Con Dio, con gli altri, con la natura e il cosmo

Il mondo sfida la Chiesa alla novità delle relazioni

 

La società in cui viviamo ha perso il senso dei rapporti: con Dio, fra gli uomini, di questi con la natura e il cosmo. Ha viziato i rapporti facendone veicolo del suo interesse: individuale o di gruppo; di tipo sociale, economico, politico, culturale… Così, i rapporti sociali e strutturali, a cominciare da quelli interpersonali, hanno perso il loro senso originale di giustizia, benevolenza, amore gratuito. Basti ricordare la crisi della famiglia, le ingiustizie, perfino strutturali, le tante forme di violenza fisica, psicologica e morale, l’immoralità pubblica, ecc.

L’umanità di oggi vive l’urgenza di una scelta fondamentale: riscoprire il senso dell’“altro” (persona, gruppo, nazione, mondo), il senso dei rapporti sociali, dello sviluppo integrale e delle motivazioni ultime che giustifichino e diano senso alla vita, alla convivenza sociale, e al rapporto con la natura.

 

 

L’umanità ha bisogno di una spiritualità:

  • ecologica, nella quale la natura viene considerata non solo come risorsa da sfruttare ma come intorno umano da servire e da contemplare; spiritualità dell’austerità, semplicità di vita che considera la natura nel suo valore obiettivo e scopre in essa la presenza di Dio.
  • Dialogica, dove l’altro e ogni “altro” è visto come valido, degno di rispetto nella sua alterità, da promuovere in se stesso nella complementarietà e nel reciproco arricchimento.
  • solidale e, per ciò stesso, di condivisione dei beni materiali, spirituali e culturali, in modo che la convivenza umana sia lo spazio di crescita della persona umana e della stessa umanità;
  • di comunione, che è, comunione con Dio, il Tutt’Altro; comunione con tutti gli altri nella partecipazione di un medesimo senso della vita; comunione con sé stessi nel silenzio e nell’ascolto, lì dove Dio è l’intimità della nostra intimità;
  • universale, vale a dire, una spiritualità che apre alla mondialità intesa come mentalità universale, come atteggiamento di armonizzazione e sintesi di ciò che complesso, come impegno per creare nel particolare una risposta all’universale, come dimensione normale della vita personale e collettiva.

Solo una spiritualità di questo tipo può dar senso al mondo d’oggi che aspira all’unità universale, alla pace, alla giustizia e alla salvaguardia del creato. È questa spiritualità che può dare sufficienti motivazioni per orientare tutte le energie e tutte le possibilità del mondo d’oggi verso uno sviluppo umano integrale.

E questa spiritualità di cui il mondo ha un bisogno estremo, è la spiritualità di comunione, dono di Dio e risposta della fede, “avvenimento” e germe di vita. Spiritualità capace di dare una autentica risposta alle aspettative dell’umanità di oggi.

Questo perché l’umanità è ed è chiamata ad essere “volto”, immagine di Dio.

E Dio è rapporto d’Amore fra Padre, Figlio e Spirito; e l’umanità può accedere alla vita di Dio mediante la fede, la speranza e l’amore. Per tali tre doni e virtù i credenti in Cristo, la Chiesa, prendono parte alla vita di Dio presente in essi, la condividono e sviluppano. Così, Chiesa e cristiani sono chiamati a rispecchiare i rapporti della Trinità, che il Vangelo introduce nel mondo mediante quel segno della “novità di vita” in cui consiste la Chiesa (Cfr. EN 23).

La novità di vita sta nel fatto che “l’amore di Dio e diffuso nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5) senza misura (cfr. Gv 3,34). E tale amore, come un germe, cresce in noi e nella comunità-Chiesa, nella misura in cui noi ci apriamo ad esso e l’accogliamo –nell’intelligenza, la volontà e l’affettività, nei giudizi e nelle scelte– e lo intercomunichiamo in tutti i nostri rapporti.

Maturo, poi, è chi, persona o comunità, crede nell’amore (cfr. 1Gv 4,18), nella sua gratuità e potenza; chi “crede” che Dio ci ama per primo, con amore assoluto, comunicandoci il suo Spirito. Scoprirsi amati da Dio è l’esperienza cristiana fondante, quella che segna l’essere, l’esistenza dell’“umanità nuova”. Il vero cristiano crede nell’amore: perciò l’accetta, si fa prendere da esso, di esso vive, entra nel “movimento” dell’Amore stesso e nella sua logica. Tale è la vita ecclesiale, quella del “mistero” che é la Chiesa.

È questo un dinamismo di dono-accettazione-adesione, che comporta un’opzione e un atto pieno di coscienza e libertà da parte dell’uomo, che esprimiamo coi termini di “conversione” o “pasqua”. Si passa dalle nostre misure, certezze, aspirazioni… alle misure, certezze, volontà di Dio. Fino al punto che è Dio Colui che “vive” in noi, vede, sostiene, spinge, ama e crea in noi; fino al punto che noi siamo “vissuti-animati” da Dio (Cfr. Rm 8; 2Cor 5,15; Flp 1,21; Col 3,3-4; Gal 2,20), nel nostro spirito (2Tim 1,14; Ef 3,16-17) e perfino nel nostro corpo (1Cor 6,19; Ef 3,1.6-17; ecc.).

Dire di “sì” all’amore vuol dire accettare l’ingresso altrui (dell’altro) nella propria vita; questo ci “fa-altri”, ci modifica e trasforma, ci fa differenti. Dio stesso, da quando ha accettato l’umanità, è diverso, si è incarnato, ha pensato con mente d’uomo, agito con volontà d’uomo, amato con cuore d’uomo (cfr. GS 22). Per questa via, per Cristo, nello Spirito, siamo in grado:

  • per la fede, di vedere ogni realtà con gli occhi di Dio, illuminati dalla sapienza di Dio;
  • per la speranza, di realizzare quanto Dio vuole, mettendo nel suo potere la nostra sicurezza;
  • per la carità, di vivere tutto nell’amore di Dio e di condividerlo in tutti i nostri rapporti.

Tre dimensioni di uno stesso atteggiamento teologale o di riferimento a Dio. Vogliamo approfondirle come stile di vita nelle tre dimensioni fondamentali dei rapporti: con Dio, con gli altri, con la natura e il cosmo.

 MMM

 

 

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