Accettare l’amore di Dio è accettare il suo piano su di noi, è dire-continuare-proclamare il “Sì” di Maria nell’Annunciazione e quello di Gesù nell’Orto. Un “Sì” di conformazione, identificazione, comunione col volere d’amore universale del Padre, possibile grazie allo Spirito che ci è stato dato. “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza: poiché noi non sappiamo quello che conviene chiedere; ma lo stesso Spirito l’implora per noi con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26).
Il “Sì” alla volontà di Dio ci conforma a Cristo fino a poter dire con Lui: “Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere l’opera sua” (Gv 4,34), fino a dare la vita perché tale volontà si compia e si realizzi l’opera del Padre di salvezza universale nell’unità. Dire “Sì” all’amore di Dio, al suo piano salvifico, è aprirsi al mistero dell’umanità il cui senso è la comunione con Dio. Il “Sì” a Dio per Cristo nello Spirito ci apre cioè all’amore universale, all’impegno per l’umanità, a dare e spendere la vita perché avvenga la salvezza, già iniziata da Cristo.
Dire “Sì” a Dio è contemplare l’amore: aderire e identificarsi con l’amato e gustare nella gioia l’amore condiviso. Perciò, “chi ci potrà separare dall’amore di Cristo? La tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada […]? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori, grazie a Colui che ci ha amato. Sì, io ne sono sicuro: né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura ci potrà separare dall’amore di Dio in Cristo Gesù Signore nostro” (Rm 8,35-39).