Essere
non solo fare,
qualcosa di più…
Di fronte alle urgenze della missione della Chiesa, nel cuore di tragedie terribili come i continui conflitti di molte nazioni, le persone consacrate che ci stanno a fare? Basta la loro preghiera, è sufficiente il senso di solidarietà che accomuna persone e popoli?
La domanda non è fuori posto alla luce della parola del Signore: a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà chiesto “molto di più” (Lc 12, 48). La prima comunità cristiana deve avere ben inteso se Paolo, scrivendo ai suoi, esorta, anzi comanda: “Cercate di agire sempre così (comportarsi in modo da piacere a Dio) per “distinguervi ancora di più” (1 Ts 4, 1).
“Di più” (magis” in latino): ecco la regola di vita di vita che orienta e struttura la vita consacrata che, non a caso, si chiama “perfezione”, “carità perfetta”. I santi sono vissuti all’insegna di questa meta da conseguire ogni giorno. Madre Teresa Michel non si dà pace persino negli anni della sua esistenza, quando a lume di buon senso umano avrebbe potuto riposare e tirare i remi in barca.
Il buon senso umano appartiene a quei luoghi comuni che veicolano la mediocrità, un atteggiamento che Dio non gradisce (cf Apocalisse 3, 16).
A giudizio di alcuni osservatori, credenti e non credenti, il cristianesimo a cui si appella tanta parte della gente italiana è vissuto in modo stanco e piatto, al punto che ci si domanda: verrà un futuro? A rispondere in modo evangelico, secondo i testi citati, non servono i proclami di alcuni entusiasti, sedicenti carismatici; l’onere principale è sulle spalle di coloro che “hanno ricevuto molto” in grazia e misericordia. Ad essi compete di vivere con la regola del “di più”, come i santi.