Vangelo (Lc 20, 27-38)
Nota: I Sadducei facevano parte dell’aristocrazia terriera delle antiche famiglie ebraiche. Il sommo sacerdote e i ranghi più alti nell’organizzazione del tempio erano scelti tra i Sadducei. Essi accettavano soltanto la legge scritta ed erano favorevoli ad accogliere dottrine della filosofia greca.
Indicazioni per la riflessione
La vita attuale compresa alla luce della risurrezione di Gesù.
Noi cristiani dobbiamo chiederci «la risurrezione la vivo come una realtà presente oppure come una verità che riguarda il futuro?».
Qualche chiarimento. Quando tocchiamo questo aspetto della vita cristiana (la risurrezione) dobbiamo tener presenti due prospettive.
La prima prospettiva è la risurrezione attuale, cioè il cammino di conversione del cuore e della vita che incomincia a farci diventare più simili a Gesù.
Una seconda prospettiva riguarda la resurrezione dei corpi che ci renderà uguali a Gesù risorto. Questo secondo aspetto ci permette di vivere il cammino battesimale senza limitarlo a un “miglioramento” e vivendolo come “vero cambiamento” del nostro modo di vivere, mettendolo in stretta relazione con la vita di Gesù risorto. Nello stesso tempo, ci aiuta a vivere la morte fisica come un compimento, “un passaggio” e non come la fine di tutto.
San Paolo ci propone il cammino cristiano (compresa la morte) come un vivere in Cristo, per Cristo e con Cristo, con lo sguardo del cuore orientato verso il Padre. Il diventare una sola cosa con Gesù risorto fin da questa vita, prende immediatamente il significato di far parte della famiglia trinitaria, «Infatti, tutte le promesse di Dio in lui (Gesù risorto) sono “sì” e per mezzo di lui sale a Dio il nostro “amen”, per la sua gloria» (2Cor 1,19-20). Nello stesso tempo ci inserisce nella vita nella Chiesa, come in un “corpo”.
Per questo motivo, la morte la possiamo vivere come un cadere fra le braccia del padre, grazie allo Spirito santo che ci farà vivere la stessa consolazione di Gesù.
Nella cultura di oggi, molti movimenti religiosi e atei affermano che la morte cancella la persona dall’esistenza; nella memoria degli altri, sopravvivono soltanto il pensiero, le azioni e la coscienza dei morti. Altri fanno fatica a credere all’aldilà perché lo considerano un’evasione per non partecipare alla responsabilità di trasformare questo mondo. Altri, ancora, vedono la fede nell’aldilà come compimento del desiderio di felicità. In fondo cercano di descrivere che cosa c’è sopra il tetto, guardando da sotto il tetto.
Santa Teresa del Bambino Gesù diceva: dopo la morte farò piovere una pioggia di fiori sul mondo. Il cristiano è cosciente della sua responsabilità nei riguardi di questo mondo (che Dio ha affidato a noi) e si aprire al futuro che Dio gli offre. «Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi». Il “vivente” è ogni persona impegnata a migliorare la situazione dell’umanità e del mondo in cui Dio l’ha inserita e vive guardando oltre le difficoltà e oltre la morte fisica.