Madre Michlel e don Orione

Madre Teresa Michel e don Luigi Orione: 

incontro di anime

«Abbiamo bisogno di un sacerdote, che abbia lo spirito della Divina Provvidenza, perché altrimenti l’Opera sarebbe cambiata. Ho fede che il Signore vorrà darci l’aiuto di cui abbiamo bisogno essendo sua la piccola Opera, la difenderà e conserverà, malgrado tutte le difficoltà, e soprattutto perfezionerà lo spirito di quelle che sono e infonderà tanta’ carità da bruciare tutte le miserie che la guastano e la farà risorgere più bella di prima. Questa è la mia speranza e il mio conforto per la vita e per la morte, che può esse ben prossima per me…» (Madre Teresa Michel, lettera dell’8.l.l936)

 

Viviamo in Gesù! Perduti nel suo cuore, affocati d’amore, piccoli, piccoli, piccoli: semplici, umili dolci. Viviamo di Gesù! Come bambini,tra le sue braccia e sul suo cuore, santi e irreprensibili sotto il suo sguardo; inabissati nel11amoredi Gesù e delle anime, in fedeltà e obbedienza senza limite a Lui e alla sua Chiesa! (Beato Luigi Orione)

Nel campo singolarmente interessante – e forse oggi un poco sottovalutato – dell’agiografia, che ci presenta nei santi i più autentici commenti del Vangelo, non è raro riscontrare sintonie e affinità significative. In questa luce vanno intesi i filoni di santità o le numerose scuole spirituali di cui è ricca la tradizione cattolica. Ma al di sopra di queste pur legittime e geniali interpretazioni di agiografi e, studiosi, emergono sovente fra santi e santi relazioni, incontri, contatti nei quali non è possibile non vedere un piano divino. A volte si tratta di convergenze apostoliche, come fra Vincenzo De Paoli e Mademoiselle Le Gras nel campo caritativo, talora di direzione spirituale come nel classico esempio di Francesco di Sales e della Baronessa De Chantal e in certi casi addirittura di unicità carismatiche che si effettua in fondazioni parallele come in Francesco e Chiara d’Assisi, in Don Bosco e nella Mazzarello etc.

In questa luce piace accostarci al rapporto storico-spirituale che, senza dubbio, intercorse fra il Beato Luigi Orione e la Venerabile Teresa Grillo Michel.

Contemporanei, quasi concittadini, si lanciano entrambi, mossi dall’Alto, nel campo fatidico della Carità, rispondendo in chiave carismatica a una chiara istanza storica di tipo provocatorio. Le difficoltà, le prove, i momenti di tenebre come gli interventi divini paiono ancora avvicinare le due figure. Riconosciamo d’altronde, per oggettività critica, non poche differenze, che confermano, una volta di più, la singolarità tipologica dei santi. «Tutti a immagine di Dio, ci direbbe Origene, ma plasmati ad uno ad uno!».  Don Orione esce dal popolo, con una esperienza concreta di povertà vissuta, conquista il suo sacerdozio e fa sua «posizione» di fondare a prezzo di continue fatiche, spesso in chiave economico – sociale. Egli inoltre spicca, almeno come superiore, per una indubbia sicurezza temperamentale, per coraggio nelle decisioni, tenacia proverbialmente piemontese, sulle orme del suo grande maestro Don Bosco; Madre Michel esce invece da un ceto aristocratico, spicca per raffinatezza di educazione civile, inizia la sua opera dopo una vita vissuta nell’alta società, provenendo addirittura dallo stato coniugale. La sua scelta vocazionale, illuminata da un profondo senso di «missione» non è però scevra da incertezze ed esitazioni, che possono sembrare, per certi aspetti, in chiave antitetica alla linearità di D. Orione. I due non si cercarono positivamente e, pur nella comunione di ideali, non sempre ci fu sintonia di modi e di programmi; si pensò pure ad una unione, di fatto non si fece, né forse poteva farsi. Le due spiritualità assai affini, penetrate a fondo, non mancano di aspetti assolutamente indipendenti.

Come e quando si incontrarono?

«Nei primi anni del Santa Chiara – testimonia il primo ex allievo sacerdote di D. Orione, Don Rota – abbiamo visto diverse volte venire a parlare con il direttore,. una signora proveniente da Alessandria… Poteva avere circa 40 anni, era vedova di un alto ufficiale, il Colonnello Michel e voleva dar vita a un’istituzione per orfane e vecchie, basandosi tutta sulla Divina Provvidenza. Veniva da Don Orione per consigli e vi fu un momento in cui le due opere parevano fondersi, tanto è vero che Don Orione aiutò la Michel con i suoi chierici a Nichelino (fra essi lo stesso Rota) ed essa, con le sue suore, aiutò la Casa di San Fogliano a Torino.

«Divenuta Suora, Madre Michel fondò l’Opera della Divina Provvidenza in Alessandria e Don Orione l’Opera della Divina Provvidenza in Tortona.

Le due istituzioni, pur vivendo separate e senza nessun rapporto fra loro, seguendo ognuna la sua linea, furono sempre in grande relazione e la Michel ebbe da Don Orione tanto appoggio morale». (Ms. ~ 8, p.84). Il noto biografo D. Carlo Torriani, nota a questo proposito: «Nello stesso anno 1893 in cui la Michel iniziava la sua opera di carità in Alessandria, un giovane chierico apriva a San Bernardino di Tortona la porta di una povera casetta a un gruppo di fanciulli desiderosi di divenire sacerdoti: era Don Luigi Orione» (Madre Teresa Michel, pago 215). Tuttavia, storicamente, non ci è dato di sapere con precisione quando Don Orione e la Madre si conobbero e incontrarono per la prima volta. Il documento più ufficiale, per così dire, resta una lettera scritta dal teologo alessandrino Don Antonio Giuseppe Villa, noto direttore spirituale del clero, braccio destro del Vescovo, arciprete della Cattedrale. La lettera è del 23 settembre 1896 e dice esattamente: «Molto Rev. D. Orione. Mons. Vescovo (allora Mons. G Salvay) acconsente che Lei faccia tutto quello che crede all’Istituto della Madre Michel. La sua approvazione vi è. Dunque all’opera e subito; si intende con Donna Teresa e stia fermo sul regolamento e sulla necessità di far il Noviziato in altre case per le figlie che qui si trovano. In tal caso mi mandi pure quelle che vuole e obblighi Donna Teresa a star qui con le nuove. Spero a suo tempo di poterLe parlare io stesso e cammineremo di comune accordo. Intanto preghiamo e facciamo molto pregare perché non la nostra, ma la Volontà di Dio unicamente si faccia!». Tale documento «ufficiale» presuppone e fa chiaramente sottintendere un rapporto precedente non da poco. I due fondatori quindi già si conoscevano, cosa del resto resa quanto mai probabile dalla poca distanza locale. E Don Orione conferma questa relazione, scrivendo più tardi a Mons. Turchi, Segretario della Congregazione per i religiosi, pur in termini alquanto generici. «Conosco la pia fondatrice per qualche incarico che ebbi sin dai primi tempi dal suo Vescovo di Alessandria, Mons. Giocondo Salvay di Santa memoria e poi dall’attuale Vescovo Mons. I Giuseppe Capecci». Anche nel 1918, scrivendo a Don Sterpi, suo Vicario, Don Orione dice che «alla Congregazione della M. Michel si presta assistenza spirituale». (7 febbraio) Ma ciò che ci interessa e ci richiama alle premesse di questo breve studio è il modo non certamente «normale» con il quale si verificò forse il primo, o almeno uno dei primi incontri personali fra le due anime privilegiate. Si tratta di un racconto di una teste «de visu», Suor Agnese di San Giuseppe, che era come la cronista dei primi tempi del nascente Istituto.

Siamo, come essa dice, esattamente nel 1896.

“I parenti spaventati per i debiti, fecero pressione presso il Vescovo perché questa casa con i poverelli fosse consegnata alla Piccola Casa del Cottolengo di Torino… Dopo le preghiere, improvvisamente, giunge un sacerdote che noi non conoscevamo. Abbiamo saputo dalla Madre,che era Don Orione, che offerse a lei una casa in Tortona, per trasportarvi i Poveri, qualora avessero deciso di farle chiudere quella di Alessandria. “Come fosse capitato proprio in quella mattina e in quelle penose circostanze, la stessa Madre non sapeva spiegare, se non con l’intervento speciale della Divina Provvidenza, alla quale fin dallora aveva voluto dedicare la sua Opera. Uscita la Madre dall’udienza con Don Orione, tutta raggiante di riconoscenza, al Signore, ci comunicò la sua gioia, dicendo: “Che bella grazia ci ha fatto il Signore!». In seguito all’offerta di D. Orione, la Madre, incontratasi poi con il Vescovo disse di essere disposta ad accettare la proposta di cessione della casa al Cottolengo di Torino, ma con la riserva di portare con sé altrove le suore e i ricoverati che non avessero voluto andare nella sede torinese. «E dove volete condurre tutta quella gente?» domandò sorpreso il Vescovo. «Ecco, la Provvidenza, proprio questa mattina, mi ha mandato un sacerdote ‘da Tortona, Don Orione, ad offrirmi una casa!» fu la risposta della Madre. La cosa non solo meravigliò, ma destò un certo allarme negli ambienti della Curia alessandrina. Si sarebbe trasferito a Tortona, una Istituzione di Alessandria con a capo la Madre Michel Grillo che era stata Dama di corte della Regina Margherita…! Non era certo una gran figura per una città come Alessandria. Si lasciò quindi che tutto andasse avanti liberamente, nello status quo. Ma Don Orione aveva salvato tutto con il suo intervento. Seguirono poi i contatti fra di lui e Mons. Salvay, di cui si è detto nella lettera del  Villa, e con l’approvazione anche di Mons. Bandi, non senza qualche tergiversazione da parte di lui, ma eliminata questa volta con una visita della stessa Madre; presentata al Vescovo da Don Orione, con tutte le qualifiche del suo illustre grado sociale. Ma sul senso recondito, per non dire carismatico, di questo storico incontro, tornerà più tardi, in chiave di riflessione ascetica, la stessa Madre Michel, scrivendo a Don Orione. «Quando tanti anni or sono, all’inizio dell’Opera, rinunziai a unirla a quella del Cottolengo, per la quale sentivo una grande attrazione, fu proprio perché il Signore mi aveva fatto incontrare Lei, che mi parve fosse invitato dalla Divina Provvidenza per prendere il timone della piccola navicella nostra, come Padre e guida e ci avrebbe rimorchiate e inglobate in quella che lei pure aveva iniziata e che pareva dovesse farne una sola…» (11 maggio 1924) Parole quanto mai significative che sanno di intuito proprio dei santi.

Non è sempre facile, anche nelle storie delle fondazioni chiaramente carismatiche, discernere bene a fondo ciò che è ispirato e ciò che è frutto solo di intelligenza umana, come pure ciò che avviene secondo i piani di Dio e ciò che può anche verificarsi per limiti umani o fatti accidentali, fuori, per non dire quasi in opposizione, a un primevo disegno della Provvidenza. La storia degli Istituti religiosi, pure nei primi tempi di maggior influsso della Grazia, non è scevra di tali chiaroscuri e lungi da noi, quindi di dare giudizi in materia così delicata. Certamente la Madre Michel inchinava a un’unione, anche per un innato senso di profonda umiltà che poteva forse spingerla oltre l’oggettività di visione. Ma pure il modo di esprimersi di Don Orione, nei primi anni e addirittura nei primi decenni della Fondazione della Michel, lascia pensare che egli intendesse considerare «sua» l’opera alessandrina, vale a dire come il ramo femminile di un’unica Piccola Opera. Inoltre lo spirito e il linguaggio stesso di Don Orione appaiono in buona parte assorbiti dalla Madre. Il senso della «piccolezza», della «Divina Provvidenza», della povertà davvero indigente e condivisa, tanto tipici nella fondazione maschile, si riflettono in modo univoco nella famiglia alessandrina. E Don Orione personalmente non ebbe dubbi neppure in seguito sulla ragionevolezza o meglio ancora sulla «provvidenzialità» del suo intervento a favore della Madre.

«Il Signore aveva certamente dei disegni santi su di lei – le scrive quando essa era ancora la Dama aristocratica – e vuole servirsi di lei, sua povera serva, per consolare tanti infelici… il Signore vuol farla tutta Sua!» . «Illustrissima Signora, con calma di spirito, ma con attività e forza spirituale, si dia a lavorare in ogni modo e tempo che la Divina Provvidenza le concede per la costituzione formale della casa in Istituto religioso.» Persino il nome di «direttore» per D. Orione appare frequentemente negli scritti della Madre e pure la concittadina Giovannina Mazzoni, a sua volta iniziatrice di un istituto, nel suo epistolario considera Don Orione come direttore accanto alla Michel (2 ottobre 1900). Nel dicembre dello stesso anno la Madre qualifica Don Orione «confondatore e padre» In altra lettera si esprime dicendo «Sempre preghiamo per Lei e la consideriamo nostro Padre Generale» (23.7.1900). Se poi giuridicamente le cose assunsero altro aspetto, resta il fatto ben significativo e importante che Madre Teresa volle sempre e chiaramente la guida spirituale di Don Orione. «Mi benedica sempre e mi raccomandi al Signore perché possa farmi santa e non guastare l’opera Sua!» (23.7.1900) «Non mi abbandoni, continui a essermi padre e a comandarmi quello che crede. Se sapesse quanto mi piace obbedire!» (ibidem). E Don Orione a sua volta apprezzava assai la Madre, soprattutto per la sua cristallina sincerità e fiducia che gli dimostrava quale rappresentante di Dio. Il 15 giugno 1906, scrivendo a D. Gatti in Brasile, conclude: «Mando un ultimo saluto alla Madre Michel e alle Suore. Che nostro Signore vi accompagni e benedica tutti!»

Già nel 1898, quando Don Orione apre in Torino il suo Istituto di San Fogliano, grazie all’aiuto delle benefattrici sorelle Fogliano, la Madre Michel gli è accanto per una efficace collaborazione. Una lettera del 17 luglio di quell’anno ci assicura della presenza delle suore alessandrine in Torino stessa per aiutare gli studenti e i ragazzi di D. Orione. Ma tosto la Madre pensa a una fondazione propria al Nichelino, nella periferia della capitale piemontese: sarà la cosiddetta «Casa degli Angeli» per bimbi abbandonati e non ancora in età di prender un qualche lavoro. Un provvedimento del 1899, da parte della autorità civile, toglie l’assistenza ai maschietti dalle mani delle suore e la Madre, diremmo provvidenzialmente, ricorre a Don Orione che invierà i suoi chierici come assistenti. Ci fu un accordo chiaro sulle diverse competenze, ma a noi interessa la comunione di intenti caritativa e la complementarietà del servizio ai bisognosi. Il bollettino di Don Orione annunciava con gioia il 3 settembre 1899 questa cooperazione, mentre il già ricordato D. Rota ama informarci che «D. Orione aveva l’intenzione di , far del bene ai fanciulli e collaborare insieme (alla Madre) a renderne più stabile l’opera. Riconosceva nella Michel le grandi virtù e ne appoggiava col consiglio e le indicazioni necessarie lo zelo giovanile e i vasti progetti caritativi» (op. cit.)

La cooperazione toccò forse l’apice più interessante dopo il primo viaggio della Madre in Brasile.

Dobbiamo riconoscere, non senza grande riconoscenza e intuizione di un probabile piano provvidenziale, che fu proprio della Madre Michel ad aprire a Don Orione i grandi orizzonti brasiliani e sud Americani. Questa dimensione «terzo-mondista» che caratterizzò in modo carismatico l’apostolato orionino, influenzandone o almeno evidenziandone lo stesso programma di fondazione, costituisce un debito nei riguardi della Fondatrice alessandrina. Sarebbe assai interessante, ma nello stesso tempo prolisso e quasi eccessivamente cronistico il riportare gli altri numerosi incontri personali ed epistolari che rinsaldassero sempre più i rapporti spirituali e apostolici fra i due Istituti caritativi e le persone stesse dei fondatori. Piace invece sottolineare che le «relazioni» provvidenziali fra. i santi, se spesso sono ratificate, per così dire, da vincoli giuridici e strutturali, non sempre li esigono al punto che talora incontriamo nell’agiografia dei rapporti di fraternità spirituali più forti fra anime di Istituti diversi che non dello stesso Istituto. Fra i numerosi esempi potremmo solo riandare col pensiero a quanto intercorse fra Teresa d’Avila e S. Pietro d’Alcántara Francescano o con i confessori domenicani e gesuiti dalla santa, o all’unione d’anime verificatasi fra S. Maddalena de’ Pazzi carmelitana e S. Luigi Gonzaga Gesuita o S. Diego francescano. In questa luce vorremmo rievocare e illuminare la vicinanza spirituale fra Don Orione e la Madre Michel che, al di sopra dei vincoli giuridici, li mosse sullo stesso cammino di carità illimitata, di generoso servizio dei Poveri, di povertà veramente evangelica e di assoluta fedeltà alla Chiesa. Si tratta di un esempio o di un modello scelto indubbiamente ben più in Alto che non negli orizzonti terreni, che riflette quindi i segreti e le meraviglie della Sapienza increata e che deve costituire un orientamento per l’intero popolo di Dio.

Don Ignazio Terzi

 

 

Due beati, una sola santità:
madre Michel e don Orione

 

Ogni santo ha la sua identità e il suo specifico itinerario spirituale, frutto del dono di Dio, ma anche fonte di esemplarità per i fedeli. Le loro scelte e i loro comportamenti servono a noi di ammaestramento e di edificazione. Ma è interessante anche osservare le differenze e metterne a confronto i rispettivi percorsi. Essi manifestano convergenze nelle ispirazioni che la “Grazia” suscita e che le condizioni spazio-temporali suggeriscono, ma evidenziano insieme la peculiarità della missione di ciascuno. Per questo ci sembra molto interessante l’articolo che presentiamo e che mette in evidenza le distinte personalità di Madre Michel e di Don Orione. In esso possiamo osservare il senso di collaborazione e di rispetto reciproco, e, pur nella confluenza delle loro finalità profonde per la gloria di Dio e per il servizio dei fratelli, la differenziata coscienza della propria presenza e fisionomia ecclesiale.

1. Dio è mirabile nei suoi santi, dice il salmo 67,36 (nella versione della vulgata) e a noi piace notare che la sua Gloria risplende anche nella variegata fantasia e vivace originalità di cui dota le loro sorprendenti personalità. Per quanto si assomiglino, ed alcuni poi in  modo del tutto singolare, i santi non sono mai identici, non si possono ‘fotocopiare’, non esiste la clonazione della santità. S. Paolo applica, a questo riguardo, il paragone degli astri, che sembrano uguali, si assomigliano, ma in realtà sono unici ed irripetibili. Risplendono come le stelle del cielo, ma sono diversi “sicut stella differt a stella in claritate”,” ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore”(1 Cor.15,41).
Affinità e vicinanze innegabili sono esistite tra alcuni santi in particolare e non è raro il caso di profonda sintonia fra uomini e donne che, anche nella santità si sono per così dire ‘completati’.
Non solo perché grandi uomini, anche nella storia, hanno sempre avuto al fianco grandi donne, la cui presenza e significativa azione era per lo più nascosta, ma soprattutto perché la varietà dei doni e dei carismi, la fantasia senza pari dello Spirito Santo, è andata via modulandosi su canali umani di uomini e donne generosamente aperti all’azione di Dio, anche attraverso la loro identità maschile o femminile che fosse. Noti teologi oggi provano a leggere tutta la storia della salvezza attraverso la categoria della coppia, a partire dalla Genesi fino all’Apocalisse. E’ un tentativo esaltante e che induce nella tentazione di pensare che anche la santità si può leggere in questa luce, certo con le debite puntualizzazioni. Non per restringere il campo alla santità della coppia coniugale, ma per vedere una certa vocazione a completarsi, anche in quelle coppie di santi sacerdoti e religiosi, o comunque non coniugati, per saper ritrovare in loro la stupenda dimensione della ‘sponsalità’, del Cristo Sposo della Chiesa sposa e madre. E’ un discorso che trovo assai stimolante e pieno di promettenti novità, nel cui solco si può leggere anche questo articolo.
Sono noti i casi di Agostino e Monica, Francesco e Chiara d’Assisi, Benedetto e Scolastica, Francesco di Sales e Giovanna Francesca di Chantal, don Bosco e Maria Domenica Mazzarello,  Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, Luigi Martin e Maria Azeglia Guerin,Tancredi e Giulia Falletti di Barolo, e tanti altri casi, celebri o meno, conosciuti o totalmente ignoti. Di questo bene scrive don Ignazio Terzi, che fu Direttore Generale della Piccola opera della Divina Provvidenza (cf I.Terzi, in “Madre Michel messaggio d’amore” Roma, periodico n.24,1989).
Sui rapporti intercorsi tra Madre Michel e don Orione, si può leggere parecchio   ripercorrendo il filone già ‘scavato’ da tutti i biografi dei due santi, soprattutto della Michel, ed in particolare dopo il Torriani, quello che scrivono sia il Lanzavecchia che Mons. Gemma (il quale offre una panoramica obiettiva ed approfondita sull’argomento), nonché desumere qualcosa anche dai documenti relativi.
Se ne potrebbe ricavare un bel volume, anche perché già solo l’epistolario offre notevoli spunti e abbondante materiale. Il presente articolo invece non pretende di dire cose nuove, soprattutto per chi è già un po’ addentro all’argomento; poiché però non tutti i nostri lettori lo sono, mi sarà consentito raccontare alcune cose, senza voler essere esaustivo, per poi lasciar parlare qualche fatto, anche qualche aneddoto e infine lasciar riflettere sul tema.

2. Madama Teresa Grillo Michel, come la chiamava anche don Orione con quel termine franco-piemontese, caratteristico ancora oggi nella  nostra parlata, stava cominciando appena la sua opera ad Alessandria, mentre non lontano, in provincia, precisamente a Tortona (Al), un giovane chierico, neppure sacerdote, raccoglieva intorno a sé ragazzi poveri, ma desiderosi di diventare preti, e così muoveva i primi passi in una partita che durerà tutta la sua vita, ed in cui metterà in gioco, sempre, la parte più bella della sua eroica fede cristiana: la carità. Il campione era lui: Luigi Orione. Era il1893 (cf.Torriani, M.T.Michel,p.215).
La prossimità geografica, ma soprattutto un’intensa sete del vero bene, cioè della salvezza eterna della gente, specie dei poveri, un amore senza freni per Cristo e la sua lieta novella, li andava associando in un’unica impresa, anche se con famiglie spirituali che rimarranno ben distinte, forse loro malgrado – soprattutto per la Michel-, consistente nel vivere totalmente il ‘mandatum novum’ di Gesù: ‘…da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri’. 
Anche se, purtroppo, non è dato sapere quando la Michel e don Orione si sono conosciuti ed incontrati, sappiamo da una lettera che nel 1896 già si conoscevano abbastanza. Ben presto don Orione, prete da appena tre anni (ordinato nel 1893, la lettera citata è del 1896, cfr.A.Gemma, La Madre, LEV pag.98), avrebbe avuto qualche incarico, a nome dei Vescovi di Alessandria Mons. Salvay prima e Mons. Capecci poi, perché seguisse la Fondatrice e la sua nascente opera.
Si instaurarono così rapporti spirituali e solidi fra queste due grandi anime che dureranno per cinquant’anni e che videro un aiuto vicendevole, attraverso uno stile di mutua sincerità, subendo anche quegli alti e bassi cui è soggetta l’umana natura, anche quando è così ‘perfezionata’ dalla grazia.
Agli inizi della sua opera donna Teresa, che i più erano abituati a considerare nel novero della società nobiliare alessandrina del tempo, cominciava a sconcertare le persone di buon senso, non parliamo poi dei parenti, che la vedevano dare via tutto quello che aveva a quella turba di straccioni e derelitti che nessuno avrebbe voluto avere accanto e che lei si era messa niente meno che in casa e per i quali, per giunta, doveva farsi mendicante, salendo magari gli scaloni di quei palazzi che l’avevano vista più volte protagonista della vita mondana. Sembra ancora di sentirli i commenti, i più compresivi, magari dei suoi stessi parenti che poi, per interesse, apriranno il contenzioso: “Povera Madama Teresa, è diventata matta!”.
I parenti, con il clero ed altri ben pensanti, la studiarono bella e pensando al bene di quello che ormai veniva chiamato Il Piccolo Ricovero, volevano rinchiudere la Michel in clausura e mettere a capo dell’Opera qualcuno più affidabile ( o sarebbe meglio dire manovrabile, forse).
Si arrivò anche a proporre a Teresa di incorporare la sua istituzione al Cottolengo di Torino e Suor Agnese di San Giuseppe, attendibile e spontanea testimone, ce ne racconta: ” La Madre Michel era già stata in relazione con don Orione, ma il periodo di cui io posso attestare si riferisce press’a poco al 1896. I parenti della Madre, spaventati dai debiti che ella aveva fatto per mantenere i poveri, fecero pressione presso il Vescovo- allora Mons. Salvay – perché questa casa, con i suoi poverelli, fosse consegnata alla Piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo di Torino, con debiti e crediti. Il Vescovo o i parenti avevano scritto a Torino e venne il padre Superiore con la Madre Anania per vedere” … Tutto sembrava volgere verso l’accordo…Dopo una prima riunione con i Superiori del Cottolengo, e mentre la Madre stava per comunicare, con desolazione, che ormai tutto sembrava stabilito per cedere l’opera al Cottolengo, “arrivò improvvisamente un sacerdote che noi non conoscevamo. Questo sacerdote – che poi abbiamo saputo dalla Madre essere don Orione- offerse a lei una casa in Tortona, nella quale avrebbe potuto portare i suoi poveri, qualora avessero deciso di farle chiudere la casa di Alessandria.
Come sia capitato qui don Orione, proprio in quella mattina e in quelle penose circostanze, la stessa Madre non lo sapeva spiegare se non con un intervento della Divina Provvidenza, alla quale, fin dagli inizi, aveva voluto dedicare la sua opera.
Uscita la Madre dalla udienza con don Orione, tutta raggiante di riconoscenza al Signore, ci comunicò: ‘Che bella grazia ci ha fatto il Signore’. 
Così fu don Orione a salvare la situazione. Infatti quando si venne a sapere negli ambienti della Curia Alessandrina che si poteva trasferire a Tortona l’Istituzione di Madre Michel, che era stata Dama di corte della Regina Margherita, si cominciò a temere per la ben magra figura che avrebbe fatto Alessandria. Così l’opera fu salvata e rimase in Alessandria. I nostri due Beati piemontesi sono ancora una volta la riprova che l’istinto dei santi, a volte, va ben al di là della soglia delle umane comprensioni.
La Signora Madre ne rimase talmente segnata che, ancora più di 25 anni dopo, ricorda l’evento in una lettera a don Orione: “Quando, tanti anni or sono, all’inizio dell’Opera, rinunziai a unirla a quella del Cottolengo, per la quale sentivo una grande attrazione, fu proprio perché il Signore mi aveva fatto incontrare Lei, che mi parve fosse inviato dalla Divina Provvidenza per prendere il timone della piccola navicella nostra, come Padre e Guida e ci avrebbe rimorchiate e inglobate in quella che lei pure aveva iniziata e che pareva dovesse farne una sola” (lettera a don Orione,11-05-1924).
Tutti gli Istituti religiosi hanno, alle loro origini, fra luci carismatiche e discernimenti costringenti dettati dalle necessità, chiaroscuri che non siamo in grado di giudicare. La fondatrice delle Piccole Suore della Divina Provvidenza era certamente incline all’unione con l’Opera di don Orione, e lo fu almeno per vent’anni, come dimostra bene don Venturelli nel processo di beatificazione (cf.Summ.res.addit.p.16 ss.). Non era un puro vagheggiare, una specie di un lungo e mai realizzato sogno. Era molto di più. Infatti don Orione, non solo nei primi anni, ma addirittura per decenni, sembrava considerare ‘sua’ l’opera di Alessandria, quasi il ramo femminile di un’unica Piccola Opera. Le cose poi andranno diversamente, in realtà, e dal cuore del Beato di Tortona nascerà un altro Istituto religioso femminile. Però da quanto si legge nel denso e lungo epistolario, don Orione sembrava tenere sulla corda Madre Michel. La Madre lo chiama Direttore, ed anche Confondatore e Padre, o addirittura (in una lettera del 23-7-1900): “La consideriamo nostro Padre Generale”.

3. Non ci possiamo fermare sulla collaborazione fra i nostri due Beati. All’inizio è per i giovani di Tortona, poi per quelli della casa delle sorelle Foglizzo, che poi sarà il grande avamposto della carità orionina a Torino in Corso Principe Odone. L’apice sembra arrivare dopo il primo viaggio in Brasile, come riconosce l’orionino don Terzi: ” Dobbiamo riconoscere non senza grande riconoscenza e intuizione di un probabile piano provvidenziale, che fu proprio la Madre Michel ad aprire a don Orione i grandi orizzonti brasiliani e sud Americani. (…) Questa dimensione che caratterizzerà poi, in modo carismatico, l’apostolato orionino, influenzandone o almeno evidenziandone lo stesso programma di fondazione, costituisce un debito nei riguardi della Michel” (don Terzi, loc.cit.p.87).
Fra i tanti e numerosi rapporti personali od epistolari, almeno di quelli di cui abbiamo testimonianza, vorrei solo richiamarne ancora uno, quello della vestizione religiosa di un gruppo di Suore, celebrata da don Orione il 9 aprile del 1900 (cfr.DO II,642 s.). Mi piace ricordarla perché emoziona provare ad immaginare quello che dev’essere passato nel cuore dei due Beati Fondatori, durante quella cerimonia. Mi sembra l’icona di un mirabile connubio spirituale.
La cameriera di casa Grillo, la Nina, non poteva più darsi pace davanti alla ‘pazzia’ di cui la padrona dava continui segni. E fu proprio lei (come simpaticamente commenta Mons.Gemma nella sua Biografia, pag.303) ad emettere il primo decreto di canonizzazione di Teresa, senza neanche saperlo: “Bisogna essere dei santi, esclamò un giorno, per star dietro a tutta questa gente da pulire, da sfamare, con tutte quelle preghiere, quel lavoro, quella penitenza”. Giusto, bisognava essere dei santi. E così la pensava anche don Orione, il quale la cosa più bella, forse, di Madre Michel, l’ha confidata ad un sacerdote, don Enrico Coda parroco di Rivanazzano, che testimonia: “Quando andai a predicare gli Esercizi spirituali alle Suore della Michel, don Orione mi disse: ‘La Superiora è una Santa’ (DO II,641).
Non bisogna infatti mai dimenticare, quando si parla di santi, quello che il cardinale Van Thuan diceva durante gli Esercizi spirituali predicati al Papa: “Un giorno ero a Melbourne, in Australia, a predicare un ritiro, con grande ammirazione lessi su una parete questa parola di speranza ‘NON C’È SANTO SENZA PASSATO, NON C’E’ PECCATORE SENZA FUTURO…’ ” ( F.Van Thuan, Testimoni della speranza,CittàNuova,pag.47).
Le divergenze o le opinioni diverse nascevano anche, fra i nostri due Beati, da origini e storie completamente diverse. Don Orione era figlio del popolo,visse nella famiglia una povertà estrema e come superiore mostrerà un temperamento sicuro, ardito, con quella proverbiale tenacia piemontese, anche nelle decisioni più coraggiose. Madre Teresa invece era di ceto aristocratico, di raffinata educazione, vissuta nell’alta società, proveniente dallo stato coniugale; davanti alle decisioni sembra più esitante, e forse solo più moderata, con la paziente visione di chi ha già vissuto nella vita molte cose e parecchio gravi; mai drastica, ma sempre materna e paziente nelle decisioni, comprensiva, portata a chiudere un occhio, a perdonare, a non fare mai drammi. Pare essere suo il motto: “Più buoni che giusti” che come uno slogan dipinge bene l’animo misericordioso. Differenze che si riversano sulla storia dei loro rapporti e che testimoniano che, per quanto fossero in comunione di ideali, ebbero personalità distinte e cammini indipendenti e autonomi. Certo non si può non vedere il gemellaggio fra queste due figure di spicco della Chiesa piemontese e fra i loro Istituti, fin dalle origini. Piace pensare che il ‘prete delle marmitte’, che arriverà per primo alla canonizzazione, perché il 7 luglio scorso è stato approvato il miracolo necessario, non mancherà di ‘rimorchiare’ la Beata Teresa Michel. E a rimorchio di don Orione, quando sarà ufficialmente santo, sentiremo ancor più vicina anche la ‘santità’ della nostra Signora Madre. Di una cosa possiamo essere certi, al di là di tutto: se qui in terra s’intesero molto, ora in Cielo sono in sintonia perfetta.

   Mons. Claudio Jovine

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