Chi cerca Dio trova sempre la serenità; non sempre, però, chi cerca la serenità trova Dio

 

Pace e serenità

In madre Teresa Grillo Michel

Premessa – Partendo dal presupposto cristiano che la pace è strettamente connessa alla persona di Cristo e dovendo sviluppare due temi di altissima spiritualità come “la pace e la serenità interiore” nell’esperienza mistica della madre Michel, non posso non partire dall’esperienza cristologica intorno alla quale la Madre ha fatto ruotare tutta la sua esistenza terrena.

La Bibbia usa shālom (nell’Antico Testamento) ed eirené (nel Nuovo) la cui pregnanza è ben altra cosa se la paragoniamo all’accezione corrente di pace (o paix, o peace…) che nell’ambito della fysis (Natura) vale quiete, non perturbazione né sussulti, mentre in ambito socioantropologico ha una valenza ancora più riduttiva: assenza di guerra, nelle micro come nelle macrorealtà. Vale la pena, perciò, di tornare un momento alla Scrittura. Non tardiamo molto a renderci conto che shālom non indica un concetto vago, utopico, indistinto, bensì è una condizione viva, tangibile, palpitante altamente positiva, improntata alla filiazione di Israele nei confronti di JHWH, il quale ha stabilito un’alleanza universale nell’ordine e nella stabilità del creato ed il cui segno visibile è l’arcobaleno, simbolo “anche” di altre benedizioni: fertilità del suolo, armonia del mondo animale, prosperità, discendenza. L’uomo è diretto senza violenza (e in pace) ad una vita morale e religiosa. Insomma JHWH “farà sì che l’uomo faccia ciò che a lui piace” (Ez 36,27).

Nel Nuovo Testamento la pace è un dono del Signore. Gesù si autodefinisce “pace” (“Vi lascio la mia pace vi dò la mia pace” Gv 14,27), dono scambievole (Mt 10,12), impegno reciproco (Mc 9,50b), vocazione comune (Col 3,15), componente del Regno (Rm 14,17) ed è, soprattutto, beatitudine dei figli di Dio (Mt 5,9). La pace ormai è Cristo, è Gesù di Nazareth, è quella Parola che Dio ha mandato ai figli di Israele per evangelizzare la pace! (At 10,36). Ora vedremo come questi elementi biblico-dottrinali si siano sedimentati in M. Teresa  Grillo Michel.

1. Spiritualità di madre Michel

Ha pace, quindi, chi entra in comunione con Dio, chi accetta di essere amato da Dio, chi confessa realmente Gesù come Signore e lo attende come il Veniente, Colui che mette fine alla scena di questo mondo per aprire cieli nuovi e terra nuova.

1.1 La pace  –  Per madre Teresa Michel il titolo di Cristo “principe della pace” divenne fonte di ispirazione effettiva dell’impegno per la vita sua e dell’Istituto. Con gli scritti e con l’esempio ella costantemente richiamò alla ri­conciliazione reciproca, per essere testimoni credibili e portatori efficaci della pace di Cristo nel mondo.

L’identificazione, la sequela e l’imitazione di Cristo traducono in atto, con formule diverse, l’atteggiamento fondamentale e tipico della spiritualità della Madre. La persona spirituale per Lei è chi riceve dallo Spirito di Cristo il coraggio e la grazia di dire: “Bene per me è prendere non i miei contorni, quelli che io voglio, ma quelli di Cristo”. Spirituale, dunque, è colui che vive il rapporto con la verità-Cristo manifestando la volontà di dimorarvi. È Gesù Cristo, insomma, che per ciascuno di noi diventa, nella parola e nel sacramento, il riferimento assoluto del vero discepolo.

Il credente trova la propria pace in tale verità e vi dimora, secondo quanto da Lui stesso detto: “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,4-5). Gesù è la pace vera, l’approdo del nostro andare, della nostra ricerca. Trovando Lui, la sua pace “dimorerà nei nostri cuori”. Innanzitutto è necessario dire che la pace del cuore è frutto di una lotta, di una fatica, non si può pensare di acquisirla o riceverla senza percorrere un cammino. Ciò per una ragione molto semplice e nello stesso tempo drammatica: il male vi si oppone con forza e decisione perché Dio “dimora nella pace ed è nella pace che opera grandi cose”. È l’esperienza che ha fatto Gesù per primo – dalle tentazioni nel deserto sino alla croce – e che i santi hanno vissuto altrettanto duramente sulla loro pelle. “La pace – amava ripetere don Tonino Bello -, prima che traguardo, è cammino… E, per giunta, cammino in salita”.  La Madre scriveva: «… La pace di Gesù non è sinonimo di benessere e di riposo, bensì il frutto immanchevole del sacrificio, accettato e compiuto per amore di Dio – la celeste ricompensa che Dio dà alla pratica costante della virtù del nostro stato e specialmente dell’umiltà, della carità, del confidente abbandono alla Divina Provvidenza» (dicembre 1937).

La pace va espressa con il nostro modo d’essere; i nostri gesti devono essere lo specchio dei pensieri, delle emozioni che ne sono prodotte. La pace va insegnata ogni giorno, ogni ora dell’anno, attraverso un atteggiamento volto all’amore, all’ascolto verso se stessi e verso gli altri. Va seminata riconsiderando il nostro tenore di vita, il vuoto consumismo, l’inutilità della maggior parte delle cose che crediamo di possedere. Ed essa germoglierà ogni volta che verranno riconosciuti i diritti anche di un solo uomo. Come dire che la pace deve essere costruita ogni giorno, con i piccoli gesti quotidiani, porgendo aiuto a chi ci è accanto e necessita del nostro sostegno. Come possiamo – spesso si chiedeva la Madre – pensare di comprendere chi ci è tanto lontano, se siamo incapaci di stendere la mano ai nostri compagni di viaggio?

Scrivendo il 30/5/1900 alle consorelle, diceva: «Ho bisogno proprio di pregare tanto per me e per la casa. Però spero che, con l’aiuto del Signore, l’ordine, la pace e la carità si stabiliranno perfettamente nella nostra Casa, e vi regneranno malgrado tutti gli sforzi del demonio per distruggerli. Procurerò di essere più forte, e pregherò tanto lo Spirito che mi riempia dei suoi sette doni tanto, tanto necessari per tenere questo posto, a cui mi sento ogni giorno più inetta».

1.2 La serenità interiore Per madre Michel la serenità interiore nasce da una progressiva liberazione: il cercatore deve passare attraverso un processo di purificazione che l’ha liberato, a poco a poco, dalle attrattive e dalle ripulse originate da una visione errata della realtà. Tra i suoi insegnamenti c’è l’esortazione a coloro che vogliono “raggiungere il riposo della contemplazione” di “allenarsi prima nello stadio della vita attiva”, per poter poi, “liberati dalle scorie dei peccati […] esibire quel cuore puro che, unico, permette di vedere Dio”.

Non ho dubbi che la Madre fosse fermamente convinta che non può esserci serenità interiore se non si è in pace con Dio, una condizione, questa, da conquistare giorno per giorno con la preghiera, con il sacrificio personale, con la disponibilità verso gli altri. Perciò, tra la serenità e la pace vi è un legame inscindibile di reciprocità e d’interdipendenza che permette di leggere anche i percorsi più difficili dell’esistenza come momenti di purificazione finalizzati ad una più profonda scoperta della presenza di Dio nella storia universale e individuale.

La Beata piemontese seppe seminare la pace nei cuori grazie alle lunghe ore di preghiera e alle diverse opere caritative, prima fra tutte la fondazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza. L’Opera ben presto cominciò ad avere case in diversi luoghi del Piemonte, per poi svilupparsi anche nel Veneto, nella Lombardia, nella Liguria, nelle Puglie e nella Lucania. Dal 13 giugno 1900 l’Istituto si estese in Brasile e dal 1927, dietro sollecitazione del Beato don Luigi Orione, fondò case anche in Argentina. Per lei, la serenità interiore, al di là di qualunque accorgimento o tecnica, deriva da un unico fattore: l’atteggiamento nei confronti di Dio. L’uomo che si oppone al dono di Dio, al suo amore, non avrà mai la serenità del cuore. Al contrario, chi cerca Dio, si sforza di portare altri a Lui, di testimoniarLo con la vita e con la parola, è aperto al dono della serenità e della pace.

Un pensiero di Teofane il Recluso mette in evidenza che la salute fisica e quella psichica sono in stretta connessione con la Preghiera del Cuore: “Non dimenticarti che la salute non dipende solo dal cibo, ma anche e soprattutto dalla serenità interiore. La vita in Dio, al riparo dall’agitazione dell’uomo, porta pace al cuore e, di conseguenza, mantiene anche il corpo in buona salute. Le nostre attività non sono le cose più importanti nella vita, l’essenziale è avere il cuore rivolto verso Dio e in sintonia con Lui[1].

Lo stesso concetto lo espresse la Madre scrivendo da Alessandria ad una “figlia” il 24 luglio 1915, in piena guerra mondiale, donde l’evocazione del Calvario: «Ho ricevuto la tua letterina, e ti ringrazio d’avermi dato tue nuove che sempre mi fanno piacere e desidero. Godo di sentire che sono relativamente buone, perché se fossero troppo buone umanamente parlando cioè non accompagnate da qualche tribolazione o croce, ne avrei paura. Vedo dunque che queste ci sono, ma sono appunto sopportabili, quando si ama davvero Gesù e si ha la pace nel cuore. Sappiamo dunque abbracciare la croce con amore sempre e anche con gioia se fosse possibile per assomigliare di più al nostro Sposo Gesù Crocefisso, ed Egli saprà ben consolare, anche su questa terra, le anime che sanno tenergli compagnia fino al Calvario». La conditio sine qua non per avere e mantenere la serenità interiore è l’abituale determinazione a dire sì a Dio in ogni circostanza, e a volersi allontanare da quanto ci aliena da Dio. La ricerca e la custodia della serenità interiore rappresentano per M. Michel il traguardo per le nostre vite affannose, alla ricerca di senso. Il solo cammino che ha un senso è quello che si compie passo dopo passo, alla sequela di Cristo.

Il 28/12/1899 M. Michel scriveva: «Gesù Sacramentato solo può ridonare la pace, l’amore, la felicità all­a società presente! Egli deve regnare da assoluto padrone nel nuovo secolo che incomincia, e che spero farà di tutti un solo ovile ed un solo Pastore…». Questo pensiero alto e profondo può ben essere la sintesi di una vita spesa alla ricerca della contemplazione e del dialogo con Lui, nella preghiera e nella lettura della Sacra Scrittura, ma anche nell’azione a servizio della comunità e del prossimo.

1.3 A difesa dei valori cristianiMa la vita della Madre sta anche a testimoniare un impegno contro chi vuole eliminare dal mondo l’immagine di Dio perché pienezza della gioia dell’uomo. Però la sua testimonianza va letta anche come sfida per i credenti, affinché siano sempre più consapevoli che la gioia sarà conquistata sì nell’eternità, ma che già su questa terra è possibile viverla in anticipo restando uniti al Signore. Ci può aiutare a scoprire la sua determinazione, la sua capacità, a volte eroica di battersi in nome delle cause giuste, ispirate dal buon Dio, un suo scritto (1° Aprile 1921) inviato da Queluz ad una suora: «Ma chi può andare contro la volontà di Dio? … E perché noi ci ostiniamo di voler vedere solo le creature in quello che ci succede, mentre esse non sono che dei miserabili strumenti di cui Egli si serve, ma che guida e conduce come vuole e come giudica meglio per noi? … Vedi quanti meriti ti potresti fare, e che buon esempio daresti sopportando in pace il carattere della tua compagna! Ma vuoi che Gesù vedendo la tua carità, gli sforzi che fai per vincere te stessa, non ti aiuti e ti consoli d’una maniera ineffabile e al di sopra di quanto puoi credere? … Abbi fede. Non guardare solo al brutto che non serve che ad amareggiarti inutilmente, solleva un poco il cuore in alto, e troverai la pace».

Illuminante anche quest’altra lettera (Alessandria, 7 giugno1932), dove la Madre non fa nulla per addolcire la situazione, anzi la descrive con realismo, affinché la suora sappia bene come comportarsi con persone poco “cristiane”: «I tempi sono tristi, e Gesù per mezzo del suo Vicario ci fa sentire la necessità di pregare e di espiare per ottenere misericordia e perdono; tu colle nuove figlie hai già cominciato da un pezzo questa crociata, e tutte le sofferenze fisiche e morali che provi ne sono una conseguenza. Non lasciarti quindi abbattere. Benché abbia pochi aiuti spirituali, Gesù stesso ti guiderà e sosterrà nel difficile cammino, ti farà giungere alla desiderata meta… Certamente troverai poche anime generose da seguirti fino alla cima del monte, ma bastano poche anime fedeli e amanti per ottenere miracoli… Dunque coraggio sempre, e avanti in DOMINO».

Il suo anelito, continuamente manifestato e suffragato dalla prassi, aiuta a farci intravedere, per poi tracciarlo, il suo profilo caratteriale e, soprattutto, spirituale, tutto giocato sul possesso e l’uso delle virtù: teologali, cardinali e le cosiddette “minori” o umane. Esemplificando, Madre Michel fu gratificata da Nostro Signore Gesù Cristo da una messe di virtù e di qualità umane. Ella tesaurizzò questo patrimonio gratuito e non a caso fu una Fondatrice. Si lasciò trasformare dalla Grazia in modo tale che non fu più il “vecchio uomo” a vivere e ad agire in lei, bensì Cristo Gesù, fonte di ogni sua consolazione e pace. Di questa parola (e chiudo con una sorta di “chicca”) ella fece un acrostico (come INRI, per intenderci): Purezza, Amore, Confidenza Eroica. Nella lettera collettiva di auguri di Natale 1937 (da Alessandria) usò questo congedo: «Sì, sforzatevi di essere pure nei giudizi, negli affetti, nelle intenzioni e – conformi alla divina promessa – sarete tra i beati che “vedranno Dio”, ossia che sanno scorgere la sua Mano e volontà amorosa in tutti gli avvenimenti, lieti e tristi, della vita terrena».

Conclusione – Non c’è gioia vera e duratura senza Dio. Chi cerca Dio trova sempre la serenità; non sempre, però, chi cerca la serenità trova Dio.

 

Sua Ecc. Mons. Vincenzo Bertolone

Arcivescovo di Catanzaro

[1] Cartone di Valamo, L’arte della preghiera, Gribaudi, Torino 1980, 237.

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