Ama il prossimo come Cristo ama

Scheduled Pastorale Vocazionale

L’amore fraterno, in tutte le esigenze, implica una rivoluzione del modo di pensare, essere e agire, dei singoli e della società.

Alla cultura della morte, allo sfruttamento dell’altro, alla ricerca dell’utile, va contrapposta una cultura della vita, dell’uguaglianza, della solidarietà, del servizio, che renda possibile a tutti l’esperienza di essere amati: prima e fondamentale esperienza dell’amore di Dio.

Ama il prossimo come Cristo ama

(Cf. Gv 13,15.34; 15,12-17; 1Gv 3,11-18; 4,20-21)

Si deve amare il prossimo in modo simile a quello con cui Dio, in Cristo, ama l’intera umanità: amore personale e totale, misericordioso, gratuito, univer­sale; che non si limita a dare o fare delle cose por gli altri; ma scopre e promuove la loro dignità, come fece Gesù con l’adultera (Cfr. Gv 8,1-11) o con Zaccheo (Cfr. Lc 19,1-10); Lui li invita a crescere, come nel caso di Matteo (Cfr. Mt 9,9-13), anche se non rispondono, come il giovane ricco (Cfr. Mt 19,16-22). Il suo è amore misericordioso e pieno di compassione, amore che perdona (Cfr. Mc 6,34; Lc 7,11-17; Gv 8,1-11; Lc 7,36-50). Amore gratuito e universale, che prende l’iniziativa, non si “giustifica”, dà il primato ai piccoli, poveri, umili, malati, peccatori, nemici…, senza dominio né esclusione (Cfr. Gv 13,24; Lc 4,17-21). Si tratta, in una parola, di trasmettere, mediante il nostro, l’amore di Dio.

Amore che si fa “servizio” alla crescita altrui, fino a dare la vita perché gli altri raggiungano la loro pienezza nella comunione con Dio e con i fratelli. Alla logica del potere, del trionfo, del risultato…, Cristo contrappone quella della croce e del non-potere; quella dell’amore che si oppone all’odio, della pace che si oppone alla guerra, della vita che si oppone alla morte, quella del perdere per trovare… E ciò che risulta insensato per i pagani è sapienza per i credenti. Dare la vita come Lui, non solo per quelli che amiamo spontaneamente, ma per i nemici, per chi ci perseguita, ci maledice, ci opprime, ci porta alla morte… Ecco la “debolezza” e il “non-potere”, in cui risplende il potere di Dio: impiegare tutte le proprie forze per aiutare gli altri – singoli, gruppi, comunità, popoli – a compiere il loro destino.

Questa forma di carità esige, in modo ancora più pressante, la fede in Dio donataci in Cristo. Perciò non sembra potersi incarnare solo in forza di un sistema socioeconomico, politico e culturale. Tuttavia la gratuità dell’amore, che supera la solidarietà, è indispensabile perché faccia presa e attecchisca la vera solidarietà. Ci sono delle situazioni occasionali e permanenti di paesi, gruppi, individui, così indigenti – oggi non più solo poveri ma “esclusi” (quarto mondo) -, che hanno bisogno di “carità”, cioè, dell’amore gratuito che dà senza nulla chiedere. Soltanto una tale carità può riempire taluni vuoti che la società abbandona senza dar loro soluzione.

È possibile organizzare e strutturare la solidarietà, ma non l’amore. E soltanto l’amore può risolvere situazioni che la solidarietà da sola non risolverà. Ma l’amore non si impone, è libero dono di sé, servizio gratuito. È in tale indirizzo che, oggi, si muovono parecchi gruppi di “volontari”, i quali si dedicano alle persone e gruppi più bisognosi, ai quali lo stato non riesce a dare valida risposta.

 

 

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