo i gradini si mise quasi a piangere, ma poi disse: «Sia ringraziata la Divina Provvidenza; non è per noi, ma per i poveri» (Suor Angelica Barzaghi).
Come una mamma…
La parola “Fioretti” non deve farci pensare a leggende né a fatti fantasiosi, poiché essi sono basati su narrazioni che, benché semplici e immediate, e spesso un po’ naïve, hanno un fondamento storico e raccontati in maniera poetica e affascinante. Per questo è bene precisare che gli episodi che proponiamo hanno tutti un fondamento storico, riguardano la conoscenza di aspetti importanti del carattere umano e spirituale della beata Teresa Grillo Michel e delle sue compagne, e fanno riferimento ad accadimenti che caratterizzano la sua missione di carità.
5ª Sequenza D
Da: Positio Super Virtutibus
Presagi della Fondazione – Teresa Michel sofferse molto duramente la morte del marito, tanto che cadde ammalata; avrebbe desiderato di morire rifiutando di curarsi. Dopo i rimproveri del cognato Dottore che la stimolava a curarsi, sembra che abbia avuto una visione, un sogno o un’ispirazione in cui le parve di sentire: «Perché vuoi morire? Diventerai madre di tanti figli». Al cugino Canonico Prelli chiese spiegazione di queste parole ed allora il Canonico le diede la biografia del Cottolengo invitandola a fare una visita alla sua opera a Torino. Rimase talmente impressionata che decise di seguirne l’esempio con un’opera simile in Alessandria. Così pare sia sorta la prima idea di consacrarsi al Signore (Suor Lucia Gazzi).
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Tutta di Dio – La Madre era sorretta in tutto dall’amor di Dio al massimo grado e lo dimostrò dandosi a Dio totalmente appena ha capito la volontà di Dio che chiedeva la sua consacrazione… Nelle sue esortazioni agli assistiti e agli ammalati che avvicinava, la raccomandazione principale era sempre quella dell’amor di Dio e della fiducia in Lui. Nelle sue conferenze e raccomandazioni sovente ci diceva di accettare il dolore come la miglior prova del nostro amore a Dio e ci diceva anche: “Più una persona soffre, più è vicina a Dio” (Suor Dorotea Ziosi).
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Come una mamma – Tutto quello che la Serva di Dio ha fatto è la dimostrazione del suo amore per il prossimo. Andava a visitare e curare i poveri anche in casa, non rifuggendo dai servizi più umili e ributtanti. Trattava molto bene, come una mamma, tutti i suoi ricoverati e specialmente le «buone figlie». Nella cura dei poveri non si interessava solo del bene materiale, ma anche del loro bene spirituale, insegnando loro a pregare e istruendoli nel catechismo. Nei primi tempi la chiamavano pazza e la biasimavano e la deridevano anche di presenza, ma la Serva di Dio non si lasciava smuovere o scoraggiare. A me pare che dalle sue opere e dal suo modo di agire, la Serva di Dio abbia amato in modo straordinario i poveri (Clotilde Viazzi).
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Speciale devozione alla Madonna – La sua devozione per la Madonna era grandissima, specialmente per l’Immacolata e la Madonna del Rosario ed anche per la Madonna della «Salve», patrona della Diocesi di Alessandria e della Congregazione. Nelle votazioni del Primo Capitolo saltò fuori un voto alla Madonna della Salve che si seppe poi essere quello della Madre, perché tutti gli altri voti erano per la Madre. Recitava il Rosario intero ogni giorno e quando era impedita di dirlo con la Comunità si fermava a dirlo dopo le preghiere della sera. Al primo sabato scendeva in Cappella a mezzanotte anche con qualche Suora che si univa a Lei per la pratica del Rosario meditato che durava più di un’ora. Ogni festa principale della Madonna era preceduta da novena, durante la quale suggeriva di fare fioretti e preghiere particolari e veniva sempre solennizzata con grande fervore (Suor Lucia Gazzi).
La sua devozione per la Madonna era grandissima
“Noi dobbiamo fare la carità a tutti i bisognosi che chiedono, e se sene servono male, non sta a noi giudicarli”
Il racconto dei fioretti di Madre Teresa Michel contiene contenuti di spiritualità e valori di vita, che riprendono e ripropongono, a nostro insegnamento, eventi e momenti della nostra tradizione e delle origini dell’Istituto. In essi possiamo trovare sia il senso di profonda umanità della nostra Fondatrice sia la motivazione di base della sua attualità. La figura e l’opera di Madre Michel continuano a presentarsi in modo vivo alla nostra mente e coscienza spirituale. Nelle testimonianze, tratte dalla “Positio super virtutibus”, e che ora prospettiamo, è diffuso quell’alone di freschezza e d’incanto proprio dei fioretti, ossia la testimonianza di una fede non dotta ma semplice, non proclamata ma vissuta, capace di rendere umanissimo e attraente il cammino della santità, seguendo le sue orme.
5ª Sequenza E
Da: Positio Super Virtutibus
Un caso di guarigione – Madre Michel ha sempre avuto una grande fede, tutta la sua vita l’ha dedicata ai poveri. Ogni volta che l’ho avvicinata per motivo di assistenza a bambini poveri che io conoscevo per il mio ufficio di ispettrice scolastica, non solo mi ha sempre ricevuta con tutta la bontà e la cordialità che la distinguevano, ma ho sempre notato nei suoi occhi una luce particolare che aveva qualcosa di sovrumano. Ricordo che mio fratello Cesare studente liceale fu colpito da un male giudicato inguaribile ed era curato dal Dott. Tarchetti primario dell’Ospedale Civile di Alessandria e dal Dott. Gambarotta medico condotto di Cantalupo. Mio papà Antonio disse in famiglia: “Voglio andare a parlare con madre Michel”, come di fatto fece. La madre Michel gli rispose: “Chiedi al Cappellano di tenere esposto il SS. Sacramento tutta la notte fino a domani mattina ed io pregherò in continuazione per l’ammalato fino alle ore sette del mattino successivo”. Il giorno dopo a quella stessa ora il mio fratello ammalato chiese improvvisamente la colazione e disse di volersi alzare perché era stanco di stare a letto: la mamma gli raccomandava di stare tranquillo, ma lui insisteva per avere quanto domandava e si constatò che era completamente guarito. Non ricordo di che malattia si trattasse, ma penso che fosse grave perché i medici dicevano che non poteva salvarsi (Isabella Bobbio)
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Amore soprannaturale per i sofferenti – La Madre amò in modo soprannaturale tutti i sofferenti, in modo speciale i più bisognosi in tutti i sensi. Quando c’era qualcuno di maggior bisogno mandava una Suora ad assisterlo dopo aver possibilmente, Lei di persona, fatta la prima visita. In particolare ricordo: La Madre una volta mi ha chiamata per compagna e lungo la strada, essendosi avvicinata una vecchietta che prima le parlò sommessamente in un orecchio, la vidi mettere la mano in tasca e porgere nella mano della vecchia qualche cosa, chiudendo la propria mano nella sua di modo che non potei vedere cosa abbia offerto. Dopo la congedò baciandola (Suor Cleofe Pennati)
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Amore grande per i poveri – Qualche volta è capitato che desse elemosine a chi poi andava a sprecarle e richiamata su questo punto rispondeva: “Noi dobbiamo fare la carità a tutti i bisognosi che chiedono, e se sene servono male, non sta a noi giudicarli”. Ho sentito in particolare che una poveretta, madre di più bambini era venuta a chiedere aiuto e la Serva di Dio, non avendo nulla, anche dopo aver cercato nella cassetta di S. Antonio, si volse alla Suora infermiera che aveva una certa somma per comperare una siringa; se la fece dare e la consegnò alla richiedente. La stessa Suora, uscendo di casa, incontrò proprio quella poveretta con i pasticcini comprati con quel che aveva ricevuto. Fece presente la cosa alla Serva di Dio e questa rispose: “Non interessarti di questo. Noi la carità l’abbiamo fatta per amor di Dio. Se l’altra ne ha abusato dovrà pensarci lei davanti al Signore” (Suor Cleofe Pennati)
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Particolari premure – La Madre ha sempre avuto il più grande amore per il prossimo, specialmente per i più bisognosi: li chiamava i suoi tesori e le sue perle. Quando veniva nel nostro reparto ci domandava personalmente se avevamo bisogno di qualche cosa. Aveva una particolare attenzione per le più bisognose, e sofferenti. In particolare per me ho sempre notato molta premura, mi domandava sempre come mi trovavo e se avevo bisogno di qualche cosa, dicendomi di non aver timore a manifestarlo. In particolare mi diede una volta un poco di caffè, raccomandandomi di prepararmelo. Ci raccomandava di frequente di volerci bene tra noi aggiungendo: “So che vi volete bene, avete tanta carità, perché quando qualcuna si sente male accorrete subito” (Giuseppina Cherio)
Il più grande amore per i più poveri