L’uomo che pure è riuscito a compiere meraviglie non è ancora riuscito e non riuscirà mai a impedire di versare lagrime e di annullare le cause. La scienza è un fazzoletto troppo rude per asciugare le lagrime. Il pianto però è anche un privilegio perché il suo è assai spesso il linguaggio dell’amore. Il pianto ha anche il pregio di farci sentire Dio più vicino.
Sentite questa confessione:
“Quando nacqui trovai una coppa, la bevvi e in fondo trovai una perla: la giovinezza.
La giovinezza mi offrì un’altra coppa, la bevvi e in fondo trovai un rubino: l’amore.
L’amore mi offrì una coppa ancora più bella, la bevvi e in fondo trovai un diamante: il dolore.
Anche il dolore mi porse una coppa, timoroso la bevvi fino all’ultima goccia.
O gioia suprema, vi trovai Dio!”
C’è però la gioia della Risurrezione. Anche Gesù ha pianto, ma ha risuscitato Lazzaro e ha risuscitato se stesso. Vorrei concludere così una citazione che non è sacra, ma che è intrisa di profonda umanità: uno scrittore fa rispondere così ad un Re il cui figlio gli chiedeva malinconicamente:
“Che cos’è la vita? Qual è il segreto per viverla bene?”.
Ecco la risposta:
“Quando nascesti tu piangevi e intorno a te tutti sorridevano: fa’ che al tuo morire tutti piangano e solo tu sorrida”.
Il Signore della vita è sempre con noi!