Solennità del Corpus Domini

«SIGNUM UNITATIS»

L’Eucaristia è anzitutto Comunione con Cristo, Dio da Dio, Luce da Luce, Amore da Amore, vivo, vero, sostanzialmente e sacramentalmente presente, Agnello immolato per la nostra salvezza, manna ristoratrice per la vita eterna, Amico, Fratello, Sposo, misteriosamente nascosto e abbassato sotto la semplicità delle apparenze, eppur glorioso nella sua vita di risorto, che vivifica comunicandoci i frutti del Mistero pasquale. Oh, non avremo mai meditato abbastanza sulla ricchezza, che ci apre questa intima comunione di fede, di amore, di volontà, di pensieri, di sentimenti, con Cristo Eucaristico. La mente si perde, perché ha difficoltà a capire, i sensi dubitano, perché si trovano dinanzi a realtà comuni e note: pane e vino, i due elementi più semplici del nostro cibo quotidiano. Eppure, proprio il «segno» con cui questa divina presenza ci si offre, ci indica come dobbiamo pensarla: il pane e il vino, queste specie tanto comuni, hanno valore di simbolo, di segno: Segno di che? Oh quant’è grande la potenza di Cristo, che anche qui, secondo il suo stile – che è lo stile di Betlem, di Nazareth, del Calvario – nasconde le più grandi realtà sotto le apparenze più umili, e, appunto per questo, a tutti accessibili: questo Sacramento è segno che Cristo vuol essere nostro cibo, nostro alimento, principio interiore di vita per ciascuno di noi, e a noi applica i frutti della sua incarnazione, con la quale – come bene ha detto il Concilio – «il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo» (Gaudium et spes, 22). L’incarnazione si estende nel tempo, affinché ogni cristiano divenga davvero, come il tralcio alimentato dal ceppo della unica vite (Io. 15, 1), il prolungamento di Cristo, e possa dire con l’Apostolo Paolo: «Non più io vivo, ma Cristo vive in me. La vita, che vivo nella carne, la vivo nella fede al Figlio di Dio, che ha amato me, e ha dato se stesso per me» (Gal. 2, 20). Egli si moltiplica per essere a disposizione di tutti, per essere di tutti: ignorato, forse; trascurato, forse; offeso, forse; ma vicino, ma presente, ma operante per chi crede, per chi spera, per chi ama!

Se l’Eucaristia è un grande mistero, che la mente non comprende, possiamo almeno capire l’amore, che vi risplende con una fiamma segreta, consumante. Possiamo riflettere all’intimità che Gesù vuol avere con ognuno di noi; è la sua promessa, sono le sue parole, quelle che la Liturgia ci ha ripetuto oggi: «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue, rimane in me e io in lui . . . Chi mangia me, anch’egli vivrà per me: vivet propter me» (Io. 6, 56-57). Egli è il Pane di vita eterna, per noi pellegrini in questo mondo, che per suo mezzo siamo già trasportati e immessi dal flusso rapido del tempo alla sponda dell’eternità.

Paolo VI Giovedì, 5 giugno 1969

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