Amare rende belli

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Amare rende belli

S. Agostino, in una delle sue pagine più belle, commentando la prima Lettera di San Giovanni, in particolare il versetto: “Noi amiamo perché Egli ci ha amati per primo” (1 Gv. 4, 19), afferma: “Ci ha amati per primo e ci ha dato la capacità di amarlo. Ancora noi non lo amavamo; amandolo, diventiamo belli[1].

Da pastore navigato nella vita, si domanda poi che cosa possa fare un uomo deforme che ama una bella donna o una donna brutta, nel caso amasse un uomo bello. Si chiede se diventeranno belli perché amano persone belle. E risponde invitando alla rassegnazione.  Però poi, da grande teologo fa un passo ulteriore, dal fisico allo spirituale, e considera che la bruttezza della nostra anima deriva dal peccato, ma che: “essa (l’anima) diventa bella amando Dio. Quale amore rende bella l’anima che ama? Dio è sempre bello; in Lui non c’è mai deformità o mutamento. Ci ha amati per primo, Lui che è sempre bello, e ci ha amati quando noi eravamo brutti e deformi. Non ci ha amati per lasciarci brutti come eravamo, ma per cambiarci e renderci belli da brutti che eravamo”. A questo punto la conclusione magistrale del Vescovo di Ippona è in crescendo: “In che modo saremo belli? Amando Lui, che è sempre bello. Quanto più cresce in te l’amore, tanto più cresce la bellezza. Perché è la carità la bellezza dell’anima[2].

[1] Sant’Agostino, Commento alla prima lettera di Giovanni, 9.9, in  Sant’Agostino, Amare, Riflessioni sul fondamento della vita, Metamorfosi Editore, Milano, 2010, pag. 91

[2] Ibidem ut supra, pagg. 91- 92

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