Vocazione ed esemplarità

Scheduled Eventi Notizie Notizie Congregazione Notizie Laici Pastorale Vocazionale

 

Vocazione ed esemplarità

di S. Francesco

come imitazione di Cristo

 

 La descrizione della vocazione di S. Francesco d’Assisi  vuole essere un esempio stimolante di come ognuno deve dare una risposta d’amore con la massima libertà, e nella radicalità della propria adesione alla volontà di Dio. La sua testimonianza, infatti, attraverso i secoli, ha esercitato tanto fascino e riscosso tanto seguito, anche fra i laici, fino ai nostri giorni.

Partendo dalle origini della sua chiamata a ricostruire la chiesa, la sua figura si pone come punto di svolta della spiritualità medievale, segno dei profondi cambiamenti della società, dell’economia, della politica, della storia della Chiesa. Francesco seppe parlare alle nuove classi emergenti della borghesia mercantile, delle corporazioni, dei giovani assetati di nuova autenticità evangelica.

La sua non è più la solitaria spiritualità monacale, che risuona nel silenzio della vita claustrale, ma è rivolta al popolo spesso illetterato, al quale si rivolge non più nel latino dei teologi e dei maestri ma nel volgare del “dolce stil novo”, nella finezza della letteratura cortese. Si può dire che con lui il cristianesimo assume un carattere più concreto, più umano, attinto dall’umanità di Cristo che sta al centro della sua spiritualità

 

Francesco nacque nel 1182 e fu battezzato con il nome di Giovanni, ma il padre, un agiato mercante di stoffe, Pietro Bernardone, volle chiamarlo Francesco per evocare la nazionalità “francese” della moglie. Da ragazzo studiò un po’ di latino e di francese e, ultimati gli studi, aiutò il padre nel commercio, attività per la quale dimostrava una grande attitudine, conducendo una vita spensierata. Nel 1202, quando Assisi scese in guerra contro Perugia, Francesco dovette abbracciare le armi; durante il conflitto venne fatto prigioniero dai perugini. L’anno seguente fu liberato, ma qualche tempo dopo cercò di raggiungere Gualtiero di Brienne, che in Puglia combatteva per conto del papa Innocenzo III. A Spoleto si ammalò e decise di abbandonare l’impresa.

1. L’incontro con Madonna Povertà

È l’estate del 1205. La conversione di Francesco sta prendendo corpo, caratterizzata da due grandi eventi.

Nel primo: Francesco è a Roma nel 1206. Qui, forse incoraggiato dal suo anonimato, gettò i suoi denari nella cesta delle elemosine e scambiò i suoi abiti con quelli di un mendicante per poi mettersi anch’Egli a mendicare di fronte alla Basica di San Pietro per vivere concretamente l’esperienza della povertà.

Nel secondo Francesco è nella piana di fronte ad Assisi. Qui incontra un lebbroso. Frenando la naturale ripugnanza e vincendo lo spirito di conservazione che lo avrebbe portato a fuggire, gli si avvicinò e lo baciò con il bacio dell’Amore per poi continuare nel suo cammino. Tale episodio lasciò una traccia indelebile in Francesco, come egli stesso ricorda nel suo Testamento:

“Il signore Iddio in questo modo dette a me, Frate Francesco, di incominciare a far penitenza. Essendo in peccati, a me pareva troppo amaro vedere i lebbrosi, e Iddio Signore mi condusse tra quelli e fui loro misericordioso.
E partendomi da loro, quello che prima mi parve amaro si convertì in dolcezza di animo e corpo”
(Da Vita di San Francesco di Assisi – Lo Sposo di Madonna Povertà)   

2. La conversione

Gli amici, non capendo cosa stava succedendo al loro compagno di brigata, pian piano lo isolarono. Il padre, capendo che le sue attese sul suo primogenito stavano scemando, era disperato. Probabilmente anche la madre non capiva cosa succedeva a Francesco, ma, da madre, lo confortava. Così Francesco scelse il silenzio e la meditazione tra le campagne di Assisi, forse in quelle grotte od anfratti dei dintorni. Non disdegnava altresì di fare tappa nella Chiesetta di San Damiano, dove il crocefisso della cappellina si animò dicendogli per tre volte: “Va, o Francesco. Ripara la mia casa che cade in rovina”.

Francesco tornò alla bottega, caricò di stoffe un cavallo ed andò a venderle a Foligno e, dato che gli sembrò di avere ricavato troppo poco, vendette anche il cavallo!

Con i denari ricavati andò dal sacerdote di San Damiano.

Immaginate la scena: Francesco vuole donare quei denari al prete che conoscendolo, o meglio conoscendo il padre Pietro Bernardone, non li accetta. Francesco insiste e finisce con il gettare quei denari dentro la chiesa, quando arriva l’irato Pietro di Bernardone, probabilmente avvertito su quello che stava avvenendo a San Damiano.

Francesco voleva rompere con il mondo terreno per arrivare ad una vita e ad una spiritualità in cui si rispecchiano le parole:Chi ama il padre e la madre più di Me, non è degno di Me”. (Da “Vita di San Francesco” citata)

 Il comportamento di Francesco era sempre più strano fino a che un giorno si mise a camminare per le strade di Assisi vestito di stracci. In questo stato lo trovò, o forse è più giusto dire, lo raccolse, il padre Pietro Bernardone. Convinto di avere un figlio malato (di pazzia) lo riportò a casa e lo rinchiuse in quella che oggi è ricordata come la cella di San Francesco. Come al solito Pietro Bernardone andò per il mondo a commerciare lasciando Francesco in custodia alla madre … che lo lasciò libero!

Ritornato dai suoi viaggi scoprì che Francesco era libero e lo ricercò per diseredarlo. Pensando da laico Pietro si rivolse ai Consoli di Assisi, ma Francesco, che questa volta non ebbe il timore di affrontarlo, rinunciò a tutti i beni paterni.  

  1. La grande rinuncia

Ecco come si potrebbe rendere plastica e viva la scena della svolta della vita di Francesco e la sua adesione a Madonna Povertà. Siamo nella Piazza davanti al vescovado di Assisi, il 12 aprile 1207: di fronte Pietro Bernardone e Francesco … in mezzo il Vescovo Guido.

Vescovo Guido

“Tu Messer Pietro non puoi impedire a tuo figlio di seguire la via che Dio Gli ha segnata … e Tu Francesco se vuoi veramente seguire il Signore sulla strada della Perfezione rinuncia ad ogni cosa”.

Francesco

“Udite Tutti. Finora ho chiamato padre Pietro Bernardone, ma poichè da oggi intendo servire solo il Signore, rinuncio a tutto quello che potrebbe toccarmi da lui in eredità e gli rendo le vesti che ho indosso. D’ora in poi potrò così invocare liberamente il Signore Padre Nostro che sei nei Cieli” di animo e corpo”.

(Da “Vita di San Francesco” citata)  

  1. La scelta della missione apostolica

 Da quel giorno del 1207 San Francesco entrava al servizio di Dio, dedicandosi alla riparazione di San Damiano, di San Pietro alla Spina e della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, dove prende ad abitare in forma più stabile. Un benedettino dell’Abbazia del Monte Subasio vi officia saltuariamente la S. Messa. È il 24 Febbraio 1209. Il benedettino legge dal Vangelo di Matteo il capitolo X e per Francesco si apre un mondonuovo: egli comprende (finalmente) cosa deve fare:

 “Non Vi procurate oro ed argento o denaro per le vostre tasche, non una borsa da viaggio, né due tuniche, né calzature e neppure un bastone; poichè l’operaio ha diritto al suo sostentamento”. (Matteo 10,10)

Questo diceva il Vangelo e Francesco lo avrebbe applicato alla lettera.
Le gesta di Francesco   non passarono inosservate e le genti di Assisi cominciarono a cambiare opinione su questo stravagante giovane e così, dopo qualche tempo, gli si affiancarono i primi seguaci: ma non sapeva ancora cosa fare. Affidandosi totalmente a Dio Francesco “interroga” il messale tre volte ed ottiene come risposte:

“Se vuoi essere perfetto vai e vendi tutto quello che possiedi e donalo ai poveri, così avrai un tesoro in cielo”.

“Chi vuol venire dietro di Me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e Mi segua”.

“Non vogliate portare per via cosa alcuna”.

 Queste frasi diventano le linee guida per chi vuole seguirlo e tutti coloro che lo vogliono seguire devono accettarle.

  1. Nasce l’ordine Francescano

La data ufficiale della nascita dell’Ordine dei Frati Minori è il Luglio 1210 quando Francesco ed i compagni sono ricevuti dal papa Innocenzo III che verbalmente approva la Regola. Innocenzo III inizialmente pensa che Francesco ed i suoi undici compagni costituiscano una delle tante compagnie eretiche del periodo e li allontana senza particolari riguardi. Ma poi il Papa, si ricorda del sogno avuto la notte precedente, in cui aveva visto la Basilica Lateranense in rovina, ed un uomo che la sorreggeva con la sua spalla. In quell’uomo Innocenzo III riconosce Francesco e gli approva oralmente la Regola Francescana, che poi altro non è che un puro e semplice estratto dal Vangelo.

Da allora l’Ordine francescano continua costantemente a svilupparsi fino a diventare uno dei più importanti e numerosi ordini religiosi, segno della vitalità del messaggio  di fede cristiana lasciato da S. Francesco.

In effetti, di fronte alla nostra spesso smodata ricerca di ricchezza materiale e di benessere, la capacità di S. Francesco di accogliere con gioia la povertà, la sofferenza e persino la morte per amore di Cristo è di grande attualità.

 

O alto e glorioso Dio,
illumina el core mio.
Dame fede diricta,
speranza certa,
carità perfecta,
humiltà profonda,
senno e cognoscemento
che io servi li toi comandamenti. Amen”

(FF. 276)

 

rfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-sliderfwbs-slide