“Presenza attenta e costante”

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“SOLLECITUDINE MATERNA”

 

I Santi sono i testimoni concreti e credibili della Parola come realtà viva e sempre attuale da cui trarre esempi e stimoli per il nostro comportamento. Un modo per crescere come cristiani nell’interiorità e nell’amore per Dio: imparare dai modelli e Madre Teresa Grillo Michel è stata un valido modello nell’indicare la strada verso Cristo. Leggendo la sua vita e soprattutto le sue lettere, si nota subito che il filo conduttore dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti e dei suoi comportamenti è la grande fede in Dio e la sollecitudine verso il prossimo.

È la fede nell’amore gratuito che Dio ha per ogni sua creatura, in quel Dio sollecito che ha “osservato la miseria del suo popolo in Egitto, che ha udito il suo grido di dolore e lo ha liberato dalla schiavitù”; è l’aver capito che è la miseria dell’uomo che Dio non tollera e vuole liberarlo dall’oppressione perché lo ama con la passione di uno sposo e la tenerezza di una madre, che ha stimolato la beata Madre Teresa Grillo Michel a farsi suo strumento verso gli ultimi.

È lo stesso amore e la stessa sollecitudine che hanno portato Maria, appena ricevuto l’annuncio dell’Angelo, a recarsi dalla cugina Elisabetta per esserle vicina ed aiutarla nel momento importante della nascita del figlio. E’ la sollecitudine di Cristo, agonizzante sulla Croce, verso Maria sua madre che dice a Giovanni: “Ecco tua madre” e rivolto a Maria: “ecco tuo figlio”. In un ultimo slancio di sollecitudine e di amore, indica a sua Madre un uomo su cui fare affidamento come un figlio ed in Giovanni tutti siamo diventati figli suoi. Ecco le fonti ed i modelli dell’amore e della sollecitudine che la Beata Madre Teresa ha donato, senza risparmiarsi, alle sue Figlie e Sorelle di Comunità e a chiunque si rivolgeva a lei.

L’amore e la sollecitudine che Madre Michel dona al suo prossimo non sono dettati dalla pietà, dalla compassione o dalla convenienza; non sono reazioni puramente spirituali o semplici slanci emotivi: sono l’espressione profonda del suo farsi carico delle esigenze altrui per capirle senza giudicarle ed insieme cercare, con la Grazia di Dio, di affrontarle al meglio o quanto meno di dare loro un senso alla luce dell’amore di Dio.

Così Madre Michel scriveva ad una religiosa: “Coraggio, dunque, … e avanti sempre! Il sacrificio è la vera, sicura garanzia dell’amore…Preghiamo intanto a vicenda per sostenerci nelle lotte e nelle prove e preghiamo per tutti coloro che, forse incoscientemente, ce le procurano.” (Alla scuola di Madre Teresa Grillo Michel – Pensieri e lettere. pag. 254).

L’amore di sollecitudine è un modo tutto femminile di essere vicini agli altri senza sostituirsi a loro, è una componente dell’amore materno.

Maternità vuol dire sollecitudine per la vita del figlio, amore che si prende cura, che fa crescere perché trasmette fiducia, perché crede nella capacità di crescita e cambiamento dell’altro.

La sollecitudine richiede una presenza attenta e costante, non è invadente ma non si arresta di fronte alle resistenze dell’altro, va oltre l’apparenza perché crede nella persona oltre l’immediato, perché riesce a vedere la persona in trasparenza, a vederla come sarebbe o potrebbe essere se solo credesse di più in Dio e in se stessa o non si lasciasse dominare da bisogni o desideri improduttivi.

“Il Signore voleva una così bella opera da te,… e tu vuoi essere sorda alla sua voce ed ascoltare quella dell’amor proprio che ti spinge ad andare contro la volontà di Dio? …Io continuo a pregare per te nella speranza che la Vergine Immacolata ti faccia parte dei tesori della Sua sapienza ed umiltà, per i quali appunto è stata innalzata sopra ogni creatura…Pregala anche tu, ma domandale quello soltanto che può essere per il vero bene dell’anima tua e può assicurarti una gloria immensa e senza fine”. (Ibid. pag. 269-270).

Da questa lettera si capisce come la Madre amava le sue figlie: le vedeva alla luce della carità divina, quindi nella loro amabilità oggettiva. In concreto significa che una persona è amabile in quanto creata e chiamata da Dio indipendentemente dal suo comportamento. Per questo, come si legge nella lettera, rifiutava gli atteggiamenti egoistici o difensivi per esigere, fino a sembrare dura, che la persona realizzasse la vocazione che lei, Madre, continuava a vedere in lei. La sua insistenza o la sua apparente durezza non era perché la sorella si riabilitasse o riconquistasse la sua fiducia, ma perché fosse fedele alla vocazione che aveva in sé e che lei, Madre, continuava a vedere al di là del comportamento.

Quale insegnamento per noi! Quanto dobbiamo educarci alla benevolenza! Quanto facilmente oggi passiamo dalla condanna del comportamento al rifiuto della persona! Questo atteggiamento spesso lo usiamo anche verso di noi: ci perdiamo d’animo o ci sentiamo schiacciati dalle nostre incapacità e miserie. È necessario imparare ad amarci bene; il primo comandamento non dice forse di amare il prossimo come noi stessi?

Volerci bene di un amore di sollecitudine vuol dire far sì che la consapevolezza del proprio limite diventi stimolo e occasione di impegno: accettare il limite non è subirlo, ma indurci a camminare. Questo atteggiamento interiore può diventare un potente fattore di testimonianza silenziosa. Oggi la gente non ha bisogno di persone perfette, ma di cristiani aperti ad una continua revisione personale e con una grande fede in Dio.

Accettare i propri limiti significa anche riconoscere la nostra dipendenza da Dio. In questo la Beata Teresa Michel ci è guida e maestra: si è sempre sentita fragile, limitata, a volte indegna, ma non ha mai smesso di camminare, di impegnarsi ad aumentare in sé stessa una verità mai posseduta interamente. Il suo riconoscersi limitata ma perfettibile la rendeva tollerante e insieme sollecita verso i fratelli e verso se stessa.

La società di oggi, dominata dall’individualismo, dall’edonismo e dall’egoismo ci fa credere che siamo quello che abbiamo, quello che facciamo o che la gente pensa di noi. L’amore di sollecitudine, anziché un dono verso gli altri, è spesso inteso come intrusione, invadenza e prevale il pessimismo o l’impotenza. Si è tentati di pensare che non abbiamo nulla o ben poco da offrire agli altri. La loro povertà, la loro disperazione ci provoca e ci spaventa ed allora pensiamo sia meglio non coinvolgerci perché incapaci di cambiare qualcosa.

L’esempio di Madre Michel ci dice che senza sollecitudine per gli altri è difficile se non impossibile che la nostra vita porti frutto. Col suo esempio ella ci dice che amare Dio è credere al suo amore per noi e amarci gli uni gli altri con lo stesso amore con cui Lui ci ama. Se non ci curiamo l’uno dell’altro, dimentichiamo chi siamo veramente: figli di Dio e fratelli e sorelle gli uni degli altri.

Che la beata Teresa Grillo Michel dal cielo ci doni il coraggio di lasciar esprimere il nostro bisogno di sollecitudine, così da formare una comunione di persone che sanno testimoniare l’amore vero ed essere quel popolo fecondo di Dio che, pur nella individuale debolezza e povertà, può portare molto frutto in modi che vanno ben al di là dei nostri sogni e delle nostre attese, come è stato e continua ad avvenire per la Beata Teresa Michel. Facciamo nostro quanto la Madre Michel scrive: “La chiamata comporta la risposta, ma nel momento in cui ci si impegna il Signore risponde…. Oh, di quante grazie mi ha colmata, questo caro Signore! Quanta forza nella mia estrema debolezza e come fa Lui, tutto per me, e provvede a tutti i miei bisogni!” (Ibid. pag. 150).

 

Maria Carla Visconti

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