Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
La guarigione del sordomuto (Vangelo) esprime bene il significato dell’incontro personale e intimo che deve intercorrere con Cristo. Credere è sempre un atto personale che non si può delegare ad altri. Gesù che porta il sordomuto in disparte lontano dalla folla, vuol farci capire che per essere suoi seguaci non basta stare tra la folla di coloro che gli vanno dietro perché sospinti da altri. Egli vuole che la nostra scelta sia libera e consapevole, che ci lasciamo prendere per mano da lui, portati a riflettere un po’ lontano dalla folla anonima, e farci sconvolgere dalla pienezza della sua grazia.
Salmo 145
Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.