«Non si muove foglia che Dio non voglia»
Quante volte ho sentito dire queste parole con tutte le possibili variazioni sul tema; la rabbia di chi vuole che le cose andassero diversamente, la fiducia cristiana, la rassegnazione pagana di fronte al cosi’ detto «destino», e via dicendo.
La frase è vera, ma la foglia si muove in un modo o un altro a seconda se spira lo scirocco o la tramontana. La mia impressione è che dietro questa frase molte volte non si nasconde fede, ma qualcosa che è più vicino alla concezione pagana del «fato» del «destino», con l’atteggiamento dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia.
Non parliamo poi di tutte quelle mentalità che si sono costruite un’immagine di un Dio-padrone, il quale agisce con gli occhi bendati facendo morire chi non dovrebbe, non si cura che tanti innocenti soffrono ingiustizie,… Sappiamo che Gesù ha detto «Beato chi ha fame e sete di giustizia» e togliamo questa beatitudine a Dio. Poi andiamo a pregare e diciamo con disagio «Padre Nostro». Veramente una fede che è impasto di credenze!
Il discorso sulla Provvidenza s’inserisce in contesti come quello delineato sopra. Si scontra con il nostro paganesimo, perciò non meravigliamoci se, mentre cerchiamo di chiarire, sentiamo una spinta a non crederci e a rimanere nelle nostre idee di Provvidenza.
Proviamo a parlare della Provvidenza e cerchiamo di metterci in ascolto senza «però», lasciando scalfire le nostre idee preconcette.
Nella prima pagina della Bibbia leggiamo che le acque devono brulicare di vita, che le piante, gli animali e l’uomo devono moltiplicarsi (Gen1).
Dio non è geloso dei suoi poteri, li comunica. Anzi all’uomo dà la capacità di custodire (=avere cura) e di coltivare (=far nascere dalla terra cose nuove).
È questa la Provvidenza? Io direi che questa è una rivelazione della Provvidenza. Capacità di generare la vita, capacità di custodire e non far andare a male, capacità di far spuntare quello che prima non c’era, sono qualità che Dio ha comunicato perché Lui è tale.
All’inizio della lettera agli Efesini (1,3-1,4), S.Paolo ci dà il quadro completo del progetto di Dio, prima nascosto e poi rivelato nella persona di Gesù. S.Paolo ci parla di un progetto pazzesco. Dio ha in cantiere di accogliere ciascuno di noi come figlio e per questo motivo manda il Figlio incontro alla morte. Progetto pazzesco nel senso che il mondo sembra andare in altra direzione. Siria, Estremo Oriente, America Latina, Albania, Russia,… prostituzione, droga, tangentopoli,… altro che progetto di Dio!
Nel cuore di Dio c’è paternità, per questo motivo ha progetti impossibili per chi non vive da fratello. A Lui non va la tecnica del calcio per spazzare via gli indegni, in modo che rimangano i buoni.
Non Gli va perché è un progetto pensato da chi si sente persona a posto. Il Vangelo ha chiamato ipocriti questo tipo di persone e li ha radiografato nella figura del figlio maggiore che, nel suo perbenismo, non capisce l’amore del Padre e non ha cuore di fratello (Lc 15,25-32).
Per noi che siamo come il figlio minore o come il figlio maggiore della parabola, per noi che siamo tutti peccatori (cioè con una mentalità molto distante dalla logica della sua carità, per cui basta una piccola difficoltà per raffreddare la fraternità fra noi), Dio ha pensato questo progetto. Egli ci manda Suo Figlio per incominciare a provare fin d’ora gli effetti di questo rapporto in cui noi ci sentiamo veramente «figli».
Se il progetto di Dio lo guardiamo da questo punto di vista, risulta ancora più pazzesco. E’ possibile che io chiami «Papà» uno che non conosco. Riesco a volere bene a chi mi fa del bene, ma sentirmi figlio è possibile provarlo soltanto davanti a chi mi ha generato, mio padre e mia madre. Per Gesù è naturale sentirsi Figlio, ma noi lo dobbiamo acquisire. Siamo figli acquisiti, adottivi!
E la Provvidenza? Non siamo lontani.
Noi conosciamo la parola «creatura». Una parola strettamente legata al mistero della Provvidenza. Con questa parola vogliamo dire «E’ stata messa al mondo da un’altra persona». Ma significa anche «Qualcuno che ha bisogno di aiuto, di sostegno,… di provvidenza». Noi siamo «creature», cioè continuamente avvolte dalla Provvidenza, come un bambino è avvolto dalle cure dei genitori più che dai suoi vestiti.
«Credo nella Provvidenza!» Significa che Dio ti vuole insegnare a dire con ogni cellula del tuo corpo, con ogni parte del tuo cuore, in ogni angolo della tua mente «Abbà» quando ti rivolgi a Lui. Apprendi questo e la Sua Provvidenza si realizzerà in te. Questo è il primo comandamento (Mc 12,30). Questa è Provvidenza perché dà la dignità di figli a tutti noi peccatori.
«Credo nella Provvidenza !» Sappi che Dio ti vuole insegnare a dire con ogni cella del tuo corpo, con ogni parte del tuo cuore, in ogni angolo della tua mente «Fratello» al tuo prossimo. Quando tu vivi la Santità di Dio e collabori alla realizzazione della Provvidenza nella vita degli altri, li aiuti a conquistare la nuova dignità di figli. Con la tua fede in Dio Provvidenza diventata maniera di vivere, tu diventi la speranza di coloro che sono dimenticati da tutti, che non sono trattati da fratelli, che sono sfruttati, che non sono calcolati perché qualcuno ha deciso che valgono solo trenta denari.
Questa è Provvidenza perché ridà la dignità di fratelli, servendoti di gesti semplici, alla portata di tutti: dar da mangiare all’ affamato, dar da bere all’ assetato,… cosi’ anche la Creazione partecipa al mistero della Provvidenza.
Il Signore sa che questo è molto lontano da noi, ma ci dà il Suo Spirito per incominciarlo a vivere con quegli sprazzi di libertà interiore che man mano conquistiamo. Per non perderci d’ animo ha mandato Suo Figlio, ci ha inserito nella Sua Chiesa, fa in modo che in ogni epoca abbiamo dei modelli, i Santi.
Torniamo al fatto della foglia e del vento.Quando il bambino si fa male, la mamma gli dà un bacio dove si è fatto male, il bambino si sente rincuorato. Il bambino sta male, la mamma lo porta dal dottore: per lui la mamma è più Provvidenza del dottore. Tutto diventa di poco senso se accanto a noi non c’è qualcuno che ci ama. Questa è la Provvidenza.
I disastri, la morte, la malattia, la miseria,… sono le occasioni della Provvidenza. Dio con il suo Amore è lì dove ogni figlio soffre. Ma chi soffre come farà a capire questo, se i fratelli non gli sono accanto? Chi soffre come fa a capire questo, se non c’è qualcuno che accetta di rimanere sulla sua croce (quella dell’ammalato, dell’affamato, …). Per questo il Signore susciterà sempre Madri Michel, Don Orione, Teresa Di Calcutta, … Beh, l’italiano non è coretto, ma si capisce.
La Provvidenza non è quella che deve impedire all’ acqua calda di scottare il bambino, ma quella di dare una madre, una sorella, un fratello (Mc 3,31-35) che lo aiuti a non fare gesti sconsiderati nell’ attesa che cresca, e che stia accanto a lui con amore quando si scotta.
Stare dalla parte della Provvidenza significa cogliere l’occasione delle gioie e dei disastri per far muovere la foglia verso la Paternità di Dio, con un gesto di fraternità.
Un altro piccolo dubbio. Io sono stato educato con il vecchio catechismo, il quale diceva: «...significa che Dio conduce ogni cosa al fine per cui ha creato, con bontà, con sapienza, e giustizia infinita».
Che cosa significa?
Non perdiamoci nei dedali della teologia. Significa che Dio non si arrende davanti ad ogni logica alternativa che abbaglia con la necessità di difendere i propri diritti, con la falsa libertà, con la tecnica, ma che in effetti porta al non rispetto della vita, a legalizzare e dare via libera al male, a ridurre gli uomini a numeri. Sono le logiche di Caino, degli uomini del diluvio, della torre di Babele.
Queste sono logiche che alzano barriere tra gli uomini o gettano le fondamenta di queste barriere.
In queste situazioni Dio è impegnato con tutta la sua sapienza, con tutta la forza della sua bontà, con tutta la sua giustizia, cioè con la sua voglia di riscattare ogni uomo. Dio, infatti, è giusto perché è sempre pronto ad accogliere ciascuno di noi come figlio, anche se ha dilapidato quanto ha ricevuto purché torni. La sua giustizia si manifesta nel ridare la dignità perduta al figlio che intende tornare.
Noi siamo figli alla maniera di Gesù se diventiamo Provvidenza come Gesù. «Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare al Padre; quello che Egli fa anche il Figlio lo fa» (Gv 5.19).
Salvatore Nipitella s.j.