Teresa Grillo Michel. La figura e le opere

Renato Lanzavecchia, Teresa Grillo Michel. La figura e le opere, Rusconi, Milano 1991.

PREFAZIONE

 

1. Può meravigliare più di uno il fatto che una terra, quale quella alessandrina, non proprio orientata, almeno in questi ultimi cento anni, dai principi evangelici nella sua cultura e nel suo stile di vita, possa dar vita a personalità di spiccata umanità e di seria fede cristiana come Teresa Grillo Michel.
Non meraviglia più di tanto solo coloro che sanno leggere l’esperienza umana degli uomini alla luce della fede. Anzi, è per loro una conferma che «Dio può far sorgere figli di Abramo dalle pietre»;[1] ed ancor più che il terreno alessandrino non è così arido come potrebbe apparire. Ad una lettura anche solo superficiale della storia di questa terra ci si incontra, e non solo nel lontano passato, con uomini e donne che hanno onorato con generosità il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo.
La santità che maturò in Piemonte tra la metà dell’800 e i primi decenni del ‘900 ebbe la marcata caratteristica di una doppia fedeltà, a Dio e all’uomo. E come poteva raggiungere il «misticismo» nella «fedeltà» a .Dio, raggiungeva l’eroismo di carità in «fedeltà» all’uomo. Teresa Grillo fu un esempio di questa presenza di santità? A fronte di una cultura laicista, a fronte di innumerevoli difficoltà, a fronte di ostilità occulte e palesi, non venne meno a questa fedeltà. Se nei suoi scritti, specie nelle lettere, si può intuire una certa inquietudine, questa proveniva solo dall’ideale che si era prefisso e che le pareva irraggiungibile stante l’inadeguatezza umana e, a volte, la cattiveria di parecchi.

 2. Ecco perché la santità appare ai più un «mistero», un qualcosa che sfugge a chi si appiattisce nel vivere quotidiano senza ideali che sappiano andare oltre il proprio tornaconto o le proprie visioni terrene. Non ci si stupisce, perciò, nell’immaginare il sorriso di commiserazione all’apparire di questa testimone della carità con il suo carrettino alla ricerca di una «carità» che le permettesse di tenere in vita il «Piccolo ricovero». La santità è anche questo; la santità è comunione con gli uomini in nome del Padre Celeste. Un cammino faticoso e gioioso; un cammino necessario perché senza la santità non vi sarebbero opere – e mi limito al Piemonte – quali il «Cottolengo», gli «Artigianelli», i «Salesiani», gli «Orionini»… Queste opere non sono state suscitate dalle varie ideologie imperanti, né dalle politiche oligarchiche, né dalle smodate ricchezze, ma dalla umiltà, dalla povertà, dal servizio di uomini e donne che la fede in Dio e nel Vangelo ha posto sulla strada di fratelli nel bisogno e che, come il Buon Samaritano, si sono chinati su di loro. «Se non abbiamo fatto abbastanza nel mondo – hanno detto i Vescovi italiani in un documento del 1981 – non è perché siamo cristiani, ma perché non lo siamo abbastanza».[2] Essere cristiani in modo «radicale»: Teresa Grillo lo fu. «Badò alle parole del V angelo, alle sue massime, le prese sul serio, le gustò, le trovò vere; vide che non potevano dunque essere vere altre parole e altre massime opposte, che pure si trasmettono di generazione in generazione, con la stessa sicurezza, e talora dalle stesse labbra; e propose di prendere per norma dell’azioni e de’ pensieri quelle che erano il vero»,[3] dice il Manzoni a proposito del Cardo Federigo Borromeo; simili parole possono essere dette a ragione di Madre Michel.
Nel suo Dio questa donna generosa e forte trovò «riposo» nelle molte battaglie dell’animo suo e dell’ambiente in cui viveva. Si lasciò guidare dallo Spirito che si manifestava attraverso strumenti umani tra cui Don Orione; su una profonda spiritualità, più che su aiuti materiali di amici, che pure non le mancarono, concretizzò la sua vocazione.

3. Ed ecco in questo bel volume «l’avventura» terrena di Teresa Grillo Michel. Ne è l’autore il pro! Renato Lanzavecchia che ci ha trasfuso l’amore per una grande opera: la Congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza, attraverso la sua fondatrice: e pur coinvolto da questo amore è rimasto fedele alla rigorosa verità storica. Un merito non indifferente. Chi prenderà in mano questo volume – e spero siano molti – potrà conoscere, al di là dei «si dice» e dei «si tramanda» quanto può essere grande una persona quando non pensa a sé; e potrà paragonarla ai «grandi» di questo mondo per constatare lo scarto che esiste tra questi e quella. Gli Alessandrini vi troveranno una pagina della loro storia e si potranno domandare perché questa donna ha tanto influito sulla storia della loro città, mentre altri, pur tanto osannati, hanno lasciato poco o nulla.
Ad alcuni si fanno monumenti dopo morte, e sono di pietra o di bronzo, quindi non parlano;[4] i santi «fanno dei monumenti in vita», sono le loro opere di amore e di fraternità, che parlano lungo i secoli. Teresa Grillo Michel ha costruito uno di questi monumenti. Credo che il miracolo necessario per la sua beatificazione sia proprio qui, ad Alessandria: è il suo Istituto «Divina Provvidenza». Chi varca le sue porte incontra questo «miracolo» permanente.

Fernando Charrier
Vescovo di Alessandria

 


[1] Cfr. Mt. 3,9.
 
[2] Episcopato Italiano, Chiesa italiana e prospettive del Paese, n. 13.
 
[3] Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap. XXII.
 
[4] Cfr. Salmo 113.
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