Una capacità di fortezza e di costanza

Scheduled Eventi Notizie Notizie Congregazione Notizie Laici Pastorale Vocazionale

 

Risultato immagine per aurora

 

Fortezza e coraggio spirituale

 

“Mia cara figlia, prega il Signore perché abbia il coraggio di cominciare davvero senza rispetto umano e con la fortezza che può dar solo l’amor di Dio per rompere tutti i lacci che mi tengono ancora schiava, per sopportare qualunque taglio che a Lui piaccia fare, pur di salvarmi e salvare le anime che mi ha affidato. È una responsabilità terribile: supplica la Madonna che mi salvi come Madre di Misericordia”.

Questo brano di una lettera scritta dalla Madre Teresa Grillo Michel mi ha incuriosito, anzi mi ha sorpreso; non certamente per la richiesta di preghiere, né per le responsabilità di una scelta di vita, possiamo dire, avventurosa e incerta. In verità la Madre non stava per rompere i lacci che, a dir suo, la tenevano schiava, ma per i lacci di una vita dedicata totalmente ai figli di quel Dio che attraverso Gesù Cristo consegnerà a tutti coloro che vivono con mente e cuore aperto, e che accolgono l’invito dello stesso Gesù: “Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli  che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; ed egli fa sorgere il suo sole sui cattivi  e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti’! (Mt 5. 44-45). Erano, certamente, i lacci che ognuno prova quando deve chinarsi, e tanto più quando vuol servire gli ultimi di questo mondo che, volere o no, suscitano avversione; ne abbiamo un chiaro esempio nel testamento scritto da Francesco di Assisi: “Il Signore concesse a me, frate Francesco, di incominciare a far penitenza, poiché, essendo io nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi: e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi,  ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo “.

Questa prospettiva accompagna la vita delle persone, e ancor più i cristiani che si propongono di seguire i passi di Gesù cercando di imitarlo, quanto più è possibile, nel servizio dei fratelli e delle sorelle che sono nel bisogno.

Proviamo a seguire passo passo la vita della beata Madre Michel. Da una condizione sufficientemente agiata della sua famiglia e con una sincera accoglienza nella società “bene” della città di Alessandria di fine ‘800 e inizio “900, attraverso una crisi che noi possiamo intuire assai dolorosa, così come appare dal racconto di testimoni e dalla stessa Madre, approdò ad un tenore di vita del tutto contrastante dalla precedente: la troviamo sulla sponda della vita dei poveri e dei bisognosi della società dei tempi suoi, che sappiamo assai squilibrata tra poveri e ricchi e tra chi ha potere e chi non ha voce alcuna.

Io stesso per poter comprendere quale fu la forza e il coraggio per fare questo passo che la poneva fuori dal “suo mondo”, ho dovuto fare riferimento alla mia vita di bambino e di adulto, proveniente da una famiglia ricca di amore ma assai povera di mezzi. Si era sempre ultimi in ogni cosa, anche nella richiesta e tanto più nell’ottenere un aiuto; si aveva la sensazione di essere di peso a tutti anche quando qualcuno, penso a qualche Religiosa e a qualche Sacerdote, ci diceva che tutte le persone hanno i medesimi diritti e doveri, e che la dignità della persona umana non dipendeva dai beni materiali. Questa esperienza mi aiutò e mi aiuta ancor oggi, a intuire, se non a capire, la fortezza, la determinazione, il carattere di madre Teresa, se pensiamo che anche nel mondo dei cristiani ebbe ostacoli da superare anche di tipo mentale (la cultura non portava ad apprezzare chi, da ricco e potente si faceva povero; Gesù stesso era incompreso: “Da dove viene costui? Ma non è il figlio del carpentiere?… da dove gli vengono questa scienza e sapienza?”). Ancor oggi difendere ed aiutare i più emarginati non paga: o ti danno del rivoluzionario o ti ritengono per natura un esiliato dalla moderna società.

Si individua, in parecchi passi della vita della Madre, un carattere forte di fronte a situazioni di difficoltà che avrebbero piegato anche il più resistente di noi; e qui non è difficile comprendere come tale fortezza dipendesse certamente da un dono della natura, ma assai più dal suo Signore. Scrive infatti: “Il segreto di riuscire sta nel diffidare di noi e nel mettere tutta la nostra fiducia in Dio, non desiderando che il bene delle anime, il trionfo della carità, e la gloria del Signore”. Il dialogo con il suo Signore è quotidiano e costante ed è la forza della grazia che le dona convinzioni profonde e un abbandono nel suo Signore. La fonte è unica: l’amore che tracima da Cristo Signore su di lei e su tutte le persone che incontra o va a cercare negli angoli più bui e meno frequentati della società: quelli della miseria, non solamente materiale ma anche morale, della tristezza e dello sconforto, della confusione e dello smarrimento.

Questo ambiente non fu per la Madre la visione “oleografica” che sovente si riscontra sulle immaginette, sulle cartoline o nei manifesti; la sua fu una vita conquistata e realizzata di giorno in giorno con sofferenze e, sovente, in contrasto con coloro che giudicavano la condizione scelta non compatibile con la sua origine “borghese” o anche sconveniente ad una religiosa (si pensi quanto, ai tempi di madre Michel, fosse in auge “il genio femminile” e “il carisma delle donne” richiamati da Papa Giovanni Paolo II nella sua Enciclica “Mulieris Dignitatem”). Una scelta di questo tipo ha richiesto quel coraggio spirituale che riassume in sé l’opera di Dio, una fede a tutta prova, un amore illimitato, una capacità di fortezza e di costanza, una volontà che non si ferma dinanzi a nessun ostacolo. ln gergo laico si direbbe “una persona riuscita”, in linguaggio cristiano si dice “santo”; ce lo conferma ancora la Madre in un suo scritto del 1924: “Più si incorre nel disprezzo e nelle contraddizioni umane, più vi è a sperare che il fondamento delle opere nostre sia solido, perché il Signore così ha permesso fossero trattati i santi… Il sacrificio è la vera, sicura garanzia dell’amore e più sapremo amare “in spirito e verità” e più sarà sostanziale benché non visto dalle creature, il nostro trionfo!”.

Ecco, “Fortezza e Coraggio Spirituale” esaltati non a parole ma nel concreto della vita. Afferma ancora Papa Wojtyla: “Appare all’evidenza che la donna è posta a far parte della struttura vivente ed operante del cristianesimo in modo così rilevante che non ne sono forse ancora state enucleate tutte le virtualità” (MDI, 1). Il campo è quindi ancora aperto.

Sua Ecc. Mons. Fernando Charrier

Vescovo emerito di Alessandria

 

 

 

 

 

 

rfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-slide