MADRE DI TANTA POVERA GENTE
I PROBLEMI DELL’INFANZIA
“Sola al mondo pur in mezzo a tanti parenti e conoscenti, quale poteva essere il suo avvenire …? Senza figliuoli, quale scopo poteva presentarle la vita …?”
Cosi conclude Mons. Torriani la prima parte della biografia di Teresa Grillo Michel. Dopo la morte del marito, scatta in lei quel fenomeno ben conosciuto dagli psicologi come “desiderio di autodistruzione”. Quando un abisso separa l’ideale dalla realtà, ciò crea una tensione insopportabile da cui solo la morte può liberare. Cristianamente, Teresa esprime questo desiderio con la preghiera: “Madonna Santa fammi morire”.
I Consultori al processo di beatificazione sono concordi nell’esprimere la loro meraviglia per quanto è accaduto in quel periodo. Ecco come si esprime uno di loro:
“Risulta dalle testimonianze e dalla biografia di Mons. Torriani che la Serva di Dio, durante la sua vita matrimoniale, svoltasi sotto il segno della serenità e dell’affetto profondo, ebbe un solo grande cruccio, quello di non esser potuta diventare madre … C’era quindi in lei una carica di affetto materno che non riusciva ad esplicarsi … La Serva di Dio seppe sublimare il suo istinto, fino allora inappagato, di una maternità terrena, orientando tutta la vita per realizzare una eroica maternità spirituale”
Il biografo parla di una luce che illumina la camera da letto e di una voce che le rivela la sua missione: “diventare madre di tanta povera gente”. Che cosa vuol dire? L’interpretazione di Teresa è istintiva: fare da madre a tanti bambini che non hanno i genitori. Un’interpretazione corretta e allargata dal cugino canonico Prelli, che indica l’esempio del Cottolengo, ma è indubbio che i bambini sono il suo primo pensiero e la sua predilezione costante.
I primi “figli” vengono procurati alla Madre dai confratelli della San Vincenzo. Sono bambini poveri da preparare alla Prima Comunione. Tramite loro Teresa – che proveniva dall’aristocrazia – fa conoscenza dell’altra parte della società, quella che ha bisogno di tutto e non osa stendere la mano. Ma la sua missione materna non può limitarsi ad aiuti occasionali … La prima “festa” in casa Michel, dopo la morte del marito di Teresa, è quando i soliti confratelli le portano tre bambini orfani di madre e il cui padre era stato arrestato. Dopo di loro ne vengono altri … piccoli e grandicelli … famiglie intere … Ma i ragazzi disturbano … Gli inquilini protestano, e forse anche i vicini … Siamo nella via principale della città e questo aggirarsi di straccioni è intollerabile.
Teresa deve scegliere. Anzi, poiché ormai ha scelto “l’altra” società e, in seno a quella, si è fatta la sua famiglia, non rimane che trarne le conseguenze. Vende il palazzo e acquista una casupola. Ce ne sono altre accanto. Teresa è felice: è il suo ambiente. Può allargare la sua opera, poiché la famiglia cresce ogni giorno. A poco a poco occupa tutto l’isolato.
I ragazzi di Teresa non hanno certo ricevuto un’educazione modello; ci sono orfani, abbandonati, figli di carcerati. Quel minimo di disciplina pur necessario non sempre è tollerato. Birichinate e marachelle sono all’ordine del giorno. Una volta alcuni ragazzi, evidentemente per paura di una punizione, scappano dai tetti e non tutti ritornano. Due anni dopo Teresa si vede citata a Voghera per un processo contro un giovane. Racconta il Torriani:
Era un certo Natale, uno di quelli scappati dai tetti, due anni prima. Appena la Madre entrò nell’aula l’imputato si diede a singhiozzare e invocare:
– Donna Teresa, la mia mamma, perdono, perdono!
La signora corse ad abbracciarlo; tutta l’assemblea si commosse, ed i giudici trovarono indulgenza.
Ancora una volta i ragazzi mettono in crisi l’impostazione data al “Piccolo Ricovero”. La necessità di trovare una sistemazione per loro è l’occasione per la fondazione della prima filiale dell’Opera micheliana. La compagna di Teresa, Maria Gilet, aveva sentito parlare di un castello in vendita nel Biellese: l’ideale per un ospizio di ragazzi. Viene acquistata invece, a Villa del Bosco, una casupola di tre vani subito ampliata, dove essi vengono poi trasferiti. Per qualche tempo, sui registri della parrocchia, la fondazione è designata come “Orfanotrofio Michel”. Infine il reparto maschile viene sciolto… rimane la nostalgia e la speranza…
A UN SECOLO DI DISTANZA I PROBLEMI DELL’INFANZIA SONO TUTT’ALTRO CHE RISOLTI. L’UNICO DATO CONFORTANTE È CHE, ATTUALMENTE … SE NE PARLA!
Oggi 240 milioni di bambini vivono in aree dilaniate dai conflitti. Povertà, conflitti o discriminazioni contro bambine e ragazze minacciano l’infanzia di oltre la metà dei minori al mondo.
Ma è sufficiente parlarne? Di fronte a situazioni come queste, come avrebbe agito Teresa Michel? Non era nel suo carattere fare discorsi, scrivere articoli sui giornali o partecipare a Marce. Non si presentava neppure all’inaugurazione delle sue Opere! Lei passava direttamente ai fatti concreti, in umiltà e silenzio.