Le tre Terese

Teresa, un nome dolce

che nella santità unisce Lisieux, Calcutta e Alessandria

Giampaolo Mattei

Teresa è un nome dolce che nella storia della Chiesa è sinonimo di carità.

Teresa è il nome scelto dalla giovane albanese Ganxhe (Agnese) Bojaxu al momento di divenire religiosa a Calcutta, città poverissima alla quale questa esile donna, dal «sari» bianco orlato d’azzurro, ha indissolubilmente legato il proprio nome.

Teresa è anche il nome della giovanissima Patrona delle missioni, l’affascinante carmelitana di Lisieux che è stata straordinaria missionaria senza mai uscire dalle mura del suo convento. Proprio a lei, proclamata da Giovanni Paolo II Dottore della Chiesa, Ganxhe pensò quando scelse di chiamarsi Teresa.

Teresa è anche il nome di un’energica donna piemontese. Come Teresa di Calcutta e Teresa di Lisieux ha consacrato la propria vita alla missione e al servizio dei più poveri tra i poveri. Per beatificarla Giovanni Paolo II ha compiuto un pellegrinaggio a Torino, domenica 24 maggio 1998.

«Essere piccole davanti a Dio, riconoscendo la nostra impotenza a qualunque bene senza il suo aiuto celeste. Occorre saper fare una gioia del nascondimento, un onore del sacrificio, un ideale di vita della carità. Mi pare che le lettere stesse componenti la dolce parola pace indichino chiaramente le misteriose sorgenti di questo delizioso stato dell’anima: purezza, amore, confidenza eroica».

Queste parole possono appartenere a ciascuna delle tre «Terese». Possono essere state scritte sia da Teresa di Lisieux, sia da Teresa di Calcutta, sia da Teresa di Alessandria. Tutte e tre hanno amato usare, e vivere, la parola piccolo. E piccolo per loro tre è il complimento più grande. Parlano di nascondimento, di carità, di pace.

Queste parole le ha scritte, nel messaggio alle religiose della sua Congregazione in occasione del Natale 1937, Madre Teresa Grillo Michel. Suscita un brivido di emozione pensare che potrebbero appartenere anche alle altre due «Terese». Negli scritti di Teresa di Lisieux e di Teresa di Calcutta si trovano infatti espressioni identiche.

E poi le chiamano coincidenze…

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