Annegare il male nella sovrabbondanza del bene

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DEVOZIONE E IMITAZIONE DEI SANTI

IN MADRE TERESA GRILLO MICHEL

 

Concittadini dei santi

 I Santi sono molto presenti nella vita di Madre Michel. Nel suo animo è vivo l’anelito crescente alla santità. Per lei, diventare santi, in definitiva significa realizzare pienamente quello che già siamo in quanto elevati, in Cristo Gesù, alla dignità di figli adottivi di Dio (cfr Ef 1,5; Rm 8, 14-17)[1].

Inseguendo i Santi e indagando sulla santità nell’esperienza spirituale della Beata Michel come donna, religiosa e fondatrice, non si fa archeologismo storico-spirituale, bensì veniamo immessi in un tema quanto mai attuale, baluardo e contrasto verso gli attacchi venuti alla chiesa da grosse problematiche, non ultime quelle riguardanti la pedofilia. Come ha osservato Benedetto XVI: “È stato quasi come se un cratere di un vulcano avesse improvvisamente eruttato una grossa nube di sporcizia che insudiciava e rabbuiava tutto… Vedere il sacerdozio improvvisamente insudiciato in questo modo, e con ciò la stessa Chiesa Cattolica, nel più profondo, è stato veramente difficile da sopportare”[2] .

Al contrario, il forte contrasto del volto pulito, splendente e glorioso della Chiesa, che è il volto della santità, ci affascina e attrae. San José Maria Escrivà insegnava che: “compito del cristiano è annegare il male nella sovrabbondanza del bene”.  Riscoprire la familiarità che la Beata aveva con i suoi amici del Cielo, corrisponde anche al pressante bisogno che abbiamo noi, al termine di questi primi dieci anni del terzo Millennio cristiano, di contemplare il volto bello della Chiesa.

La “prospettiva” della santità e della devozione dei santi nella storia di Teresa Grillo Michel ci mantiene, così, nell’attualità. Il Card. Godfried Danneels, quand’era Arcivescovo di Malines – Bruxelles, al giornalista che gli snocciolava una lista di problemi che la Chiesa deve affrontare, e il   cui elenco era mutuato da quello presentato dal Cardinale Martini alla Seconda Assemblea del Sinodo per l’Europa del 1999, rispose che quei problemi erano naturalmente “importantissimi”, ma, aggiunse: “C’è un problema che mi sta a cuore e vorrei fosse approfondito: la santità nella Chiesa”. E concluse così: “E’ per me il problema di fondo, gli altri vengono dopo” [3].

La santità stava veramente a cuore a Madre Michel e la devozione ai santi ne ha segnato tutto il cammino di fede. A lei si applicano a pennello le considerazioni di Santa Edith Stein, che ha scritto: “Ci fa bene pensare che abbiamo la cittadinanza del paradiso e che i santi in cielo sono nostri concittadini e coinquilini. Questo ci fa sopportare più facilmente le cose quae sunt super terram” [4].

 I suoi santi

Una splendida citazione del Vescovo ausiliare emerito di Lisieux, Mons. Guy Gaucher, carmelitano e grande studioso di santi, rifacentesi a Bernanos, dice: “Dimmi i santi che ami e ti dirò la santità che desideri”… Questo si applica benissimo alla nostra Beata.

La vita dei santi noti e meno noti ha sempre accompagnato l’interesse della Fondatrice delle Piccole Suore della Divina Provvidenza. Fin da quando il cugino Canonico Prelli, per aiutarla ad uscire dalla forte crisi causatale dal dolore per l’improvvisa perdita del marito, le imprestò la biografia del fondatore del Cottolengo, che in quel momento ancora non era né santo né beato, ma già Venerabile (beatificato nel 1917 e canonizzato 19 marzo 1934). Fu proprio la biografia di un futuro santo a “cambiarle” la vita, perché da quella molla partì tutto il resto. 

Particolarmente interessante, a questo proposito, è l’osservazione fatta dal Cardinale Saraiva Martins, nella sua omelia della festa della beata del 23 gennaio u.s., (che leggiamo in questo stesso numero della rivista) perché ha messo in luce il ruolo dei santi nella sua spiritualità, notandone la forte connotazione francescana e le sue venature cottolenghine e vincenziane. Il riscontro viene prima di tutto dalla sua biografia: si fece terziaria francescana, frequentando i Padri Cappuccini del Santuario consacrato al Sacro Cuore, padre Roggero, padre Angelico e Fra Leone. Utili insegnamenti aveva tratto dalle Conferenze di san Vincenzo de Paoli, vero vivaio di apostolato laicale, incisivo nella società alessandrina. Sarà proprio dai Confratelli delle Conferenze di san Vincenzo che verrà l’occasione iniziale, l’accoglienza in casa sua di quei tre bambini soli, perché il padre vedovo era stato appena arrestato. Maturava così la spinta venutale dall’esempio del Cottolengo, che rappresentava la scelta iniziale di un ideale cui rapportare azioni e intendimenti, come essa stessa affermava. Francesco, Vincenzo de Paoli, il Cottolengo: una trilogia altamente eloquente di quella “caritas Christi” che la sospingeva.

Amore ai Santi: sorgente di grazia

Tutta la gioiosa risonanza interiore dell’esperienza della carità che andava crescendo in Donna Teresa, la troviamo declinarsi nella sua vita di preghiera e nelle devozioni trasmesse alle sue Figlie. Nel Regolamento del 2 novembre 1898 esplicitamente descrive dopo la devozione a Maria SS.ma, quella ai Santi protettori:” Siate devote a san Giuseppe sposo di Maria, patrono di tutti, in modo speciale delle anime interiori, e così pure di tutti i Santi che l’obbedienza dei nostri Superiori vi dicono di pregare, dell’Angelo Custode, del Santo di cui portate il nome, dei Santi protettori della casa, della diocesi e della parrocchia” [5].

Si tratta di una vera e propria gerarchia celeste che dice tutto il suo ordine mentale e la sua vivacità interiore, ma anche il senso concreto di una donna che ha conosciuto il mondo, che sa sempre a chi rivolgersi. Nella stessa opera, più avanti invitando ad una tenera e pratica devozione ai Santi Protettori, dopo l’elenco dei digiuni delle vigilie, nelle feste primarie o secondarie dei Santi, anche a seconda del loro grado liturgico, allora in uso, mette in primo piano con la Madonna e san Giuseppe, san Michele Arcangelo, san Francesco d’Assisi, sant’Antonio da Padova, san Giovanni Battista, san Vincenzo de’ Paoli, san Gaetano, sant’Anna, santa Teresa, santa Giovanna Francesca di Chantal, sant’Orsola, la Beata Margherita Maria Alacoque e il venerabile Giuseppe Cottolengo. Ai quali aggiunge le semi festività per i santi Angeli custodi, san Benedetto, sant’Agostino, san Francecso di Sales, sant’Ignazio, santa Caterina da Siena, san Domenico, san Luigi Gonzaga, santa Brigida. L’invito è a pregarli ed imitarne le virtù, ricordando che in mezzo ai tanti peccati degli uomini, i Santi hanno santificato la terra con i loro sangue e il loro amore. Per invitare a continuare la loro opera, fa sua un’abitudine un tempo diffusa, specie negli Ordini monastici ed Istituti di Vita Religiosa, ad eleggere: “ogni mese un santo o una santa patrona, e fino dal primo giorno raccomandatevi a lui in modo particolare, e non lasciate passare la giornata senza invocarlo con una breve e fervorosa preghiera.”[6]

Sarebbe bello e spiritualmente proficuo imparare dalla Michel questa virtuosa abitudine; essa porterebbe un po’ di vivace fantasia per la grande varietà di scelta oggi possibile, visto l’incrementarsi notevole di quanti sono scritti nel grande libro dei santi. Sarebbe anche un modo per conoscerne di più e conoscerli meglio. Per lei, amare i santi è una “grande sorgente di grazia e di spirituale profitto dell’anima, un mezzo efficace per praticare una viva fede”[7]. Da qui nasce la raccomandazione a parlare “spesso della virtù dei Santi, e a farne oggetto nelle vostre conversazioni”. Quanta saggezza e, vorrei dire, quasi una scienza pastorale, in queste esortazioni! Accantonare i santi, ignorarli, dimenticarli o addirittura snobbarli, come è avvenuto di fatto, persino una moda, in certi anni nella Chiesa, non ha portato un gran bene, al contrario ha chiuso un po’ il Cielo. Impariamo anche questo dalla Signora Madre che aveva ben capito che i santi sono coloro “mediante i quali il Signore, lungo la storia, ha aperto davanti a noi il Vangelo e ne ha sfogliato le pagine”[8].

Colpisce sempre, a questo proposito, l’accorata e profetica considerazione del venerabile Giovanni Paolo II:” I santi non invecchiano praticamente mai, essi non cadono mai in ‘prescrizione’. Essi restano continuamente i testimoni della giovinezza della Chiesa. Essi non diventano mai personaggi del passato, uomini e donne di “ieri”. Al contrario: essi sono sempre gli uomini e le donne di “domani”, gli uomini dell’avvenire evangelico dell’uomo e della Chiesa, i testimoni del “mondo futuro”[9].

        Con Madre Michel e la sua corona di santi allora siamo non solo pienamente inseriti nell’oggi, ma addirittura proiettati nel domani, in prospettiva del Cielo, dell’Eternità. Scusate se è poco.

Mons. Claudio Iovine

[1] Cfr. Benedetto XVI, Angelus 1-11-2005

[2] Benedetto XVI, Luce del mondo, LEV, 2010, pp.44,45

[3]  F. Strazzari E’ tempo di purificazione: Intervista al Card. Godfried Danneels, in “Regno-attualità”, 47 (2002) 383.

[4] E. Stein, La mistica della Croce, Città Nuova, Roma 1985, p.92

[5] Madre Teresa Grillo Michel, Regolamento per le Figlie di Gesù Sacramentato e di Maria Immacolata, 2 novembre 1898, pag.16

[6] Ut supra, pag. 19,20

[7] Ibidem

[8] Benedetto XVI, GMG di Colonia, 20 agosto 2005

[9] Giovanni paolo II, Omelia, Lisieux, 2.06.1980)

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