Rapporti di fede
Atteggiamento di fede nel rapporto con Dio
Essere persona, e Chiesa, che vive della fede, significa
Accettare l’Amore, Dio-Amore, come fonte e senso dell’esistenza
Fede è rimettersi alla sapienza di Dio che ci ha voluti e chiamati dal non-essere all’essere, non per caso ma secondo un suo disegno. È assentire alla sua sapienza, al suo piano di salvezza in Cristo, per lo Spirito, inteso come il vero senso dell’esistenza. É accogliere la Parola (sapienza) di Dio manifestata nel Cristo, luce che illumina ogni uomo che viene a questo mondo.
Di questa sapienza, come anche della “luce” e del “sapore” che essa da alla vita, è chiamato ad essere testimone ogni cristiano, mediante la parola, la presenza, l’azione. Credere è vivere in coerenza con un “senso”; è quindi la concretezza del vivere che “verifica” la nostra fede. Non colui che dice: Signore, Signore…, ma colui che fa la volontà del Padre… (Cfr. Mt 7,21).
Interpretare la realtà con la sapienza di Dio
Vale a dire, a partire dal senso della storia che Dio ci ha manifestato nel Cristo. La fede si fa ascolto della Parola che Dio dice, alla sua Chiesa e ai suoi fedeli, dalla storia.
Perciò la Chiesa e i fedeli si lasciano interpellare oggi dalla crisi di senso, propria del nostro tempo che tocca tutta la vita dei singoli e i loro rapporti interpersonali, sociali, strutturali. Giacché la Chiesa “sa” (con un sapere che l’esperienza prova) che in ogni situazione é possibile scoprire i segni, le orme, di Cristo. Di Colui che è il senso pieno della storia. Perciò accompagna l’umanità nella sua ricerca di senso, nel suo itinerario di maturazione storica; essa sa di dover testimoniare e trasmettere all’umanità il senso che Cristo le rivela, nel quale crede e del quale ha esperienza.
Nella permanente conversione al senso offerto da Dio
Occorre “uscire” dalle proprie vedute, dalla razionalità e dalla logica umana, per entrare in quelle di Dio: “Dio sa perché”, “Lui vede e provvede”. Così risponde la fede a quel che risulta umanamente incomprensibile. La fede scova la presenza di Dio in quello che risulta assurdo per le nostre vedute, insopportabile per il nostro sentire, incomprensibile per il nostro capire umano: Dio è il Tutt’Altro, l’assolutamente diverso. E tale “salto” della fede va vissuto non solo nelle situazioni limite ma anche in quelle comuni, nella vita di ogni giorno. Non é alienazione ma salto di qualità.
Nella conversione alla fede si diventa discepoli di Cristo, capaci di spostare le montagne… (Cfr. Mt 17,20), di fare delle opere maggiori di quelle fatte dallo stesso Cristo (Cfr. Gv 14,12).
Accettare il rischio di credere
La fede, se ci dice che ogni momento è momento di salvezza, non ci indica, però, quale opzione prendere. Ci offre il senso e l’indirizzo generale del vivere, ma senza indicarci come esprimerlo “qui e adesso”. Lo determinerà la nostra libertà. La fede è, perciò, una sfida e un rischio. Esige camminare nell’oscurità di chi non possiede tutte le risposte e, con umiltà e nel dialogo, cerca insieme ad altri le risposte azzeccate; … ci offre solo la sicurezza del Vangelo.
Se non si azzarda una risposta concreta non si ha fede. Assumere tale rischio è condizione indispensabile per attuare la volontà di Dio. Credere è scegliere, nel rischio di sbagliare ma nella certezza di essere salvati (cfr. Rm 8,28.35-39). Maria ha creduto, ha corso il rischio, nella fede oscura, e la Parola di Dio si è fatta carne nel suo grembo: Dio ha preso dimora in mezzo a noi e la salvezza è entrata nella nostra storia.
Accettare la condizione di pellegrino
La fede è anche accettare di essere pellegrini, di progredire passo passo senza fermarsi. Ogni passo è definitivo e provvisorio: richiama altri passi. Colui che cammina non si può fermare.
Credere è perseverare nel cammino intrapreso, restare fedeli a quel che si è scelto nella fede: fedeli così a Dio. Credere è continuare, una e cento volte, a scegliere-optare per Dio, fino a rendere Dio l’unico oggetto della scelta, pur nella precarietà. Fede è fedeltà a Dio e dominio di sé, autonomia e libertà, personale e comunitaria, per servire l’attuazione del piano di Dio.
Peregrinare nella fede, scelta dopo scelta, comporta un’esperienza del passato che ci spinge a fare “adesso” una nuova opzione secondo Dio. Per fede, Abramo parte senza sapere dove va, e Mosè procede sicuro come se vedesse l’invisibile… (Cfr. Ebr 11): Dio li chiama, loro hanno scelto Dio, e Dio è fedele. “La fede è garanzia di ciò che si spera: dimostrazione di realtà che non si vedono” (Ebr 11,1). È Alleanza che consacra al volere di Dio e si lascia condurre da Lui.
Celebrare il “mistero” della fede
La fede è riconoscere Cristo come l’inviato del Padre, il Figlio unigenito, la Parola-Sapienza che fonda l’esistenza umana e ne rivela il senso, il “Sì” di Dio all’umanità; il primogenito di ogni creatura e dell’intera umanità, che in Lui ha il suo centro e il suo fine, il “Sì” dell’umanità a Dio.
La fede, adesione a Lui, significa accettare e assumere l’umanità attuale con le sue contraddizioni e offrire se stesso alla volontà salvifica universale del Padre e far presente il “Sì” dell’umanità odierna al Padre: nella costruzione dell’unità mondiale, della giustizia e della pace, e nella conservazione del creato e la ricerca del suo senso.
La fede celebra il “mistero” di Dio, al quale Cristo ci ha integrato nel battesimo per opera dello Spirito. Perciò loda, canta, ringrazia e celebra nel banchetto eucaristico ciò che vive e realizza, e celebrerà poi, in modo definitivo, nel banchetto eterno, quando Egli si manifesterà nella gloria.