Lo Stemma della Congregazione

Negli anni che concludevano il secondo millennio e ci hanno introdotti  nel terzo, l’Istituto ha vissuto ricorrenze ed eventi molto importanti e ricchi di significato. La celebrazione del centenario dell’istituto e la beatificazione della Madre, hanno suggerito di avviare un processo di rinnovamento, finalizzato alla riscoperta e al consolidamento della nostra identità carismatica.
Tale complesso di avvenimenti ha indotto alla creazione di uno stemma (o logo) che indicasse e riproponesse in modo simbolico, vivo, evocativo, efficace la nostra spiritualità. La rappresentazione quindi si trasforma in uno strumento facile e immediato per richiamare alla nostra mente e al nostro cuore il carisma che lo Spirito ha suscitato nella chiesa tramite l’impegno e l’azione a servizio dei fratelli attuato da Madre Michel. In questo senso si esprimeva la Madre Generale suor Stella Cisterna nella presentazione dello stemma a tutto l’Istituto. 
Per esso è stato conferito incarico all’artista Caterina Ascione, di Torre del Greco (NA), di riprodurre in modo significativo gli elementi essenziali del nostro carisma, evidenziando come dovrebbe configurarsi la nostra presenza nella chiesa.

Lo stemma (o logo) è un modo figurativo di rappresentare la ricchezza di concetti e di realtà vissute, che altrimenti richiederebbero delle esposizioni lunghe e complesse. La sua capacità di raffigurazione simbolica e la portata d’espressione evocativa sostituiscono lunghi discorsi e dimostrazioni. Ogni tratto ha una sua giustificazione e, rimandando ad una realtà più alta e rimarchevole, suggerisce come i vari elementi concettuali e le motivazioni operative vadano colti nella loro capacità comunicativa per i singoli aspetti e nella loro visione d’insieme.

Per questo ogni realtà sociale (ed anche religiosa) vi trovano un aiuto, un sostegno o rinforzo a rendere presente al loro cuore e alla loro mente, in modo intuitivamente facile ed evocativamente efficace, i contenuti essenziali e più espressivi. Il suo linguaggio è d’immediata interpretazione e comprensione, anche se talvolta potrebbe dare adito a qualche difficoltà soggettiva. Diventa importante allora riproporne il significato di fondo e centrale, in modo oggettivo e convergente, perché tutti ne facciano una lettura valida e stimolante.

Sostanzialmente il logo rappresenta la centralità che, nella nostra spiritualità, ha l’Eucaristia. La presenza reale di Cristo, infatti, è fonte e culmine della vita della chiesa e della sua missione e di tutti coloro che si impegnano in modo esplicito e solenne alla sequela di Cristo. L’ostensorio, che riproduce quello che l’Istituto ha donato al Santo Padre in occasione della beatificazione della Madre, domina al centro del campo azzurro. In questo modo esso richiama il dono con cui Cristo si offre all’umanità e, nello stesso tempo, la rimanda ad una prospettiva teologica ed eterna.

L’ulteriore simbolo del pane spezzato evoca la fonte e la destinazione del nostro carisma nella chiesa. Il pane spezzato, con il suo linguaggio biblico, è simbolo del Cristo che si dona e che si trasforma in motivazione alla donazione che l’Istituto deve continuare nel tempo. Le spighe che ancora devono essere macinate e i grani che in parte scendono verso il suolo parlano della modalità secondo cui l’Istituto deve continuare la sua missione nel sacrificio, ma anche come manifestazione della generosità della Divina Provvidenza verso i suoi figli. Infatti consumando il pane e bevendo il vino, carne e sangue del Figlio di Dio, l’uomo si appropria di quell’energia divina che lo tramuterà nell’amore-passione cristiano, fino a renderlo pane nutriente sulla mensa delle creature. Per questo la raffigurazione stimola anche noi a porre la realtà attuale della nostra vita al servizio dei fratelli.

Lo stemma pertanto esprime un programma di vita e costituisce un invito a tradurlo in pratica, avvalorato e rafforzato dalla scritta che circonda e funge da chiave di lettura di tutto il complesso simbolico del logo. Costantemente “CARITAS CHRISTI URGET NOS”  spinge ad una disponibilità totale per essere anche noi “pane” sulla mensa degli ultimi.

  Suor Maria Tamburrano, PSDP

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