“Questa chiave si chiama Gesù Cristo!”
Lo scrittore bavarese Max Daithendey, era sposato con una svedese. Ambedue erano straordinariamente eruditi. Per il resto, nessuno dei due credeva in Dio, né all’esistenza dell’anima o della vita eterna.
Entrambi però cercavano, senza interruzione, delle risposte ad alcuni assillanti “quesiti” esistenziali. Da dove veniamo noi? Perché viviamo su questa terra? Che senso ha la nostra vita e che cosa ci attende dopo la nostra morte?
I loro cuori erano vuoti e irrequieti.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale sorprese Max in Indonesia, dove egli anche morì, nel 1918. Dopo la sua morte venne ritrovata tra le sue cose, una lettera dall’Europa, che gli era stata scritta da sua moglie, lì rimasta intrappolata dalla guerra.
Mio caro Max! Noi abbiamo cercato insieme e dappertutto quella formula, con la quale risolvere i problemi della vita e della morte, senza riuscire a trovarla da nessuna parte!
Spesso abbiamo creduto e sperato che la moderna filosofia e la scienza potessero farci trovare la “formula” o la “chiave” di essa.
Nel frattempo io l’ho trovata! Questa “chiave” si chiama Gesù Cristo!
Egli risolve tutti i problemi legati alla vita e alla morte, al bene e al male, la verità e la menzogna, il tempo finito e l’eternità e tutto questo mediante il “suo” Vangelo!
Per questo, caro Max, leggi con costanza e vera devozione le Sacre Scritture e resta fermamente ancorato a ciò che Gesù ha detto“.
Quello scrittore ascoltò ciò che la moglie gli raccomandava e già un anno dopo morì, nella pace, tenendo un crocefisso nella mano.
Fermenti Cattolici Vivi, 17 Gennaio 2016