Ama il prossimo come ameresti il Cristo

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Ama il prossimo come ameresti il Cristo

            (Cf. Mt 25,35-46; Atti 9,5; GS 24; AA 8)

Nella risposta data al dottore della legge, Cristo aveva messo l’amore al prossimo allo stesso livello dell’amore a Dio. Ora, nel descrivere il giudizio finale, Cristo va oltre: amore a Dio a amore al prossimo sono la stessa cosa: “quanto avete fatto al più piccolo tra questi miei fratelli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Si deve dare al prossimo l’amore dovuto a Dio; ecco la novità rivoluzionaria del comandamento nuovo. Cristo ha voluto identifi­carsi con i fratelli, assumere come proprie le necessità altrui e fare della solidarietà con i bisognosi il parametro di giudizio sul nostro amore a Dio. Saremo giudicati sull’amore.

Perciò, nella Chiesa come nella società, siamo chiamati a dare non il giusto, ma quello di cui l’altro ha bisogno per realizzarsi. Ci si deve domandare non cosa posso fare per l’altro ma di cosa l’altro ha bisogno che io posso fare. Più ancora, si tratta di risolvere le necessità degli altri dando loro non soltanto del nostro superfluo, ma anche del necessario, come saremmo disposti a dare a Dio stesso. Siamo nel piano della solidarietà, manifestata nelle cosiddette “opere di misericordia”: dar da mangiare all’affamato e da bere a colui che ha sete, vestire l’ignudo, ospitare i pellegrini, visitare i carcerati, accompagnare i malati, seppellire i morti, consolare gli afflitti, consigliare i dubbiosi, insegnare a chi non sa, ammonire chi sbaglia, perdonare le offese, sopportare con pazienza chi ci disturba, pregare Dio per i vivi e i morti. In tali opere, spirituali e materiali, rese attuali secondo le condizioni di ogni caso, mostriamo di amare Cristo. Da tale agire, e non dall’“osservanza dei doveri religiosi”, dipende la nostra salvezza.

La solidarietà, nella Chiesa, esige non solo ciò che si fa già comunemente in favore dei singoli e dei gruppi poveri; ma di allargare i sistemi d’aiuto ai più deboli. Va allargata e meglio organizzata la comunicazione di beni e persone nella Chiesa: in parrocchia, in diocesi, nella conferenza episcopale, fra conferenze episcopali, a livello mondiale… Bisogna superare le disuguaglianze economiche, sociali, di persone, … e promuovere uno stile di vita fondato sulla sistematica comunicazione di beni spirituali, culturali e materiali, partendo dalle necessità dei più deboli.

Anche nell’organizzazione sociale della nazione, la solidarietà esige che si parta prima dalle necessità, dai poveri. Si tratta di creare o rinnovare un sistema volto al bene comune, il che non avverrà senza una compagine di solidarietà che copra le necessità basilari delle persone e crei le vie per rendere possibile ad ognuno il migliore sviluppo delle proprie qualità. In concreto, occorre organizzare, secondo giustizia ed equità, la contribuzione e solidarietà di tutti, secondo la situazione economica di ciascuno. Occorre anche un sistema differenziato, secondo le necessità di ognuno, di servizio pubblico per la salute, l’assistenza, e  l’assicurazione sociale, che garantisca a chi è nel bisogno il minimo necessario per vivere con dignità e per sviluppare le proprie capacità per il bene della comunità nazionale. Sono necessari fondi di solidarietà che rispondano a necessità particolari, occasionali o permanenti, di determinate regioni o gruppi sociali in situazioni meno favorevoli.

In modo analogo dovrebbe avvenire nell’organizzazione mondiale. Abbiamo bisogno di un mondo solidale che organizzi la contribuzione di coloro che hanno in favore di coloro che non hanno, superando le profonde sperequazioni fra paesi ricchi e poveri. Occorre anzi superare il sistema capitalista, perché genera disuguaglianze ingiuste, e creare un nuovo sistema più aperto (una terza via?) che crei fondi di solidarietà mondiale per situazioni occasionali o permanenti di necessità. Occorre un governo mondiale che garantisca la solidarietà mondiale in favore di nazioni oppresse da necessità occasionali o permanenti, per evitare così che taluni paesi diventino arbitri della situazione di altri; un governo che delimiti il potere delle multinazionali, sia garante dei diritti dei popoli deboli, assicuri un sistema finanziario mondiale per regolare le transazioni di ogni genere ed evitare le speculazioni dei potenti… In definitiva, è necessario un “nuovo ordine mondiale”, caratterizzato dal valore della solidarietà, al quale corrisponda un’autorità mondiale che ne garantisca la gestione equa e giusta.

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