Oh com’è dolce amarci in questo Sacro Cuore!…
Come si sente che è un amore che non avrà fine, e che nulla al mondo potrà diminuire giammai.
(beata Teresa Grillo Michel, 13/ 8/ 1895)
L’amore di Dio e il Prossimo
Durante la seconda guerra mondiale, un paesino tedesco fu completamente distrutto da un bombardamento, e con il villaggio anche la chiesa. Sull’altare maggiore vi era un crocifisso di grandezza naturale, molto venerato dai contadini di quella regione, che lo ritrovarono tra le macerie, senza braccia. Quando giunse il momento della ricostruzione, non si sapeva bene che fare di quella bellissima scultura. Alcuni erano dell’avviso di ricollocarla restaurata con delle braccia nuove, altri prevenivano la soluzione di fare una copia del vecchio crocifisso, alla fine si decise di porre sopra l’altare la vecchia statua così com’era stata ritrovata tra le macerie, con l’iscrizione: “Le mie braccia siete voi…”.
Siamo noi le braccia di Dio nel mondo. Egli ha voluto restare nel Tabernacolo perché andassimo a trovarlo, ad ascoltarlo e a rinfrancare le nostre forze. Il cristiano può produrre frutti che Dio si aspetta da lui, solo se ha santità personale, cioè unione con Lui, perché “nessuno può dare quel che non ha”. Solo dall’albero buono si possono raccogliere frutti buoni. E l’albero è buono quando vi scorre linfa buona: la vita di Cristo. Il Signore ci chiede senza sosta di portare chi sta intorno a noi alla salvezza, alla gioia e alla generosità. L’apostolato non dipende tanto dalle qualità di una persona, quanto dall’amore che porta a Dio.
La mancanza di frutti apostolici spesso denota l’assenza di vita interiore, di un autentico rapporto con Dio. Il tiepido è rimasto impantanato nella crescita spirituale; é come un treno abbandonato su un binario morto. Quando si cade nella tiepidezza non si traggono più frutti dalle abbondanti grazie che lo Spirito Santo dà. Il tiepido diventa simile al fico maledetto di cui narra il Vangelo. Questo passo della Sacra Scrittura ci rattrista, ma al tempo stesso ci incoraggia a ravvivare la fede, a vivere secondo la fede, affinché Cristo raccolga sempre frutto da noi.
L’amore non lesina nessun sacrificio, e lo fa sempre con gioia: “Non sono mai gravosi i compiti di coloro che amano”. Una visita al Santissimo, un momento di meditazione possono diventare qualcosa di gioioso e gratificante perché incontriamo il Signore. L’amore è stato, ed è, il motore della vita dei santi; ci dà ali per superare qualsiasi difficoltà personale o nell’apostolato: ci rende saldi davanti alle difficoltà. La tiepidezza ci blocca di fronte agli ostacoli più insignificanti. L’amore di Dio, fa di una montagna un granello di sabbia: “Né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire… potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”.
L’amore di Dio trasforma l’anima. Insieme a Gesù, alla sua presenza, i giorni si arricchiscono: il lavoro santificato riempie la nostra misera e vuota bisaccia che porteremo con noi nella vita eterna; la vita con gli altri ci da tantissime possibilità di fare il bene. Se amiamo Cristo, se lo seguiamo sinceramente, se non cerchiamo noi stessi, ma solo Lui, in suo nome potremo trasmettere ad altri, gratuitamente, quello che gratuitamente Lui ci ha concesso. Uniti a Cristo saremo apostoli, nel mondo, in qualunque ambiente e situazione in cui ci ha posto la vita.