Maria, Nome Dolcissimo
Come nel cielo di una serena notte d’estate brillano innumerevoli stelle, ma una sola è la più luminosa, così nella varietà dei nomi che identificano milioni di persone, uno sopra tutti risuona melodioso invadendo delicatamente la profondità del nostro animo: è il nome di Maria che, come fulgida stella, abbaglia i nostri occhi e ricolma i nostri cuori di una gioia ineguagliabile. La musicalità del suo nome, la dolcezza del suo sguardo, la sua bellezza interiore ed esteriore tutta pura, immacolata e santa, offrono al popolo cristiano la serena contemplazione di un amore così intenso e profondo, che si fa dolcezza e tenerezza, guida e rifugio, aiuto e sollievo.
Accanto a Maria, rifulge la beata Teresa Grillo Michel, nostra fondatrice, la quale ha ritenuto benefica, anzi indispensabile, la presenza della Madonna nel suo cammino spirituale e della Congregazione, per raggiungere una più alta e duratura comunione con Dio. Ella, infatti, soleva affermare: «Maria ci è necessaria in tutto, per poter essere tutte di Gesù…». L’affidamento alla Madonna riveste per Teresa un po’ tutti gli aspetti della vita, e soprattutto quelli che riguardano la vita dei piccoli e dei poveri. Il suo esempio ci sia di guida nella vera devozione alla Vergine, e accenda nel nostro cuore una luce così intensa da trasformare le piccole azioni della quotidianità in eventi di santità.
Alla Madre di Dio e madre nostra rivolgiamo la filiale preghiera con le invocazioni che leggiamo in una omelia di san Bernardo: «Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, – egli dice – pensa a Maria, invoca Maria. Ella non si parta mai dal tuo labbro, non si parta mai dal tuo cuore; e perché tu abbia ad ottenere l’aiuto della sua preghiera, non dimenticare mai l’esempio della sua vita. Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ella ti sorregge, non cadi; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia, giungerai alla meta…» (Hom. II super «Missus est», 17: PL 183, 70-71).