Devozione e Consacrazione al S. Cuore di Gesù
Non è la prima volta che ci accostiamo alla personalità spirituale di Madre Michel, che merita tutta la nostra attenzione e devota ammirazione. Ne parleremo di un tratto particolare della sua spiritualità che – ci pare – non viene messa spesso nel giusto risalto.
Ci riferiamo a quel peculiare aspetto del suo amore per Gesù che si chiama “riparazione” che, facendo parte del suo carisma, ella trasferì “naturalmente” nell’Istituto delle Piccole Suore della Divina Provvidenza.
Madre Michel non “inventa”: in realtà, respira questo aspetto della spiritualità del tempo e della regione piemontese.
È noto, infatti, che la pietà cattolica di fine Ottocento è fortemente impregnata della devozione al S. Cuore, all’Eucaristia, a Gesù Bambino, alla Madonna e ai Santi.
Non si possono definire atteggiamenti devozionali, sentimentali o intimistici, ma, piuttosto, delle risposte – vissute con opere d’amore e di generosità – ad un clima culturale caratterizzato dal positivismo e dal liberalismo.
Neppure sono estranee al contesto le encicliche promulgate da due Pontefici: Leone XIII e Pio XI. Ci riferiamo alla “Annum Sacrum” del 25 maggio 1899, con la quale Leone XIII consacrava l’intera umanità al Sacro Cuore di Gesù ed alla “Miserentissimus Redemptor” di Pio XI (8 maggio 1928), ancora più specifica, nella quale veniva illustrata la riparazione dovuta al Sacro Cuore.
L’enciclica di Leone XIII coglie la Fondatrice in un momento di intenso fervore: è l’anno di inizio della Congregazione. Per lei la devozione al S. Cuore era una realtà non nuova sorta nel suo cuore nei primi anni di conversione quando di buon mattino frequentava il nuovo santuario del S. Cuore officiato dai Padri Cappuccini, in Alessandria.
Ci si chiede come abbia vissuto la devozione al Sacro Cuore. L’attenta lettura dei suoi scritti ci forma la convinzione che la fondatrice ha vissuto questa devozione secondo la teologia della sua epoca e cioè: amando Cristo come “riparazione” e “conforto”, offrendosi come “vittima” al cuore oltraggiato di Cristo, imitando la vita del Salvatore specie nella sua chenosi, vivendo le esortazioni con le conseguenti promesse del S. Cuore a Paray le Monial.
Alla penitenza di una vita difficile, Madre Michel aggiungeva altre penitenze per essere più conforme al suo Signore. Troviamo in una delle sue pagine questa sorta di confessione: «Come comprendo di aver poco amato il Signore, se non ho ancora saputo riunire delle anime che Lo amino davvero e siano pronte a qualunque sacrificio per amore Suo. Quanto tempo perduto, come sono scarsi i miei manipoli… perché non ho la forza e gli aiuti necessari per sorgere davvero e riparare e espiare la mia tiepidezza passata. Ma l’amore deve essere più forte, e voglio sperare ancora nel Cuore misericordiosissimo di Gesù e della Sua Madre Santissima (11.7.1913)».
Consacrare significa sottrarre all’uso profano determinate realtà per dedicarle esclusivamente al culto di Dio.
Consacrarsi al Cuore di Gesù significa prendere il Cuore di Gesù come misura della nostra vita e del nostro comportamento.
Gesù ha detto: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29).
La consacrazione al Cuore di Gesù è un rinnovamento più esplicito di quanto si è già fatto nel Battesimo, e cioè da quando la nostra vita si è radicata in Cristo per ricevere da Lui linfa ispiratrice per il proprio modo di pensare, di giudicare, di amare e di comportarsi.
Una prima conseguenza di questa consacrazione consiste nel non lamentarsi, perché si è consapevoli che tutto è sotto il governo di Dio che, anche attraverso la nostra collaborazione, piega il male a servire un bene più grande.
Per questo san Pietro dice: “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché vi esalti al tempo opportuno, riversando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi” (1 Pt 5,6-7).
Consacrarsi al Cuore di Gesù significa avere il suo Cuore e i suoi sentimenti sempre sotto i propri occhi. Ed è per questo che per rendere più continua e più viva la consacrazione si consiglia di mettere nelle proprie abitazioni l’immagine del Cuore di Gesù.
In passato si parlava di intronizzazione. Il Signore era reso, anche sensibilmente, sovrano della nostra vita, della nostra famiglia, con tutti gli eventi che la accompagnano.
La consacrazione al cuore di Maria è analoga alla consacrazione al Cuore di Gesù.
Tale consacrazione o affidamento parte dalle parole proferite da Nostro Signore sulla croce quando ha detto “Donna, ecco tuo figlio” “figlio, ecco tua madre”.
Anche questa consacrazione non si distacca dunque da quanto è già avvenuto nel Battesimo, perché in quel momento siamo stati affidati a Maria come nostra Madre.
Consacrasi a Maria significa prendere coscienza di questo dono e renderlo regola dei propri pensieri, dei propri giudizi, dei propri affetti, delle proprie attività e del proprio comportamento.