C’era una donna che con molta facilità mormorava, diceva male delle persone e, magari, calunniava, in buona fede.
Era una maldicente un po’ incallita e S. Filippo non trovava mezzo per farla rinsavire: raccomandazioni, minacce, gridate, niente valeva.
La donna non arrivava a comprendere la gravità della sua condotta, perché la malvagità di quello che faceva, poteva essere sì riconosciuta nella mente, ma non passava nella sua sensibilità.
Un giorno S. Filippo, in un lampo di genialità, afferrò come a volo un rimedio che doveva appunto trascrivere nella sensibilità della poveretta la realtà dei peccati, che essa non riconosceva bene.
Dopo averla ascoltata e aver sentito che ancora una volta essa aveva ecceduto in quel suo brutto vizio della maldicenza, le disse:
– Senti linguacciuta: io ti darò ora una penitenza più leggera delle altre volte per incoraggiarti a fare qualche sforzo per emendarti, almeno un poco, ma questa penitenza la devi fare con molta diligenza.
Andata a casa, prenderai una delle tue galline o la comprerai…
– E la porterò a voi P. Filippo?
– Bestiaccia, balorda che sei! A me no! Senti, fammi parlare.
– Prenderai quella gallina, comunque sia, e poi verrai da me: per via però spennerai ben bene la gallina di modo che non deve restare neppure una di quelle piume che sembrano lanuggine: ti raccomando.
Io poi la gallina te la renderò e ne farai l’uso che vorrai, per la penitenza però è necessario che tu la porti a me e veda se hai fatto il servizio bene.
– Farò proprio così P. Filippo!
Così disse con le labbra ma nel suo cuore andava domandandosi: che razza di penitenza è mai questa? Il P. Filippo se non è stato pazzo sinora, l’è diventato ora. Venne il giorno della penitenza e la donna era soddisfatta e mise innanzi la gallina spennata per farla bene osservare al Santo.
Filippo, senza indugiarsi in altro, disse decisamente:
– Va benissimo, ma la penitenza non è ancora completa: e tu farai così; ritornerai su i tuoi passi, rifarai la via di casa tua senza cambiare strada, raccoglierai tutte le penne dalla prima all’ultima, le metterai insieme e me le porterai qui.
– Mamma mia! E come farò, caro Padre, a raccogliere le penne?
– E come farò io, cara figliola, a darti l’assoluzione se tu non raccoglierai le penne? Ricordati che senza l’assoluzione ti resta il peccato e, quando sarai morta, ti resta l’inferno: non c’è via di mezzo.
– Io sono disperata, io sono dannata! come farò?
– A tutto questo ci dovevi pensar prima, maldicente impertinente. Se non puoi raccogliere le penne di una gallinella, come raccoglierai le maldicenze che fanno male a tanta gente, tanto più che le maldicenze che tu dici, le altre persone le portano lontano lontano, dove tu non pensi?
– (singhiozzi della donna)
– Va bene: per questa volta ti darò l’assoluzione, ma spero che avrai ben capito.