La messe è molta, ma gli operai sono pochi!
Ogni “grazia” del Signore, oltre che un dono per la nostra crescita, è anche una responsabilità per la nostra azione. Essa deve suscitare in ciascuna di noi un vivo desiderio di realizzare in modo adeguato e generoso la propria vocazione e di contribuire al progresso e maturazione di un’eventuale chiamata che altre persone, con le quali veniamo a contatto, possono percepire.
Tale impegno personale nei confronti delle indicazioni operative dell’Istituto sono un derivato delle nostre esperienze di pastorale vocazionale, ma portano anche a favorire un loro sviluppo più ricco ed efficace. In questo modo il nostro impegno concreto risponde alle attese di Dio nei nostri confronti.
Esso deve attuarsi anche come azione pastorale di diffusione del nostro carisma sia a livello individuale che comunitario. Ogni sorella deve sentirsi impegnata nella testimonianza che possa trasmettere il fascino di Madre Michel e suscitare una profonda motivazione a condividerne il carisma. Lo stesso vale per ogni comunità che, oltre alla testimonianza, deve essere aperta all’accoglienza di coloro, specialmente giovani, che vogliono fare un’esperienza religiosa fra noi, partecipando a diversi atti comuni della nostra giornata, in particolare alla preghiera.
A tale impegno inoltre devono sentirsi stimolate le suore che sono incaricate in modo specifico di questo servizio, sia nelle singole comunità che a livello provinciale. Esse devono dare una priorità elevata a questo impegno, realizzandolo con amore e con competenza.
Certo in questo momento non possiamo nasconderci le difficoltà che l’Istituto incontra e il travaglio che in un modo o nell’altro, esso vive. Constatiamo i limiti personali negli alti e bassi della nostra vita individuale e comunitaria, ma anche gli scogli che sono rappresentati dalla situazione globale del contesto culturale ed ecclesiale. Sappiamo tuttavia che il Signore è sempre con noi. Possiamo e dobbiamo avere fiducia e speranza che quanto il Signore ci suggerisce di attuare, Egli lo accompagna con la sua Grazia perché riusciamo ad attuarlo nella pratica. In questa prospettiva facciamo affidamento nel sostegno della Vergine Maria e nella benedizione e intercessione della Nostra Beata Fondatrice.
(Cfr Documento del XIII Consiglio Plenario, 2008)
RESPONSABILITÀ E IMPEGNO PER LA PASTORALE VOCAZIONALE
Documento delXIII Consiglio Plenario Generale a cura di padre Giuseppe Scarvaglieri OFMcap
RESPONSABILITÀ E IMPEGNO
PER LA PASTORALE VOCAZIONALE
Documento del
XIII Consiglio Plenario Generale
a cura di padre Giuseppe Scarvaglieri OFMcap
AD 2008
Roma, 17 – 28 gennaio 2008
“Perciò, fratelli santi, partecipi di una vocazione celeste, fissate bene lo sguardo in Gesù,
l’apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo”. (Ebrei 3,1)
“Sono quindi le persone consacrate che devono riscoprire l’arte pedagogica di suscitare e liberare le domande profonde, troppo spesso nascoste nel cuore della persona, dei giovani in particolare. Esse, accompagnando il cammino di discernimento vocazionale, saranno provocate a mostrare la sorgente della loro identità. Comunicare la propria esperienza di vita è sempre un farne memoria ed un rivedere quella luce che ha guidato la personale scelta vocazionale”. (Ripartire da Cristo 17)
“Ma non dobbiamo diffidare, non è vero? …Confidiamo invece moltissimo nella infinita misericordia del S. Cuore di Gesù… Egli non permetterà che si isterilisca questo albero, che Egli stesso ha piantato. Dobbiamo però pregare, pregare molto e soprattutto essere buone e generose e piene di carità fra di noi, per stare unite in un cuor solo ed un’anima sola, perché l’unione fa la forza… Diversamente saremo deboli e non faremo mai niente”. (Madre Teresa Michel, 20.1.1923)
INTRODUZIONE
Al momento attuale la vita consacrata, in genere, è costretta ad affrontare una grossa sfida che spesso è indicata con l’espressione: “crisi delle vocazioni”. Essa è evidenziata dal calo delle vocazioni, da una parte e, dall’altra, dalla crescita dell’età media e quindi dalla constatazione del diminuire delle energie e delle risorse personali, che rendono più difficile, dal punto di vista organizzativo, l’attuazione della missione carismatica degli Istituti.
D’altra parte la realtà esistenziale ed operativa dell’Istituto, ha nel proprio personale la risorsa principale, sia nell’ottica teologica che in quella operativa. La prospettiva teologica richiama alla mente il fatto che molte persone condividono la stessa grazia e vocazione come dono del Padre a vantaggio degli stessi chiamati e nella percezione che la vita dei membri di un istituto religioso è orientata a condividere gli stessi valori della sequela di Cristo e ad attuare le medesime scelte esistenziali a gloria di Dio.
L’ottica operativa mette in risalto il piano della Divina Provvidenza che si manifesta nel suscitare cuori generosi a servizio di coloro che si trovano nel bisogno o in qualche necessità. Ogni persona consacrata, infatti, sente di doversi impegnare costantemente ad attuare la propria missione carismatica al servizio dei fratelli, sull’esempio di Gesù, che come Egli stesso ha detto: “…è venuto a servire e non ad essere servito”.
Per questo tutti gli istituti religiosi sentono il peso di questa situazione e s’interrogano su come superare questo momento per esprimere la propria fedeltà e manifestare un effettiva vitalità. Si fa ricorso alle diverse risorse che la fede mette a nostra disposizione: la preghiera insistente e costante, l’offerta dei propri sacrifici, il potenziamento delle iniziative di pastorale vocazionale teologicamente fondate e giustificate.
Anche il nostro Istituto sente una tale esigenza e da tempo si è impegnato in questo campo mettendo a disposizione molte energie. Percepisce inoltre che forse quanto è stato fatto non è ancora abbastanza e non del tutto rispondente alla sua urgenza e attualità. Ne è dimostrazione il fatto che pure il Consiglio Plenario ha dovuto affrontare questo argomento per avere uno scambio di esperienze e per dare maggiore incisività alla propria pastorale vocazionale. (cfr Cost. 94, e Dir. Gen. 42, 43, 44)
A tal fine era necessario riflettere sui capisaldi dottrinali e teologici del tema vocazionale, come un ulteriore incoraggiamento e più documentato supporto e potenziamento del nostro impegno in questo campo. Per questo sono state invitate le Superiori Provinciali e la delegata dell’India a proporre una propria esposizione per condividere le diverse iniziative attuate nelle differenti province. I rispettivi contenuti mostrano che tutto l’Istituto si sente effettivamente impegnato a tale riguardo.
Pertanto durante i lavori del Consiglio Plenario si è constatato l’impegno profuso, ma nello stesso tempo si è espressa la necessità di continuare ancora con maggiore impegno. Questo comporta la proposta di un progetto globale che organizzi in modo organico e valido le diverse iniziative: la rivisitazione dei principi teologici, ecclesiali e carismatici, lo scambio delle iniziative valide da una realtà all’altra secondo la convenienza, e la ricerca di nuove strade e cammini in linea con tale prospettiva.
In questo senso presentiamo una serie di proposizioni che toccano i vari punti di un progetto di pastorale vocazionale. La prospettiva sostanzialmente è quella di sollecitare tutte le suore e le comunità a prendere spunto anche dalle esperienze ed iniziative delle altre province e a coinvolgersi nell’attuazione delle diverse proposte: con più incisività, con maggiore creatività, con costante intraprendenza e con effettiva concretezza.
1. Dimensione teologico-spirituale
“Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”. (Mc 10,21)
“La nostra testimonianza evangelica personale e comunitaria,è la migliore presentazione per la Congregazione,favorendo vere vocazioni,capaci di rispondere generosamente all’appello di Dio”. (Cost. 94)
A) Fondamento biblico e teologico:
Approfondire ed interiorizzare in modo dinamico ed operativo quello che la Parola di Dio ci comunica a riguardo della chiamata dei grandi personaggi dell’Antico Testamento. Cogliere il modo come la Parola di Dio esprime la chiamata e come descrive la risposta di Abramo, Mosè e Samuele per suscitare in noi un atteggiamento corrispondente e fiducioso nella proposta di Dio. In tale prospettiva la vocazione viene interiorizzata come un dono di Dio che ci arricchisce e ci rende disponibili agli altri.
Gesù nel Vangelo è il modello perfetto del modo come attuare la pastorale vocazionale. Egli chiama gli apostoli e rivolge il suo invito anche ad altri sottolineando che la scelta che Egli fa è una scelta di amore e arricchisce chi la riceve e coloro che sono destinatari della loro missione. Convinti che il suo stesso comportamento è un comando per noi, nella nostra azione pastorale per le vocazioni, dobbiamo saper suscitare negli altri una risposta pronta, radicale e rispondente alla missione che il Signore vuole affidare al chiamato.
Lungo la storia della Chiesa notiamo la costante presenza di Dio che chiama ed affida missioni particolari ai grandi Santi tra cui possiamo notare anche i Fondatori. La loro vita è cambiata dalla risposta data alla vocazione ed è stata resa strumento di mediazione per manifestare agli altri l’amore e la tenerezza di Dio.
La nostra Madre ha percepito, attraverso il travaglio delle vicende della sua vita, una chiamata a seguire Cristo che annuncia il Vangelo e cura ogni sorta di malattia. La modalità secondo cui ella segue l’ispirazione dello Spirito, mette in evidenza la storia di ogni vocazione. Ispirandoci a Lei noi possiamo trovare piste e suggerimenti per il modo come aiutare e sostenere coloro che Dio chiama al nostro Istituto, per associarsi alla missione di Madre Michel e alla Congregazione da lei fondata.
B) Motivazioni fondamentali
L’autenticità di una vocazione è data principalmente dalla presa di coscienza che tutta la vita dell’uomo e della donna deve essere orientata alla gloria di Dio. Diventa importante allora, partire nella pastorale vocazionale, dalla coscienza del modo come impostiamo la nostra esistenza per suscitare effettivamente la motivazione di orientare la propria vita alla gloria di Dio.
Un’altra motivazione profonda che si accompagna al germe di una vocazione è quella di dare una risposta all’amore di predilezione che Gesù mostra nei confronti di ogni chiamato. Pertanto occorre rendere coscienti i giovani, che percepiscono il germe della vocazione, di spendere la vita come risposta all’amore ricevuto. Come San Paolo, il chiamato deve pensare di spendersi completamente per Lui. In questo senso egli attua la propria vita come una missione per continuare l’opera di salvezza portataci da Gesù.
La pastorale vocazionale che noi dobbiamo svolgere comprende le forme di consacrazione che nella storia della Chiesa hanno avuto un particolare rilievo specialmente nei fondatori che hanno caratterizzato la loro vita con il servizio caritativo a vantaggio dei poveri e di coloro che si trovano nel bisogno. Animando e accompagnando la crescita della risposta alla chiamata di Dio, evidenziamo possibilmente l’esemplarità di Madre Michel come donna che consacra tutta se stessa, sull’esempio di Gesù, al servizio dei fratelli.
C) Attuazione di iniziative secondo ambiti importanti
L’impegno per la pastorale vocazionale ha un suo primo imperativo nella espressione di Gesù: “Pregate il padrone della messe perché mandi operai alla sua messe”. Anche noi dobbiamo sentirci animati dalla compassione di Gesù al vedere il popolo che era come un gregge senza pastore ed invocare con la preghiera continua e assidua che il Signore susciti nel cuore dei giovani grandi ideali per una crescita personale e un servizio ecclesiale e sociale. Dobbiamo essere convinti che la preghiera costituisce un grande mezzo perché il Padre realizzi il suo piano di salvezza nei diversi tempi e nelle differenti culture.
Un altro grande mezzo della pastorale vocazionale consiste nell’annuncio della Buona Novella che comunica agli uomini di tutti i tempi la salvezza portata da Cristo. Nell’ambito dell’opera di evangelizzazione è importante includere il tema delle vocazioni nel senso che dobbiamo sentirci impegnati sia a diffondere la concezione della vita come vocazione generale ma anche come vocazione ad una forma di consacrazione specifica.
Paolo VI ha affermato: “L’uomo di oggi ha bisogno più di testimoni che di maestri”. Questo incoraggiamento deve caratterizzare anche la nostra azione pastorale a favore delle vocazioni, rendendoci coscienti che la prima azione o iniziativa è la testimonianza della nostra vita. Dobbiamo mostrare nella quotidianità il senso profondo e il valore trascendente della sequela di Cristo, per rendere più facile a coloro che ci stanno attorno, l’accettazione di una eventuale chiamata di Dio ad una speciale consacrazione a Lui e al servizio dei fratelli.
2. Dimensione pratico-operativa
“Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù”. (Fil 3,12-14)
“Il consacrato è, per sua natura, anche animatore vocazionale; chi è chiamato, infatti, non può non divenire chiamante. C’è dunque un legame naturale tra formazione permanente e animazione vocazionale”. (Ripartire da Cristo 16)
A) Le caratteristiche personali delle operatrici
L’azione pastorale per le vocazioni è un ambito molto delicato oltre che importante. Questo richiede un’adeguata sensibilità in coloro che vi si impegnano o sono incaricate per operare in questo settore. Sono molte le qualità richieste: donna gioiosa, di preghiera, che crede nella sua vocazione, capace di relazionarsi, che sappia leggere i segni dei tempi, abbia un cuore materno, un grande senso di appartenenza e si senta inviata dalla congregazione o comunità. Queste caratteristiche sono molto importanti per svolgere un’adeguata animazione e accompagnamento dei giovani che mostrano i segni della chiamata di Dio. Tali doti naturali possono e devono essere anche potenziati da una adeguata e proporzionata preparazione dal punto di vista delle scienze biblico-teologiche e delle scienze umane per conoscere meglio la psicologia dei giovani ed il loro contesto ambientale.
Il modo come agire nell’ambito della pastorale vocazionale richiede anche un coinvolgimento comunitario e provinciale. Diventa allora necessario che ogni circoscrizione organizzi una adeguata programmazione a lungo o a medio termine. Questa contiene anche indicazioni sia organizzative che propriamente operative, ne scandisce i tempi, ne coordina gli interventi in modo che l’azione pastorale risulti rispettosa della crescita del soggetto ed efficace per lo sviluppo e maturazione dei germi vocazionali.
Nel contesto della programmazione accennata nel paragrafo precedente risulta opportuno, se non proprio necessario, la costituzione di una equipe provinciale, nominata dal Governo Provinciale, che in modo prioritario esplichi la sua azione per animare le altre suore e le comunità, coordinare meglio tempi e modi, per una crescita equilibrata sempre più determinata verso l’opzione fondamentale.
B) Gli aspetti organizzativi
Gli aspetti organizzativi principali vanno applicati sia all’azione spontanea sia a quella coordinata dall’equipe. I principali punti di riferimento sono: il dove e il quando. A riguardo del dove possiamo fare riferimento ai luoghi fisici e ai luoghi figurati. In riferimento al primo tipo va sottolineata l’azione che può svolgere ogni nostra comunità in cui viviamo, realizzando il modello della prima comunità di Gerusalemme, capace quindi di suscitare l’ammirazione di coloro che ci stanno attorno: “Vedi come si amano”.
Altro luogo importante sono le parrocchie e le realtà ecclesiali locali in cui siamo presenti e con cui collaboriamo sia nella pastorale generale che nell’azione concreta al servizio dei fratelli. È anche importante agire nelle nostre opere, nei gruppi e nei movimenti giovanili, aiutandoli a vivere la dimensione cristiana della vita e incoraggiandoli a prendere coscienza di una eventuale chiamata del Signore. Ugualmente significativo è il rapporto con le famiglie sia per animarne la dimensione cristiana, sia per renderle favorevoli alla eventuale decisione dei figli. Dobbiamo sentirci interessati anche alla conoscenza del contesto e del luogo di provenienza delle giovani.
In rapporto alla scansione delle iniziative siamo invitati a utilizzare diversi eventi ecclesiali e congregazionali: feste locali, ricorrenze interne, professioni, celebrazioni di 25° e 50° ecc. per realizzarli come occasioni di proporre un messaggio vocazionale sia in genere che specifico. Altre opportunità sono quelle relative al tempo liturgico e alla vita della comunità locale, cogliendo anche in queste circostanze, l’occasione per trasmettere il fascino che promana da Madre Michel in funzione di proposta vocazionale. Possiamo utilizzare, in funzione della pastorale vocazionale: giornate della gioventù, pellegrinaggi, congressi, mese vocazionale, fine settimana, campi scuola, missioni popolari, ricorrenze locali (festa del patrono), visite a scuole e altre organizzazioni.
C) Le modalità più significative e gli strumenti efficaci:
Le iniziative di pastorale vocazionale possono essere attuate sia con particolare riferimento ai tratti specifici della nostra vita, sia in collaborazione della chiesa locale, la parrocchia e la diocesi. Altra modalità importante, spesso favorita o preferita dalla chiesa locale, è costituita dagli incontri intercongregazionali in cui anche noi, come gli altri istituti, possiamo presentare la nostra Congregazione, il carisma di Madre Michel, le opere e i servizi che compiamo a vantaggio della chiesa locale e della società circostante.
Gli strumenti da usare nella pastorale vocazionale presentano un’ampia gamma di circostanze e risorse. Sono importanti e indispensabili i contatti personali in cui con delicatezza e discrezione facciamo prendere coscienza ai giovani della chiamata di Dio e li incoraggiamo a dare una risposta positiva. Il primo contatto deve essere seguito da un’azione di accompagnamento per alimentare la crescita e lo sviluppo di un progetto di vita che man mano la giovane va compiendo. In quest’ottica può servire anche il permettere alle giovani un’esperienza nelle nostre missioni.
In prospettiva di una pastorale vocazionale autentica risulta molto significativa e importante la disponibilità delle nostre comunità. Esse siano aperte ad offrire alla gente, ma specialmente alle giovani, la possibilità di vivere un’esperienza religiosa e spirituale partecipando all’uno o all’altro atto comune, compatibilmente con la propria situazione e le richieste collegate con il cammino della propria maturazione vocazionale.
Altri strumenti che abbiamo a nostra disposizione riguardano le diverse forme di comunicazione interpersonale, la preparazione di sussidi e stampe varie, ma anche l’uso degli strumenti che la tecnologia oggi mette a nostra disposizione: mass media, uso del web, arrivando possibilmente alla creazione di un sito della nostra congregazione in cui sia presente una pagina dedicata alla pastorale vocazionale, costantemente rinnovata e aggiornata. Per una migliore attuazione delle iniziative indicate, ogni comunità contribuisca anche finanziariamente.
CONCLUSIONE
“Perciò, fratelli santi, partecipi di una vocazione celeste, fissate bene lo sguardo in Gesù, l’apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo”. (Ebrei 3,1)
“Sono quindi le persone consacrate che devono riscoprire l’arte pedagogica di suscitare e liberare le domande profonde, troppo spesso nascoste nel cuore della persona, dei giovani in particolare. Esse, accompagnando il cammino di discernimento vocazionale, saranno provocate a mostrare la sorgente della loro identità. Comunicare la propria esperienza di vita è sempre un farne memoria ed un rivedere quella luce che ha guidato la personale scelta vocazionale”. (Ripartire da Cristo 17)
“Ma non dobbiamo diffidare, non è vero? …Confidiamo invece moltissimo nella infinita misericordia del S. Cuore di Gesù… Egli non permetterà che si isterilisca questo albero, che Egli stesso ha piantato. Dobbiamo però pregare, pregare molto e soprattutto essere buone e generose e piene di carità fra di noi, per stare unite in un cuor solo ed un’anima sola, perché l’unione fa la forza… Diversamente saremo deboli e non faremo mai niente”. (Madre Teresa Michel, 20.1.1923)
Il complesso delle indicazioni operative, che il presente documento contiene, sono il frutto di un lavoro di riflessione che il Consiglio Plenario ha potuto raccogliere e proporre per incrementare ancora di più lo slancio di comunicare ad altri la nostra stessa vocazione. A tale prospettiva hanno dato il proprio contributo sia l’esposizione di Mons. F. Charrier, sia le relazioni delle Superiore provinciali, che hanno prospettato come vivere la nostra vocazione e hanno richiamato con quale spirito attuare le iniziative concrete della pastorale vocazionale nei diversi contesti.
Nel complesso ne sono derivate indicazioni riguardanti le proposte e hanno offerto un’ulteriore sollecitazione verso un impegno più concreto per l’attuazione delle varie iniziative. Pertanto occorrerà insistere con più creatività, incisività, intraprendenza e concretezza. In questo senso diventa importante cogliere “il fuoco dell’amore e il vento dello Spirito”, che deve essere sotteso a tali considerazioni ed esortazioni.
Sappiamo peraltro che ogni “grazia” del Signore, oltre che un dono per la nostra crescita, è anche una responsabilità per la nostra azione. Essa deve suscitare in ciascuna di noi un vivo desiderio di realizzare in modo adeguato e generoso la propria vocazione e di contribuire al progresso e maturazione di un’eventuale chiamata che altre persone, con le quali veniamo a contatto, possono percepire.
Tale impegno personale nei confronti delle indicazioni operative enucleate sono un derivato delle nostre esperienze di pastorale vocazionale, ma portano anche a favorire un loro sviluppo più ricco ed efficace. In questo modo il nostro impegno concreto risponde alle attese di Dio nei nostri confronti.
Esso deve attuarsi anche come azione pastorale di diffusione del nostro carisma sia a livello individuale che comunitario. Ogni sorella deve sentirsi impegnata nella testimonianza che possa trasmettere il fascino di Madre Michel e suscitare una profonda motivazione a condividerne il carisma. Lo stesso vale per ogni comunità che, oltre alla testimonianza, deve essere aperta all’accoglienza di coloro, specialmente giovani, che vogliono fare un’esperienza religiosa fra noi, partecipando a diversi atti comuni della nostra giornata, in particolare alla preghiera.
A tale impegno inoltre devono sentirsi stimolate le suore che sono incaricate in modo specifico di questo servizio, sia nelle singole comunità che a livello provinciale. Esse devono dare una priorità elevata a questo impegno, realizzandolo con amore e con competenza. In questo siano anche incoraggiate dal Governo Provinciale e sostenute nel superare le eventuali difficoltà.
Le singole proposte peraltro tendono a suggerirci modalità e circostanze secondo le quali tutto l’Istituto vuole attuare il potenziamento della propria azione pastorale nel campo vocazionale. In tale ottica occorre essere coraggiose e intraprendenti, all’altezza dei tempi e delle istanze culturali e locali e dove possibile e utile, coinvolgerci nella chiesa locale e con le altre congregazioni, come appunto emerso e proposto dal Consiglio Plenario.
Certo in questo momento non possiamo nasconderci le difficoltà che l’Istituto incontra e il travaglio che in un modo o nell’altro, esso vive. Constatiamo i limiti personali negli alti e bassi della nostra vita individuale e comunitaria, ma anche gli scogli che sono rappresentati dalla situazione globale del contesto culturale ed ecclesiale. Sappiamo tuttavia che il Signore è sempre con noi, che la sua grazia opera anche attraverso questi suggerimenti del Consiglio Plenario.
Possiamo e dobbiamo avere fiducia e speranza che quanto il Signore ci suggerisce di attuare, Egli lo accompagna con la sua Grazia perché riusciamo ad attuarlo nella pratica. In questa prospettiva facciamo affidamento nel sostegno della Vergine Maria e nella ben edizione e intercessione della Nostra Beata Fondatrice.
“Uniti a Maria, la Madre di Gesù, le nostre comunità invocano lo Spirito,
Colui che ha il potere di creare fraternità irraggianti la gioia del Vangelo,
capaci di attrarre nuovi discepoli, seguendo l’esempio della primitiva comunità:
“erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nell’unione fraterna,
nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2,42), “e andava aumentando
il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore” (At 5,14).
(VFC 71)