… la prova fondamentale dell’impegno

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ZELO E APOSTOLATO IN MADRE MICHEL

 

Anche qui la messe è molta, ma gli operai sono pochi, e soprattutto gli operai evangelici. Non è necessaria una grande istruzione, ma un vero amore di Dio, zelo per le anime e volontà di lavorare. Il Signore ci voglia dar grazia di poter fare veramente un po’ di bene e di non lasciarci prendere dal disanimo per le grandi difficoltà che vi sono da vincere”.

Madre Teresa Michel, ora Beata, così descriveva, nel giugno del 1907, la sua missione terrena al servizio del Signore. La sua vita da “piccolo strumento nelle mani della Divina Provvidenza”, come ella stessa amava definirsi, fu esempio di cui oggi tanto si avverte il bisogno e, purtroppo, la mancanza: desiderava essere una missionaria, impegnata nella trasmissione del messaggio di salvezza non tanto e non solo con l’aiuto di grandi apparati e ricche risorse finanziarie, quanto piuttosto con l’annuncio semplice ed immediato che deriva dalla semplicità e dalla incondizionata dedizione al bene delle anime. Non a caso, alla sua Istituzione ed alle sue religiose assegnò il glorioso titolo della Divina Provvidenza, indicativo insieme di una speranza superiore, soprannaturale, e di una certezza inconcussa nell’assistenza del Signore per il compito affidatole.

Nei suoi scritti, la summa dei pensieri ai quali ispirare le concrete azioni quotidiane. Emblematico, al riguardo, il messaggio natalizio del 1937, rivolto alle sue consorelle: “Amate tutto ciò che Dio comanda e desidera e questo amore vi infiammerà di zelo, vi farà vincere ogni difficoltà, renderà il vostro apostolato fecondo di tutto il bene che da ciascuna di voi si è ripromesso il Cuore Divino nell’ora in cui vi ha fatto sentire la misteriosa voce della vocazione a questa Piccola Opera”. Tra queste righe, risaltano i due concetti che furono punti di riferimento costanti dell’agire di madre Michel; lo zelo e l’apostolato, ai quali ella diede grande spazio e rilevanza, nelle riflessioni come nell’operato di ogni giorno. Importanti gli insegnamenti che ne derivano. Per la Beata, lo zelo è amore puro, intenso, fervente, come già lo era stato per il profeta Elia, che ne aveva fatto le sue insegne: “Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti” (1 Re 19, 10.14). Dove è acceso un gran fuoco, altro non si richiede che l’irradiazione del calore: tanto più acceso sarà lo zelo, dunque, tanto più pura la fiamma della carità, amore soprannaturale di benevolenza dell’uomo verso Dio, Padre nostro che merita di essere amato al di sopra di tutte le cose. “Il Signore sia proprio nei nostri cuori e si degni di manifestarci la sua volontà e darci la grazia di poterla eseguire sempre”, ricordava madre Michel in una lettera vergata di suo pugno nel 1907, aggiungendo: “Già troppo tempo si è perduto. Con tutto l’ardore, dobbiamo procurare di avanzarci ed operare e non più rimanere inerti e timorosi, lasciandoci sopraffare dal nemico”.

Uno zelo, dunque, che si trasforma in ardore acceso sempre disinteressato, costruttivo, illuminato. Esso non sfocia mai in cieca ostinazione né conduce a forme di fanatismo, ma utilizza per la sua azione tutte le sorgenti di luce che gli consentono di penetrare il disegno divino, onde compromettere la presenza del male e il suo rapporto con la gloria che Dio vuol trarre da un mondo nel quale ha permesso e tollera il suo nemico. Come ogni cristiano autentico, per i quali è luminosa testimonianza, madre Michel dimostra di sapere che la vittoria finale è di Dio e di coloro che hanno fede e speranza in lui. Le resistenze non provocano né la furia devastatrice, né lo scoraggiamento: la tristezza di fronte al male non è angoscia paralizzante, né paura che produce il proposito del compromesso o la viltà della finzione.

Per questa via, lo zelo diventa anzi il seme del coraggio e della decisione, sorgente da cui scaturisce l’apostolato, intenso nel suo genuino ed originario senso di cooperazione con Cristo nella redenzione delle anime. Scrive la stessa Beata a suor Agnese il 21 gennaio del 1927: “Mi aspetto aiuto dalle suore più intelligenti ed istruite, cresciute coll’Opera, come sei tu, e che consiste in un apostolato intimo costante, di fiducia nelle vie della Divina Provvidenza, tracciate dalle disposizioni dei superiori, che possono sbagliare, è vero, ma che agiscono sempre in vista del maggior bene delle anime, ed ai cui errori involontari ripara sempre e magnificamente la bontà di Dio”.

L’apostolato ha radici in Dio: l’essere figli della Chiesa, partecipi della vita divina con la carità diffusa nei cuori di ognuno, costituisce un chiaro segno della missione di salvezza, il cui incarico abbiamo ricevuto all’atto della nostra incorporazione. Precorrendo i tempi, madre Michel pare anticipare finanche le valutazioni che saranno in seguito espresse dal Concilio Vaticano II, e delinea, col suo operato, i tratti di un apostolato che, per dirla con lo stesso Concilio, “… è il fine della Chiesa: rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza operata dalla redenzione, e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo”. È questo l’apostolato che le Piccole Suore della Divina Provvidenza, nel solco tracciato dalla loro fondatrice, perseguono: esso è non tanto un dovere, quanto un’urgenza della vita divina in noi. È grazia e carità. È un’esigenza della carità. È ciò che le stesse Costituzioni delle Suore della Divina Provvidenza considerano come indefettibile presupposto alla vocazione primitiva: “L’adesione fedele a un voto di obbedienza diventa la prova fondamentale dell’impegno cristiano nella vita religiosa, la fonte di questa grazia è la stessa obbedienza di Cristo, compiuta sulla Croce”.

Zelo e apostolato, dunque, elementi distintivi di una vita spesa al servizio di Dio, per la salvezza delle anime. Zelo e apostolato, colore e calore di un’esistenza incorniciata dal continuo, diuturno colloquio con Dio: “Ispiratemi, rischiaratemi, conducetemi. Siate vicino a me quando opero, siate vicino a me, quando parlo. Signore, datemi un’umiltà profonda che non mi permette di disprezzare mai le mie inferiori, né di attribuirmi il bene che io vedrò intorno a me. Datemi una carità ardente, tenera ingegnosa, inesauribile che si estenda a tutte le mie consorelle e che cerchi di procurar loro tutti i conforti spirituali e corporali di cui possono aver bisogno. Datemi uno zelo puro, costante e saggio per mantenere l’osservanza della regola, per correggere gli abusi e far rifiorire le sante e antiche pratiche dei nostri fondatori. Accordatemi la forza e il coraggio di cui ho bisogno per risvegliare le tiepide, per animare le vigliacche, per ricondurre le traviate, per raddoppiare l’ardore delle fervorose. Infine, o mio Dio, poiché io non sono superiora che dietro i vostri ordini, permettetemi di pregarvi umilmente di essere voi stesso il superiore di questa comunità, e di governarla pel mio ministero come un Padre governa la sua famiglia, e un pastore il suo gregge”.

Così pregava madre Michel. Invochiamo il Signore affinché ci conceda la forza di fare nostra la sua preghiera e di essere, anche noi, apostoli pieni di zelo.

+ Vincenzo Bertolone


 

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