Jl bacio suggello estremo, azzardato, folle…

 

 

IL BACIO DELLA MADRE

“In osculo sancto” Negli scritti neo testamentari più volte, specialmente nelle lettere di san Paolo, si parla del bacio con cui si salutavano l’un l’altro i membri delle prime comunità cristiane[1]. Il bacio fraterno, definito anche il bacio santo, è un antico saluto che sopravvive anche nella liturgia, con il bacio liturgico nel rituale della Messa solenne in rito romano. San Pietro invita i suoi a salutarsi in osculo caritatis, con il bacio della carità… Se passiamo dalla Sacra Scrittura ai Padri della Chiesa, sorprende scoprire le interpretazioni allegoriche sui baci, specialmente interpretando i passi del Cantico dei Cantici, di Osea, di altri Profeti, o quello della donna ai piedi di Gesù, ecc. Insomma, a partire dal Cantico dei Cantici (1,2), è andata sviluppandosi l’immagine suggestiva del bacio, producendo anche belle pagine nella letteratura mistica, acquisendo una valenza soprannaturale significativa. San Bernardo, Dottore della Chiesa, utilizza l’immagine del bacio per spiegare l’unione della natura divina e quella umana di Cristo, e poi si diffonde in una casistica rappresentativa dei diversi gradi di vita spirituale[2]. L’esperienza del bacio tra la persona umana e Dio è considerata, nei mistici, segno significativo del matrimonio spirituale. San Giovanni della Croce e santa Teresa d’Avila, entrambi Dottori della Chiesa, chiedono la grazia di essere baciati da Dio. In definitiva si tratta di uno stato di vitale intimità che si è stabilita tra l’anima e Dio.

Questi accenni aiutano a introdurci in questo aspetto della vita dei santi che è precisamente il loro bacio, il bacio dei santi. In particolare, su questo sito, è il bacio di madre Michel che attira la nostra attenzione, come un aspetto non secondario presente nella sua pedagogia materna e soprattutto nel suo tratto di donna, della cui natura femminile quel Dio che è Padre e Madre insieme si è tanto servito mentre ella era ancora in vita. I suoi erano baci fisici, o epistolari, ma potremmo anche sperimentare il suo bacio spirituale, quello della comunione dei santi. Comunque sempre un bacio materno, il bacio della “Signora Madre”. I lettori avranno un po’ di pazienza se compongo questa mia riflessione con uno schioccare di baci diversi, che mi sono comparsi in mente, in una rapida sequenza, quasi un piccolo mosaico in cui inseriamo il bacio della beata Michel dato ai suoi figli, come “madre di tanta povera gente”, che è poi, come vedremo alla fine, il bacio della Provvidenza.

Il bacio di san Francesco d’Assisi – Il biografo Tommaso da Celano descrive l’incontro di Francesco con i lebbrosi che gli allargò la mente e il cuore: “Fra tutti gli orrori della miseria umana, Francesco sentiva ripugnanza istintiva per i lebbrosi. Ma, ecco, un giorno ne incontrò proprio uno, mentre era a cavallo nei pressi di Assisi. Ne provò grande fastidio e ribrezzo; ma per non venir meno alla fedeltà promessa, come trasgredendo un ordine ricevuto, balzò da cavallo e corse a baciarlo. E il lebbroso, che gli aveva steso la mano, come per ricevere qualcosa, ne ebbe contemporaneamente denaro e un bacio. Subito risalì a cavallo, guardò qua e là – la campagna era aperta e libera tutt’intorno da ostacoli – ma non vide più il lebbroso. Pieno di gioia e di ammirazione, poco tempo dopo volle ripetere quel gesto: andò al lebbrosario e, dopo aver dato a ciascun malato del denaro, ne baciò la mano e la bocca”[3].

La lebbra era considerato un male terribile e incurabile: chi ne era colpito veniva messo al bando, era persino costretto ad annunciare la sua presenza con una specie di nacchere perché la gente potesse allontanarsi in tempo. Fu così che Francesco, con quell’esperienza forte fece cadere l’ultima barriera, superando se stesso. Non era più il giovane che cercava sogni di gloria, ma una persona a cui Dio aveva rivelato una strada nuova. Vent’anni dopo, morente, ricorderà l’incontro nel testamento, facendone l’inizio della sua nuova vita. L’esperienza da lui vissuta a contatto con i lebbrosi rivela il cambiamento in corso ed il bacio ne è il suggello estremo, azzardato, folle.

 Il bacio del dottor Gemelli – Così racconta Padre Agostino Gemelli, il grande e un po’ burbero fondatore dell’Università Cattolica di Milano: “Proprio alle soglie della mia conversione, mentre prestavo servizio militare, – ero allora semplice caporale di sanità ma ero medico, – mi venne affidata la direzione di un reparto in cui erano ricoverati gli infettivi. Era un lurido edificio (…) I medici dell’ospedale militare mal volentieri prestavano servizio in quel ripugnante reparto, ove rari erano i malati, ma tali che l’opera del medico era per lo più vana. Io accettai con gioia la proposta del colonnello medico direttore dell’ospedale di dirigere quel reparto e mi dedicai con ogni cura a ripulire l’ambiente e ad assistere i

malati, facendo molte volte quello che gli infermieri, che erano soldati, o non sapevano fare o facevano male per ripugnanza. Un giorno portarono nel reparto un soldato di cavalleria nel quale la tubercolosi aveva fatto opera vasta di devastazione. Egli stesso sapeva che quella camera in cui venne collocato era l’anticamera della morte. Alla visita serale di uno dei giorni seguenti, quel malato – un abruzzese semianalfabeta – mi disse: “Senti, volontario (ero, come si soleva fare, allora, volontario da un anno); io muoio lontano da tutti i miei. Se fosse qui mia mamma mi darebbe un bacio. Me lo vuoi dare tu?”. Confesso che nell’interno dell’anima ho combattuto una battaglia breve, ma dura. Il malato era coperto di piaghe; ad ogni istante rovesciava. Io, che ero all’inizio del processo della mia conversione, mi son detto: “Sei un vile, che cosa farebbe Gesù Cristo che è morto per gli uomini?”. E abbracciai e baciai quel morente, sul cui volto apparve un sorriso, come un raggio di sole: “Grazie – mi disse – ora vai a chiamarmi il Cappellano perché mi porti la Comunione”.

Il bacio di madre Michel – La Madre era andata a Castelletto Villa (Vercelli) per l’inaugurazione dell’Asilo Infantile diretto dalle sue Suore. La Superiora le parlò di quella donna che le aveva indicato la capanna di Villa del Bosco, quella famosa sera in cui madre Michel si era smarrita con suor Maria, informandola che era malata da tempo. Per la Madre quella che era un ex-suora, si doveva considerare come fondatrice con lei della prima filiale dell’Istituto. Per questo aveva chiesto alle Suore di Villa di visitarla e di aiutarla sempre. Si chiamava Paolina Donna (1855-1934), era rimasta ad abitare sola, in una camera e chi veniva da lei scappava a gambe levate perché, a causa di un tumore alla testa, si sprigionava un tale fetore che riempiva tutta la stanza. Madre Michel andò subito a trovarla e si avvicinò al letto senza dare segni di ripugnanza, riempiendo l’ammalata di attenzioni e ripulendo la medicazione, descrive Mons. Torriani nella biografia “non mancò di baciarla sulla piaga della fronte. Signora Madre, disse la poverina commossa, il Signore mi ha mandato questa piaga forse perché non ho accettato il suo invito di entrare nella sua Congregazione. Che vuole, mi trovai così male in quell’altra!…”[4]. Ma la Beata rispose che non doveva pensare così, perché il Signore invece le aveva fatto il dono che fece a santa Rita con la spina in fronte, consolando e salutando la donna per l’ultima volta. Sono scene di carità eroica, con un impatto da scuotere le montagne… eppure a loro, a questi santi veniva così, di getto, talmente erano impregnati di amore.

Un santo dei nostri tempi dice della Madonna, su questo tema, qualcosa che si applica benissimo ad una vera figlia di Maria come la nostra Beata: “Se io fossi lebbroso, mia madre mi abbraccerebbe. Senza paura e senza alcuna esitazione, mi bacerebbe le piaghe. – E allora, la Vergine Santissima? Quando sentiamo di avere la lebbra, di essere piagati, dobbiamo gridare: Madre! E la protezione di nostra Madre è come un bacio sulle ferite che ci ottiene la guarigione.[5]

Madre Michel spesso costellava di baci materni, chiamandoli proprio così, le missive per le sue figlie. La sua era una maternità pure affettiva che si esprimeva anche con questa forma. Una maternità cominciata praticamente così, come documenta il Torriani, nella biografia: i primi figli alla Michel, madre “di tanta povera gente”, furono procurati, praticamente, dalla Conferenza di san Vincenzo che era stata istituita in Alessandria fin dal 1853, per iniziativa del beato Francesco Faà di Bruno. Era successo infatti che una sera due confratelli informarono Donna Teresa circa una famiglia in cui il padre, vedovo, era stato arrestato e tre bambini erano rimasti in balìa dei vicini, non intenzionati a curarsene. Il cuore “materno” della Michel non esitò e chiese di portarglieli subito. Infatti i confratelli nel giro di mezz’ora si presentarono con i tre marmocchi, due maschi e una femmina, che vennero rifocillati con una buona cenetta preparata dal fido Alfonso, lavati e poi messi a dormire. Prima di addormentarli si intrattenne giocando un po’ con loro, proprio come fa una buona madre e recitarono tutti insieme le preghiere, anche per la mamma morta e il papà in prigione. Prima di coricarsi anche lei, a tarda notte contemplava la piccola innocente e piano piano posò un bacio sulla testolina. A questo punto il Torriani commenta sapientemente, chiudendo il capitolo: “Era mamma, finalmente”[6]. Suor Rosanna, l’attuale Superiora Provinciale d’Italia, mi diceva ultimamente mentre parlavamo di queste cose, di ricordare che le Suore anziane, quando citavano l’episodio, raccontavano a loro, più giovani, anche la reazione della bambina che al bacio di Donna Teresa l’avrebbe chiamata: “Mamma”. E, dopo tutte le attenzioni ricevute quella sera speciale, non fa certo stupire. Realtà concrete che rendono materiale e quasi fisico l’Amore di Dio per l’uomo, questo riescono a fare i santi.  Con Mons. Pronzato possiamo anche noi concludere che così la Beata faceva comprendere che l’amore di Dio e la sua provvidenza “non sono poesia… ma grammatica. Voce del verbo fidarsi…”[7].

 Mons. Claudio Jovine


[1] Cfr Rom.16,16; 1 Cor.16,20; 2 Cor.13,12; 1 Ts.5,26; 1 Pt.5,14

[2] In La mistica parola per parola, di Luigi Borriello, M.R.del Genio, Tomas Spidlik, voce bacio

[3] 2 Cel.9; FF 592; cf.LegM.1,5; FF 1034; 3 Comp 1: FF1408

[4] La Beata Madre Teresa Michel, Fondatrice delle Piccole Suore della Divina Provvidenza, Carlo Torriani, Roma 2007, pag. 187

[5] San José Maria Escrivà, Forgia,  Ed Ares, Milano, 190

[6] Vedi cit. in nota 3, pag. 82

[7] Alessandro Pronzato, Pane per la Domenica, Commento ai Vangeli, ciclo A., Gribaudi, Milano, quinta ed. marzo 1996, pag.152

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