Indifferenza: “Come se la nostra persona indossasse uno schermo, dal quale e con il quale proteggersi nei riguardi degli altri, nei riguardi di quella responsabilità che i problemi del nostro tempo sollecitano, alla luce di quella passione evangelica che il Signore vuole accendere con la forza del suo Santo Spirito nel nostro cuore”.
Necessaria inoltre – ha proseguito – una buona dose di concretezza. “Guardare alla realtà evidentemente senza sognare città ideali o utopie di alcun tipo. L’utopia di per sé non è una prospettiva autenticamente evangelica. La Gerusalemme celeste, che il visionario dell’Apocalisse contempla, non è un’utopia: è anzi il contenuto di una promessa reale, affidabile, che il Signore consegna alle sue Chiese nella prova. La crisi del nostro tempo può essere definita come sradicamento della persona dal contesto organico della città. Ebbene, questa crisi non potrà essere risolta che mediante un radicamento nuovo, più profondo, più organico, della persona nella città in cui essa è nata e nella cui storia, e nella cui tradizione essa è organicamente inserita”.
(Dalle meditazioni dell’Abate di San Miniato al Monte, Dom Bernardo Gianni agli Esercizi Spirituali di Papa Francesco e della Curia Romana.)